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18/11/24 ore

Il festival di Poetitaly al Corviale di Roma


  • Giovanni Lauricella

In uno spazio aperto del Corviale nella periferia romana si è conclusa la manifestazione Poetitaly  che ha visto la partecipazione di numerosi ed importanti poeti da tutta Italia, un idea di Simone Carella in collaborazione di Gilda Policastro, Lidia Riviello e Teatroinscatola, con Andrea Coltellessa, che ha curato la presentazione.

 

Una sede indovinata, quella  del Corviale,  perché porta coraggiosamente in "frontiera" un’importane iniziativa culturale,  invece di avvantaggiarsi delle facilitazioni che il  prestigio del centro della città offre a questo tipo di eventi, come di solito avviene.

 

Scelta difficile, inoltre, che ben  si percepiva vista la stentata partecipazione del pubblico ed in particolare degli abitanti  del gigantesco edificio che il ospitava, i cui  inquilini, se fossero venuti almeno in una piccola percentuale,  non avrebbero trovato posto nella  cavea posta in mezzo al complesso residenziale, adibita per lo spettacolo poetico.

 

Infatti si stava in una specie di teatro greco in calcestruzzo di un centinaio di posti di capienza, un numero risibile per una manifestazione che negli anni precedenti aveva  visto la partecipazione in massa del pubblico, di cui la prima edizione in particolare, vale a dire  quella gloriosa di Castel Porziano fatta nel giugno del ’79, di eco internazionale per la partecipazione dei poeti americani della Beat Generation,  resta la più importante e quella che ha dato la prestigiosa eredità culturale, anche se paradossalmente  finì appena iniziata per i tumulti sgangherati di un pubblico impazzito.

 

Altri tempi e altri modi di fare cultura, che infatti era realizzata da personaggi della politica e poeti ormai scomparsi come Renato Nicolini e Victor Cavallo, appartenenti ad un mondo ormai tramontato fatto di ideali inarrivabili e di deboli  speranze, insieme ad  un popolo di compagni  che gremiva tutte le manifestazioni possibili,  caratterizzando  un periodo  che fece della fine degli anni ’70 la  fonte ispiratrice di numerosi dibattiti e libri che ancora oggi tentano di spiegarne le incredibili  dinamiche.

 

Invece la manifestazione che è stata realizzata per un tiepido e diffidente pubblico dello  show poetico nella triste e socialmente problematica  Corviale è stato sorprendentemente noiosa. Lo dico con dispiacere, perché,  venendo al contenuto della manifestazione,ci si sarebbe  aspettata una performance corale coinvolgenti poesie, appelli  laceranti per le disastrose guerre  e gli strazianti genocidi che vedono l’odio fra la gente montare vergognosamente, tra sgozzamenti e torture di ogni genere, quando invece  si sono sentite  vocine di poeti che sibilavano parole spesso incomprensibili su tematiche che non interessavano nessuno.

 

Tre serate trascorse insieme  in cui non c’era traccia della dilagante  fame e delle  difficoltà di avere un lavoro ed una casa, condizione generale nelle quale l’umanità stenta a sopravvivere, non si avvertiva per niente la disperata situazione politica che tutti attraversano, certamente non ignorata dagli abitanti del Corviale diretti interessati e destinatari dell’evento, dunque purtroppo una poesia del nulla.

 

Assistere a recite di poesie autoreferenziali, vedere i sopravvissuti insieme ad alcuni giovani che  prenderanno in un prossimo futuro le redini dell’espressione poetica in questa maniera, lascia da  pensare. Ha più appeal Papa Bergoglio quando parla delle periferie esistenziali da evangelizzare! Tanti sono gli argomenti  in ballo che forse ci porterebbero molto lontani da quello che altro non poteva essere che una manifestazione di incontro con e tra poeti, ma cui è mancato quel trasporto collettivo e quel  magico coinvolgimento che proprio i poeti sanno fare.

 

Certo è che c’è da chiedersi se i  poeti sono l’anima sensibile di questa società, ma nel complesso, fra le iniziative che il comune ha proposto per l’estate romana, è stata comunque una tra le migliori che ci sono state  e nonostante la crisi e i numerosi tagli di bilancio che hanno aumentato il degrado della città,  sicuramente sono stati soldi spesi bene perché hanno concorso ad un "risanamento architettonico" di cui, quell’oblungo molosso edilizio del Corviale, edificio abitativo  lungo un chilometro,  aveva veramente bisogno.

 

 


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