Mauro Giancaspro è stato il benemerito direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli. Una garanzia. Certo è qualcuno che sa scrivere. E lo dimostra, a iosa, anche in questo volumetto della deliziosa collana "Elogi" (di Tullio Pironti editore). Sottili tascabili di profonda cultura e volante leggerezza.
L’"Elogio del recupero" scritto appunto da Mauro Giancaspro è stato presentato, giovedì, 4 dicembre, al Circolo Canottieri Napoli. Tra distinti signori vecchiotti ed eleganti signore ringiovanite è il presidente del Circolo, l’avvocato Edoardo Sabbatino, che introduce, con un breve saluto, l’incontro. I relatori sono due. L’uno, Dino Falconio, notaio e scrittore, anche lui autore di un brevissimo scritto ("Del proibito amor" - Grimaldi editore - di pagine 70), definisce Giancaspro un bambino con barba, baffi e cravattino papillon. (Che però questa sera gli manca; gli viene offerto; ricusa: lui vuole quello che si annoda, non quello già confezionato). Poi Falconio racconta con gusto gli episodi più gustosi narrati nel libro.
L’altro relatore è Armida Parisi, giornalista e scrittrice anche lei. Fa del libriccino un altro tipo di analisi, quella tecnico-letteraria, scoprendo in esso l’uso dello stile alto e dello stile basso, che l’un l’altro si alternano e s’intrecciano e, meno evidenti, le forme della metafora, dell’allegoria, dell’iperbole e via dicendo.
Ogni tanto Giancaspro interviene con qualche battuta.
"Elogio del recupero" è giocato, quasi uno scherzo, sui vari significati e usi della parola "recupero" da uno che di parole se ne intende. C’è dapprima l’esame del vocabolo, del suo significato e delle sue innumerevoli sfaccettature, qualche allusione politica al significato di recupero nel senso di redimere il colpevole, mandandolo magari ai servizi sociali o nelle carceri, dove nessuno - dice- si è mai redento. Redimere nel significato di riciclare. Per cui si potrebbero aggiungere all’elenco – direi- anche i politici riciclati.
Ma questo libriccino è soprattutto un dipinto d’ambiente, che illustra un tempo a noi vicino, una storia veritiera, reale. Perché Mauro Giancaspro recupera, soprattutto, nella memoria, flash del suo passato, un passato simile a quello di tanti napoletani che hanno superato i sessant’anni.
Recupero della memoria o la memoria del recupero - scrive. Ma non si tratta – chiarisce - di barbosi recuperi d’incontri di psicologi e psichiatri o "di critici letterari che, discutendo su Marcel Proust, riescono finalmente ad appurare che Ia ricerca del tempo perduto è riuscita a recuperare appunto il tempo perduto." E’ questa una frecciatina che Giancaspro invia ai letterati bigotti, come quelli votati alla memoria di Marcel Proust? Può darsi.
E, in proposito, vi racconto un episodio inedito. In un’intervista gli fu chiesto che cosa ne pensasse dei 7 volumi scritti dallo scrittore francese. "Niente – aveva risposto - non li ho mai letti"- E si ebbe un rimprovero scandalizzato dai suddetti dotti: "Il direttore di una Biblioteca Nazionale non può non aver letto i volumi di Proust. E, seppure non li avesse letti, - sentenziarono- avrebbe dovuto dire di averli letti". Un suggerimento da chi considerava l’ipocrisia una virtù. Potrei dire che Mauro Giancaspro non ne è affetto.
Sul retro di copertina si citano le sue qualità: uomo di passioni. spirito inquieto, scrittore irriverente, intellettuale atipico, sognatore irrecuperabile. Ma manca un attributo: amabile. Confesso: amo Mauro Giancaspro. Perché è una persona veramente molto amabile. E ha una memoria eccezionale da Pico della Mirandola. Nonostante lamenti che, con il passare degli anni, la memoria si affievolisca. Lui ricorda perfino titoli di articoli scritti decenni fa. Mi consta. Volete conoscere la dedica che mi ha scritto su questo Elogio? "Ad Adriana Dragoni, che scrisse di me "Con Giancaspro si respira un’aria nuova" (venti anni fa!)...
Adriana Dragoni
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