di Camillo Maffia
Il testo di Raffaella Di Marzio Nuovi movimenti religiosi: una sfida educativa pone un problema concreto da cui possono scaturire interrogativi anche più ampi in merito alla convivenza religiosa nella istituzione scolastica. L'analisi della esperta di Nuovi movimenti religiosi e docente di religione cattolica si concentra appunto su questo volto dei gruppi religiosi minoritari, un dibattito sempre aperto soprattutto per via della scarsa e cattiva informazione sull'argomento, che l'autrice affronta da un punto di vista originale: poiché tutte le domande che gli studenti si pongono nel merito vengono inevitabilmente rivolte all'insegnante di religione, come si deve porre quest'ultimo? Può sembrare un problema marginale, ma non lo è affatto.
Guardiamo a cosa sta accadendo in Russia, dove i Testimoni di Geova sono stati letteralmente banditi da una legge che sta facendo tremare le minoranze religiose al punto da interrogarsi su chi sarà il prossimo bersaglio, ovvero chi rischierà la galera solo per aver professato il proprio credo: guardiamo cosa succede quando la cultura della diffidenza, del sospetto e quindi della “setta” (che naturalmente è sempre l'altro)prevale sui principi fondamentali della convivenza e del dialogo. E dove s'imparano questi principi?
A scuola, com'è ovvio, ma ecco che si pone un altro problema: l'insegnamento che nelle istituzioni scolastiche è destinato ad accogliere gli interrogativi dei giovani è di tipo confessionale. Si crea allora la necessità, per il docente, di coniugare una doppia esigenza: informare correttamente da un lato in merito alle realtà religiose diverse dalla cattolica e dall'altro alle posizioni della Chiesa su determinate forme di spiritualità.
Ecco quindi che attraverso l'ampia mole di documenti ecclesiastici che la prof. Di Marzio cita ci si trova a scoprire o ripensare qual è l'approccio che il Vaticano adotta nei confronti delle altre confessioni, ovvero com'è cambiata la posizione della Chiesa sul dialogo interreligioso e la libertà di credo dopo il Concilio Vaticano II e in particolar modo dagli anni Ottanta, periodo in cui per la prima volta la Chiesa cattolica si pone il problema dei Nuovi movimenti religiosi, fino ad oggi. Per approfondire, ne abbiamo discusso con l'autrice.
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Proviamo a riassumere: di cosa parla il tuo libro e a chi è rivolto?
Il mio libro è rivolto a una vasta gamma di persone: prima di tutto agli insegnanti di religione cattolica, e in particolare a quelli che lavorano nelle scuole pubbliche di secondo grado. Nel programma che devono svolgere hanno anche una parte relativa alle altre religioni, in cui rientrano quindi i Nuovi movimenti religiosi e potrebbe essere utile per affrontarla; poi è rivolto a tutti coloro che s'interessano del fenomeno a diverso titolo: un catechista, una persona impegnata nella pastorale e nel mondo cattolico, un sacerdote... Insomma, chiunque può essere interessato e, in generale, potrebbe esserlo anche un semplice cittadino che sente parlare di queste nuove religioni diverse da quelle a noi note e magari conosce qualcuno o ha un parente che ne fa o ne vorrebbe far parte. Il pubblico possibile e i lettori possibili sono diversi.
Tu metti in luce un problema importante: la convivenza scolastica sul piano religioso – ma anche le questioni legate alle conversioni, ai proselitismi e all'informazione religiosa – finisce prevalentemente “sulle spalle” del docente di religione. Secondo te come si deve porre l'insegnante di fronte a questi fenomeni, a partire dall'affiliazione e appartenenza a questi gruppi?
Il ruolo e il modo di porsi dell'insegnante di religione cattolica di fronte a questi movimenti, all'interno di una istituzione pubblica come è la scuola italiana è molto delicato, perché è un insegnamento confessionale: non è però catechistico, nel senso che noi certamente non facciamo catechismo nelle nostre classi e non dobbiamo farlo, perché l’insegnamento della religione cattolica è inteso in senso culturale. Quindi, a mio avviso, la prima cosa che dovrebbe fare è aggiornarsi adeguatamente sul fenomeno affinché possa conoscerlo nel modo migliore possibile.
Questo atteggiamento lo acquisisce grazie agli studiosi e ai ricercatori che esaminano i Nuovi movimenti religiosi senza necessariamente dare dei giudizi di valore: questa è una prima conoscenza. Siccome però è tenuto anche e soprattutto a informare gli alunni della posizione del magistero cattolico di fronte a questi movimenti, allora oltre a farlo in maniera obiettiva consente anche ai giovani che frequentano questa disciplina di conoscere il parere della Chiesa cattolica in merito a dottrine e prassi che sono alcune volte effettivamente inconciliabili, ma questo non per valutare la bontà o meno né la pericolosità o non pericolosità di un gruppo: è solo perché a livello culturale il suo lavoro è dare agli alunni una informazione corretta.
Sul piano dell'informazione c'è parecchia confusione a causa dei media, non solo in merito ai Nuovi movimenti religiosi: il ragazzo Testimone di Geova è visto magari come membro di una setta, ma anche l'islamico può essere arbitrariamente associato al terrorismo. Sulla base della tua esperienza, quanto pesa il ruolo della stampa e anche della propaganda politica negli stereotipi che l'istituzione scolastica si trova ad affrontare?
