Esiste un filo conduttore che lega i destini di numerosi personaggi come Freud, Lenin, Hitler, Dalì, Strindberg, D'Annunzio, tutti accomunati dal fatto di non essere più riusciti a separarsi dal celebre dipinto L'isola dei morti, una volta entrati in suo possesso.
Marco Dolcetta, nel nuovo libro 'Arrivo all'isola dei morti. Il fascino del quadro dei misteri' (Correggio, Wingsbert House, pp. 133, euro 15) indaga sulle singolari vicende che hanno portato i destini, e molto spesso la rovina, di numerosi grandi nomi del Novecento ad essere accomunati alla misteriosa opera pittorica di Arnold Böcklin.
''E' la storia di un quadro mitico e misterioso - spiega Dolcetta - il racconto di come questo dipinto abbia attraversato un secolo intero ed affascinato attori, pittori, registi, musicisti, letterati o politici di ogni credo e nazione di Europa''.
Il nuovo libro di Dolcetta, giornalista-scrittore ma anche autore di serie televisive, esce come ulteriore ripensamento, scritto questa volta sulle variazioni böckliniane pittoriche dell'Isola dei morti. Tutte le versioni del dipinto raffigurano un isolotto roccioso sopra una distesa di acqua scura. Una piccola barca a remi, condotta da un personaggio a poppa, si sta avvicinando all'isola. A prua ci sono una figura vestita interamente di bianco e una bara bianca ornata di festoni. L'isolotto è dominato da un bosco fitto di cipressi, associati da lunga tradizione con i cimiteri e il lutto, circondato da rupi scoscese. Nella roccia sono presenti quelli che sembrano essere portali sepolcrali.
L'impressione complessiva è quella di uno spettacolo di desolazione immerso in un'atmosfera misteriosa e ipnotica. Arnold Böcklin non ha fornito alcuna spiegazione pubblica circa il significato del suo dipinto, anche se l'ha descritto come "un'immagine onirica: essa deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe fare paura".
Il saggio di Dolcetta è anche un catalogo di fonti per una mostra d'arte. L'autore effettua infatti un'articolata ricostruzione storica e artistica, che si muove come un saggio di indagine psicanalitica e storico-sociale, ripercorrendo i territori della grande storia del secolo scorso, con le sue tragedie e le sue inquietudini attraverso i fantasmi di un vero e proprio club di amanti del famoso quadro. È pura leggenda, suggestione, oppure ci sono episodi davvero inquietanti nella storia della ricezione di quest'opera pittorica?
Dolcetta ci offre un punto di riflessione originale e avvincente. Il quadro 'maledetto' è molto più di una scenografia della morte: in esso si cela un viatico, un passaggio per andare dall'altra parte dello specchio, nel paradosso visivo e metafisico di un'ombra che riflette la sua ombra.
Salvatore Balasco
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