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17/11/24 ore

Dalle tenebre alla gioia



Più che un racconto, un diario o un libro di memorie, la testimonianza di Magda Hollander Lafon sembra una raccolta di brevissime riflessioni sulla sua esperienza ad Auschwitz e del suo ritorno alla vita “normale”, o meglio semplicemente alla vita.

 

Dalle tenebre alla gioia” è composto, infatti, di capitoli brevissimi, in ognuno dei quali l'autrice racconta una delle sue esperienze, in una sorta di isolamento, come se fossero episodi staccati il cui unico filo sottile che li lega è la tragedia vissuta.

 

La Hollander-Lafon venne deportata ad Auschwitz dall'Ungheria, quando aveva solo 16 anni, insieme alla sorella e alla madre che perirono nel campo. Scoprirà, poi, che il padre era già stato ucciso nel ghetto e che era rimasta completamente sola al mondo.

 

Come recita il titolo stesso, però, l'autrice non affronta soltanto gli aspetti più drammatici, ma racconta, seppure telegraficamente, dei gesti di umanità, dimostrando un grande apprezzamento per le piccole cose che le hanno permesso di sopravvivere e che, oggigiorno, con l'abbondanza di cui godiamo, ci sembrano insignificanti, come un pezzo di pane in più o un paio di zoccoli donati da un guardiano. Gesti di umanità che nel mondo civile dovrebbero essere scontati, ma che nell'universo dello sterminio nazista potevano significare torture e morte sia per chi li compiva sia per chi ne beneficiava.

 

Il libro si potrebbe definire, quindi, anche l'espressione di una profonda gratitudine, nonostante tutto, e di una speranza per il futuro: “La sera ripercorro col pensiero la giornata appena conclusa. Raduno le piccole luci che mi hanno illuminata: un sorriso, un gesto, un incontro inatteso...

Mi addormento rendendo grazie per queste piccole felicità del giorno.

Il domani si apre.

Una pagina bianca...”,

 

Scavo il mio pozzo senza sapere cosa troverò di sotto. Ci sono ostacoli imprevisti, radici intrecciate, ricordi perduti, ma continuo a scavare con fiducia. Un colpo di pala dopo l'altro, libero onde pure, fresche, e respiro a pieni polmoni.

Ti ringrazio per questa terra, per gli alberi, per i piccoli solisti che cantano la vita in un grande cielo blu.

Grazie per tutte le creature di luce che hai messo sulla mia strada per aiutarmi a essere quella che sono oggi”.

 

Le mie traversate mi umanizzano o fanno di me un'eterna vittima?

Ho attraversato l'immaginabile.

Sono viva.

Tutto è possibile...

Anche l'impossibile (…)

Uno slancio del cuore può sciogliere un iceberg.

Un gesto vale più di mille parole”.

 

O ancora: “Eppure non invidio coloro che non hanno conosciuto la fame, perché non conosceranno mai la gioia di una briciola di pane”.

 

Nonostante gli interessanti cenni storici alla fine del libro che rendono il quadro più chiaro e completo, a cura di Nathalie Caillibot e Régis Cadiet, due insegnanti che hanno magistralmente sintetizzato in poche pagine i lunghi colloqui intercorsi con l'autrice, “Dalle tenebre alla gioia” non è adatto a chi vuole conoscere o approfondire il tema, poiché oltre ad essere molto telegrafico, nulla aggiunge alle testimonianze e ai documenti di quel periodo precedentemente pubblicati.

 

 Elena Lattes

 

 


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