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04/05/24 ore

Europa, Italia, interpretazione della crisi economica, politica e istituzionale. Audiovideo del forum a Tarquinia



"... L'Europa attraversa una crisi non minore di quella italiana. La sua prospettiva politica è bloccata, muove tra contraddizioni sempre più acute, in bilico tra buonismo e rigidità burocratiche sempre più paralizzanti... Mentre l'Italia è su una china declinante sempre più difficile da superare ...". Così Giuseppe Rippa, nel Forum sul tema Europa, Italia, interpretazione della crisi economica, politica e istituzionale, tenutosi allo Stabilimento Gradinoro Lungomare dei Tirreni a Tarquina Lido, insieme all'avvocato Fabio Viglione.

 

"... Un'Italia stanca e provata si è trovata, nel coacervo delle sue contraddizioni, travolta da una crisi economica mondiale" - ha proseguito il direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale - "... Sono venuti al pettine molti nodi tratti in passato sotto forma di mancate riforme (istituzionali, economiche, di giustizia, del mercato del lavoro ...) che hanno creato una diffusa sensazione di vivere in una società fragile e a rischio, che si trascina dietro problemi lungamente irrisolti ... Perché tutto questo è accaduto? Le ragioni vanno cercate partendo da quel dopo Yalta che nel dopoguerra ha finito per portare il nostro Paese ad essere frontiera di due blocchi che definirono la mappa del mondo e a ritrovarsi oggi nella morsa di quel debito pubblico enorme che zavorra ogni capacità di rilancio che pure nel declino potrebbe essere effettuato se si avesse coscienza di tutte le conseguenze corrosive dell'assistenzialismo partitocratico che ci ha accompagnato...

 

... Nel tentativo di conservare la democrazia appena conquistata abbiamo dovuto ingessarla e bloccarla (senza possibilità di alternanza...)... Proprio questo dovrebbe portarci a a riflettere in modo spregiudicato sul nostro passato, su come siamo arrivati a questo difficile passo ...  Ma la ricerca di un nuovo equilibrio tra politica, Stato, mercato, tecnica e trasformazione sociale non parte da questa analisi, e la stessa ipertrofia della governabiltà politica e istituzionale si pensa possa essere riscattato con gestualità simboliche che ci salverebbero dalla nostra arretratezza e dai nostri eterni mali...".

 

"... Siamo passati da una politica vissuta e teorizzata come totalizzante opportunismo politicistico e elettoral-clientelare (con tutto l'ammorbamento della cosiddetta società civile), al suo rifiuto generalizzate pieno di insofferenza che rischia di mettere in discussione il futuro stesso della democrazia ..." - ha proseguito Rippa - "... la nostra sfera pubblica si caratterizza per debolezza congenita e permanente della stessa società civile, unita da una sua feroce vitalità corporativa, tesa alla difesa delle posizioni di potere... esercitato con la protezione politica...

 

 

"... Vi è un deficit di cultura politica moderna ... la nostra irrisolta tensione verso la modernità senza un quadro moderno di regole costituzionali in grado di contenerla ...  i contrasti espressi non sono mai stati tensioni inerenti la modernità, azioni di tipo luddista cioè frutto di conflitti tra modelli arcaici e trasformazioni in atto... Questo oggi, sull'accellerazione della crisi viene con drammatica evidenza a rivelarsi...

 

... E' mancata e manca una radiografia sociale del paese, si registra una assenza di nuova progettualità che non sia fatta di parole e di continuismo con le vecchie regole di un sistema paese premoderno. E' assente qualsiasi rinnovamento dei propri legami comunitari. ... E poi abbandono di ogni seria valorizzazione del merito, cattivo egualitarismo nella scuola e nell'università, in tutto il pubblico impiego, sconnessione tra trasformazioni sociali ed elaborazioni culturali in grado di dar loro forma e tenuta civile ... Senza una seria e profonda coscienza di tutto questo ci si illude di uscire dalla crisi... Senza liberarsi di tutti i vizi della partitocrazia e dei suoi ritmi corruttivi non si troveranno strade virtuose e prospettive democratiche per uscire dalla crisi..." ha concluso Rippa.

 

Fabio Viglione ha proposto alcune riflessioni sulla giustizia ribadendo la necessità, per un dialogo più fecondo in tema di riforme, di abbandonare le contrapposizioni ideologizzate che hanno accompagnato gli ultimi anni.

 

"... Contrapposizioni  - ha detto - che hanno prodotto un blocco sui temi maggiormente divisivi, soprattutto in materia di giustizia penale, ed una tecnica della legislazione frutto di emotività sollecitata, spesso, da casi di cronaca amplificati dai mass media. Le riforme sulla giustizia sono ormai indifferibili e devono porre al centro il cittadino ed il servizio che allo stesso ed alla comunità si rende con l'esercizio della giurisdizione. Soprattutto in materia di giustizia civile i tempi lunghi per ottenere un provvedimento definitivo non sono più compatibili con i bisogni e le esigenze concrete del cittadino. La lentezza ha un' incidenza diretta sulla crisi economica e scoraggia eventuali investitori esteri, come oramai ampiamente documentato da testimonianze dirette raccolte da numerosi organi di informazione...

 

 

... D'altronde un recente rapporto dell'Ocse relega il nostro Paese all'ultimo posto in Europa quanto a durata dei processi civili. La durata media per la definizione di un processo e' quasi doppia rispetto a quella degli altri Paesi europei. Queste vere e proprie aree di incaglio scoraggiano anche potenziali investitori esteri oltre a creare drammatici problemi a chi per tutelare un proprio diritto si rivolge ad un sistema impossibilitato a dare risposte in tempi ragionevoli. Anche il Presidente del Consiglio ha ritenuto di mettere in agenda una riforma radicale per migliorare il servizio giustizia annunciando ed ha annunciato lo scorso 30 giugno, 12 punti suo quali operare gli interventi...".

 

"... Si tratta di punti in gran parte massimamente condivisi e condivisibili nella enunciazione del principio - ha conculso Viglione - ma ai 'titoli' dovrà seguire,quanto prima, lo sviluppo compiuto delle singole prospettazioni. C'è tanto da fare anche nella giustizia penale spesso ben più divisiva. Dalla modernizzazione delle sanzioni penali alle condizioni dei luoghi di detenzione, alle intercettazioni (importante mezzo di ricerca della prova) nel rapporto con la divulgazione dei loro contenuti, alla prescrizione. Più che introdurre un limite per interromperla si dovrebbe perseguire l'obiettivo di non arrivare alla prescrizione. Per fare le annunciate riforme strutturali e migliorare il servizio giustizia credo sia necessario rischiare anche di pagare il prezzo di una impopolarità nell'immediato. Servirà autonomia, competenza e coraggio".

 

 

Audiovideo del forum (Quaderni Radicali TV)

 

 


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