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16/11/24 ore

Martedì critici: Sergio Lombardo al Chiostro del Bramante a Roma



Nello scenario suggestivo del Chiostro del Bramante, si è svolto il primo degli   incontri  dei Martedì critici a cura di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli con la collaborazione di Sara De Chiara e Carolina Costanzo. Ogni martedì c'è un nuovo invitato, questa è stata la volta di Sergio Lombardo, inossidabile artista che dagli anni '60 ci tiene coinvolti in numerose ricerche artistiche che verranno scandagliate dall'acume dei due curatori Tonelli  non che dagli interventi del pubblico.

 

Sergio Lombardo è il tipico artista d'avanguardia i cui stimoli non tramontano mai proprio perché  è sempre proteso ad accrescere  il campo della conoscenza artistica. Un’ attività che sembra una missione dalla quale pare non demorda: i monocromi, i gesti tipici, i supercomponibili,  l' eventualismo, la pittura stocastica ecc.

 

Un tipo di collocazione che l'ha reso sempre schivo rispetto alle kermesse di cui l'arte contemporanea di questi ultimi anni abbonda. Sergio Lombardo è un artista di quelli seri, che non vendono fumo ma che sacrificano se stessi in un operato che ormai non fa più parte del costume dell'artista contemporaneo.

 

Appartiene a quella generazione anni '60 che viveva la grande aspettativa dell'arte d'avanguardia con la costante sperimentazione di un’ arte capace di dare vita ad opere collocate in un processo evolutivo che producesse continui importanti sviluppi successivi. Un’ attesa ansiosa del futuro che ha fatto di questi artisti dei grandi lavoratori dell'arte. Tra questi Sergio Lombardo sicuramente ha una maniera di porsi rispetto al sistema dell'arte molto diversa da quella che si ha comunemente adesso, che si gioca soprattutto sul prestigio personale, acquisito con aspetti più formali che di contenuto, e si punta più sulle strategie di appartenenza a scuderie che sul valore delle proprie opere.

 

Fra immagini delle sue opere proiettate sullo schermo era molto interessante sentirlo parlare della Scuola di piazza del Popolo, delle anticipazioni degli artisti italiani rispetto a quelli americani, del motivo per cui se ne andò dalla Galleria La Tartaruga a quella della Salita. Quel livello da Roma Caput Mundi era tenuto alto da gallerie come la Tartaruga, uno spazio espositivo dove si potevano incontrare tutti gli artisti stranieri più affermati al mondo, compresi gli americani ritenuti fra tutti i più importanti nonché le grandi star dello spettacolo, intellettuali, scienziati, premi Nobel.

 

Atmosfere che adesso sono difficili da immaginare e che ci lasciano sgomenti se si pensa allo stato attuale di molte gallerie romane.

 

Al dibattito si sono avuti interessanti interventi da parte di un pubblico veramente speciale come Maurizio Calvesi, Miriam Mirolla e molti altri e chi come Giorgio Pagano borbottava sul fatto che il dibattito sarebbe dovuto durare più a lungo per essere più efficace. Non aveva tutti i torti: anche questo articolo non è affatto esaustivo e  dovrebbe essere anch'esso molto più lungo per affrontare le problematiche sollevate dai vari interlocutori.

 

Giovanni Lauricella


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