I media giocano un ruolo purtroppo determinante in tutto questo. Mi riferisco a quelli generalisti, che ci capita di ascoltare quando accendiamo la TV negli orari di massimo ascolto, ma anche un TG su una rete qualsiasi in cui vengono date notizie su processi penali a carico di questo o quel gruppo o sul presunto guru: questa è l'unica comunicazione che passa e quella che i ragazzi recepiscono, non più solo dalla televisione, ma anche dai social e dai siti internet dove loro navigano liberamente senza alcun controllo, dai quali assumono informazioni che alcune volte sono ancora più faziose rispetto a quelle dei media generalisti. Quindi l'informazione, per quanto riguarda quello che passa ai giovani, ha preso di fatto il posto dell'istruzione, della conoscenza e della cultura: ma si tratta di un'informazione di bassissimo livello.
Dai documenti ufficiali della Chiesa cattolica emergono delle direttive, a cui tu fai costantemente riferimento nel testo, sul rapporto con le altre confessioni e in particolare i Nuovi movimenti religiosi. Queste “linee-guida” aiutano molto il docente a capire come interpretarequesti fenomeni sulla base del Concilio Vaticano II e in generale sono molto utili a comprendere cosa s'intenda oggi per dialogo interreligioso in una prospettiva cattolica. Ce ne puoi parlare?
Nel mio libro dedico a questo argomento una sezione piuttosto consistente perché ritengo che la posizione cattolica sia poco conosciuta: è talmente articolata e differenziata di fronte al fenomeno dei Nuovi movimenti religiosi – ma in generale di fronte alla galassia New Age, al mondo della magia, al vecchio e nuovo satanismo, all'occultismo, perché la Chiesa è intervenuta attraverso numerosi documenti – che ritengo ci sia confusione o informazione soltanto parziale. Sono veramente moltissimi i documenti che io ho citato partendo dagli anni 1980 fino ad arrivare al 2013: non li ho citati tutti, ovviamente. Parto dal Concilio Vaticano II che è precedente, però di questo fenomeno la Chiesa si occupa e si è occupata già dalla seconda metà degli anni 80.
Il Concilio Vaticano II detta regole generali: la Chiesa difende la libertà religiosa di tutti i gruppi, chiaramente mettendo in guardia dagli eventuali abusi che possono avvenire, che vengono coperti da una credenza religiosa di qualche tipo ma che in realtà tali rimangono. Ed è vero che ci sono gruppi religiosi che si fanno scudo di una fede religiosa in realtà inesistente per compiere azioni criminali. La Chiesa ne tiene conto e lo ha detto già dall'inizio, dal primo documento che risale alla seconda metà degli anni 1980, ma anche in seguito, soprattutto negli anni 1990. E' intervenuta grazie soprattutto alle Conferenze episcopali regionali: quella toscana, quella emiliana, anche alcune conferenze episcopali del Sud Italia, perché i vescovi, a seconda di come il fenomeno si manifestava nella regione, intervenivano su quel singolo caso. Per esempio in Toscana abbiamo una Nota Pastorale che riguarda tutte le forme di magia e di spiritismo. In questi casi la Chiesa ribadisce che queste forme di spiritualità non sono compatibili con la fede cattolica e spiega il perché.
Tuttavia in tutti questi documenti, a cominciare dai primi fino agli ultimi in particolare, fatta forse eccezione per un solo documento (credo in assoluto il primo che uscì), la Chiesa non si pone mai in contrapposizione netta, ma addirittura in un documento ufficiale importante afferma che è possibile che le azioni settarie si verifichino anche all'interno del mondo cattolico. Ritengo sia molto importante e questo a mio avviso contraddice quella parte del mondo cattolico, che pure esiste, che si pone in una posizione invece molto aggressiva nei riguardi delle cosiddette “sette”.
Questo è un elemento che tu sottolinei nel testo e anche nella postfazione di Massimo Introvigne ci sono dei passaggi importanti, a cominciare da quelli sulla esortazione apostolica Amoris Laetitia. Tu vivi da anni questa tripla esperienza: docente di religione cattolica, studiosa di Nuovi movimenti religiosi, ma anche attivista per la libertà religiosa: quanto è cambiata secondo te la prospettiva del Vaticano su questi temi rispetto ai giorni in cui questo percorso è cominciato?
Direi che è cambiata perché è cambiata e migliorata la conoscenza. Inizialmente la Chiesa, nella seconda metà degli anni 80, si poneva con preoccupazione, per esempio, nei riguardi del proselitismo dei Testimoni di Geova. A mio avviso si è fatta prendere da questi timori e arrivò nell'86 addirittura in uno di questi documenti ad auspicare l'intervento dello Stato, come se chiedesse aiuto al braccio secolare. Questo è un elemento che è rimasto isolato perché non si è poi mai più verificato. Anzi, nell'ultimo documento che ho citato del 2013 la Conferenza episcopale emiliana, quando parla delle leggi contro le sette etc., afferma esattamente il contrario, cioè che pare non si veda alcuna necessità di emanare leggi di questo tipo. Quindi dal 1986 al 2013 è cambiata la sensibilità e il valore della libertà religiosa è cresciuto.
l mondo cattolico si è reso conto dell'importanza di questo diritto quando anche la Chiesa cattolica ha cominciato a subire forti persecuzioni ovunque. Il secondo elemento è che nel mondo cattolico gran parte delle persone di un certo livello, anche sacerdoti e persone che sono impegnate nella pastorale, hanno cominciato ad attingere informazioni da Centri Studi e studiosi che cercano di studiare il fenomeno facendo ricerche sul campo, quindi rendendosi partecipi anche della vita di questi gruppi. Utilizzando questo tipo di studi è chiaro che anche il giudizio, per quanto possa essere negativo perché la dottrina è inconciliabile con la fede cattolica, non è più negativo sulle persone in sé e ciò che le persone fanno. C'è una maggiore conoscenza del fenomeno. Si sono anche moltiplicate le conferenze internazionali, i corsi universitari in cui si parla, si discute, si studia. Ma rimane sempre una minoranza che è rimasta, diciamo così, al 1985-86 purtroppo.
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