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17/11/24 ore

La strada del coraggio, la storia dell'eroe schivo Gino Bartali


  • Elena Lattes

Era un uomo semplice, proveniente da una famiglia povera di origini contadine, ma raggiunse un grande successo unicamente con la tenacia e l'impegno. E non solo nello sport. Gino Bartali, in realtà, fu molto di più di un campione di ciclismo, fu un uomo coraggiosissimo, un eroe schivo, ma di grande umanità, che mise più volte a rischio la propria vita e quella della sua famiglia per salvare numerosi perseguitati dal regime nazifascista.

 

A raccontarne la vita sono stati recentemente due giornalisti canadesi, i fratelli Aili e Andres McConnon che, avvalendosi di centinaia e centinaia di interviste, di articoli pubblicati su varie testate e di ben tre biografie, hanno ripercorso la scalata di “Ginettaccio” fin nei minimi particolari, con tutte le sue grandi vittorie e piccole sconfitte.

 

Attraverso la lettura de “La strada del coraggio” (edizioni 66thand2nd) che, si badi bene,  non si tratta solo di una quarta biografia, si viene a conoscenza delle numerose sfaccettature di Bartali: un uomo apparentemente brusco e scontroso, ma profondamente generoso e sensibile, devoto e amorevole con i propri familiari.

 

Poco incline allo studio, si dedicò presto al ciclismo, diventando in breve uno dei più grandi campioni. Ma oltre ad aver vinto numerosissime gare fra cui il Giro d'Italia e per due volte il Tour de France a distanza di dieci anni, nel 1938 e nel 1948, record rimasto tuttora imbattuto come ben sottolineano gli autori, il famoso ciclista fu uno degli anelli più importanti della catena di salvataggio durante l'occupazione nazifascista.

 

Il Cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa, suo amico e guida spirituale, infatti, organizzò, con l'aiuto del padre superiore del convento di San Damiano d'Assisi, Rufino Niccacci, una rete clandestina per fornire documenti falsi ad ebrei e altri perseguitati nascosti in Toscana e Umbria. Non solo, ma lo stesso Bartali ospitò clandestinamente una famiglia di suoi amici ebrei.

 

Dopo la guerra riprese la sua attività agonistica e la maglia gialla che vinse, o meglio che sudò, nel 1948 fu una vera e propria vittoria nazionale, capace di riportare la calma nell'Italia allora devastata dalla tragedia nazifascista, dalle divisioni politiche e dagli sforzi della ricostruzione post-bellica.

 

Divenne, così, quasi involontariamente, una sorta di eroe nazionale, osannato dalla pressoché totalità dei giornali sportivi e stimato da tutti, religiosi e politici, di qualunque colore, compresi.

 

Sebbene anche nel privatonon ebbe vita facile (oltre alle difficoltà economiche anche grandi dolori familiari non gli mancarono) egli non si perse mai d'animo.

 

Capita raramente che le vicende di un personaggio famoso vengano descritte in maniera così semplice e avvincente, mai noiosa, ma il libro, come dicevamo, non è una mera narrazione delle varie tappe del campione, bensì un racconto completo, nel quale lo sfondo socio-economico e la psicologia del personaggio rivestono un'importanza notevole.

 

Gli autori hanno girato il mondo e hanno vissuto molto tempo a Firenze e Parigi per rintracciare e poter intervistare i vari protagonisti. I dialoghi sono riportati fedelmente. Perfino le note e la bibliografia sono particolarmente ricche.

 

Nota a margine dell'articolo:

 

Giorgio Goldenberg, la cui famiglia fu salvata da Bartali, ha testimoniato allo Yad Vashem, il museo della Shoah di Gerusalemme, facendogli  attribuire l'onorificenza “Giusto fra le Nazioni”, con una cerimonia che si è svolta nell'ottobre scorso.

 

 


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