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17/11/24 ore

“L'ultima profezia del mondo degli uomini. L'Epilogo”



Kail  è un soldato yurdione e gli Yurdioni sono un popolo guerriero, o meglio, guerrafondaio, che preferisce invadere, sottomettere, uccidere, far soffrire gli altri e addirittura i propri figli invece che costruire, promuovere la cultura e progredire. di Elena Lattes

Kail  è un soldato yurdione e gli Yurdioni sono un popolo guerriero, o meglio, guerrafondaio, che preferisce invadere, sottomettere, uccidere, far soffrire gli altri e addirittura i propri figli invece che costruire, promuovere la cultura e progredire.

 

Ma Kail non è come i suoi comandanti e i suoi commilitoni, e, grazie a lui, al suo coraggio e alla sua umanità, il mondo ritroverà la pace, i sadici capi verranno sconfitti, le vittime si risolleveranno trovando la forza di reagire e di combattere per la libertà e la riconciliazione e la civiltà trionferà sulla morte e sulla distruzione.

 

L'ultima profezia del mondo degli uomini. L'Epilogo” di Silvana De Mari è, come dice il titolo stesso, la conclusione di una lunga avventura fantasy che si dipana attraverso diversi volumi. Storie di orchi, elfi e nani, di umani e di popoli “strani”, di magie e oscure predizioni che si verificheranno soltanto quando l'unico e ultimo discendente riuscirà a leggerle ed interpretarle.

 

Queste sono favole che possono essere lette da ragazzini e adolescenti, ma sono anche allegorie e metafore della realtà attuale. Come scrive la De Mari nel suo “La realtà dell'orco”, infatti: “Gli orchi esistono. Gli orchi sono coloro che uccidono intenzionalmente i bambini e mostrano fierezza per l'assassinio. Gli orchi sono coloro che insegnano ai propri figli come il massimo dei destini possibili sia sterminare anche a costo della propria vita, perché gli orchi odiano la vita, la disprezzano, anche la propria. Gli orchi hanno per i popoli liberi l'odio che i nati morti hanno per i vivi e i nati servi hanno per i liberi. Gli orchi esistono e devono essere fermati”.

 

Ne “L'ultima profezia del mondo degli uomini” le allusioni sono molto esplicite e permettono all'autrice di parlare di argomenti che le stanno molto a cuore, in maniera velata, senza accuse dirette o incitamenti all'odio, ma auspicando per tutti un progresso culturale generale e universale, un abbattimento dell'ignoranza voluta e ricercata per poter meglio assoggettare i più deboli.

 

 

La De Mari applica, così, la teoria che ampliamente esprime ne “La Realtà dell'orco”: “La realtà non può essere guardata in faccia, abbiamo bisogno di un velo che la copra. Quel  velo non può essere che il genere fantastico” e “la fantasia va messa su qualcosa di reale”. Secondo l'autrice, medico e scrittrice, le favole sono il mezzo per esprimere l'inesprimibile. Le favole sono importanti perché come più volte ripete nei suoi libri stimolano l'intelligenza e stimolano le endorfine, permettendo a chi le legge e chi le ascolta di affrontare meglio il dolore e la paura, le malattie e l'ignoto.

 

Nei personaggi, infatti, ci si può facilmente identificare, ci si può proiettare le proprie ansie, le frustrazioni, i sentimenti inconfessabili e le proprie esperienze traumatiche, traendo dalla vittoria dei protagonisti la speranza e il coraggio troppo spesso necessari per proseguire e superare le difficoltà della vita reale.

 

Elena Lattes

 


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