La recente analisi del campione Cinetel, rappresentativo del 90% del mercato cinematografico italiano, evidenzia che per quanto riguarda le sale cinematografiche, durante il mese di novembre gli incassi sono sostanzialmente uguali quelli del 2011, ed interrompe il trend fortemente negativo che ha caratterizzato tutto il 2012 con i 10 milioni 243 mila biglietti venduti.
Si potrebbe quasi dire che il nostro cinema ha compiuto un piccolo passo in avanti. A ciò si aggiunge un altra buona notizia che consiste nella risoluzione del problema dell'occupazione di Cinecittà.
L'incontro tra il governo e i sindacati ha sancito infatti che non ci saranno né esuberi né esternalizzazioni. È stato siglato un accordo tra la direzione aziendale di Cinecittà Studios, la direzione del ministero dei Beni culturali e le strutture sindacali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil con le rsu (rappresentanze sindacali unitarie) con un 'intesa riguardante una serie di garanzie occupazionali nei confronti dei dipendenti di Cdf (post- produzione) coinvolti nell'affitto del ramo d'azienda alla multinazionale Deluxe così come per quei lavoratori interessati alla cessione del ramo d'azienda verso la società Panalight.
Più concretamente il patto si tradurrà in un contratto di solidarietà (di tipo B), all'80% dello stipendio e con una riduzione dell'orario di lavoro del 40%, riguarderà 86 lavoratori per 24 mesi.
Nonostante questo però non c'è da stare comunque molto allegri in quanto autori, produttori e sindacati del cinema protestano per l'assenza di regolamentazione in materia di quote di investimento e di programmazione di opere cinematografiche di espressione originale italiana, in capo alle emittenti televisive.
Il nuovo decreto, a firma dei ministri dello Sviluppo Economico e dei Beni e delle Attività Culturali, dovrebbe infatti disciplinare, nell'ambito del concetto più ampio di produzioni audiovisive europee, i criteri per la qualificazione delle opere cinematografiche di espressione originale italiana, nonché le relative quote di programmazione e di investimento di pertinenza delle emittenti tv italiane, ma manca della definizione dei criteri per la qualificazione delle opere cinematografiche di espressione originaria italiana ovunque prodotte.
Ciò danneggia fortemente il nostro cinema e rafforza la politica dell'industria cinematografica estera (in particolare americana) che vede nel cinema europeo solo un semplice distributore non avendo esso una forte regolamentazione per i contenuti.
La coproduzione tra Cina e Italia
Le notizie relative al cinema italiano registrano inoltre il recente viaggio di una delegazione di produttori e autori italiani in Cina. Organizzata da Anica con il sostegno del Ministero per i Beni e Attività Culturali, dell’ICE( l'istituto nazionale per il commercio estero), dell’Ambasciata Italiana a Pechino e dell’Istituto Italiano di Cultura, la delegazione si è incontrata a Pechino con le rappresentanze del cinema cinese, per aprire una concreta collaborazione tra i due paesi.
Ad accogliere i nostri produttori ed autori c’erano i dirigenti della SARFT, la società della Repubblica Popolare Cinese che raggruppa radio, televisione e cinema di stato, il gruppo produttivo e distributivo della China Film Group, la direzione del Festival di Pechino e i rappresentanti del settore con cui è stato siglato un accordo per realizzare coproduzioni tra i due paesi. L'incontro tra i due paesi sarà ripetuto in maniera periodica per approfondire soprattutto le tematiche produttive del nuovo trattato di coproduzione.
Si tratta di una prospettiva che già sta dando i suoi frutti come dimostra il progetto per il nuovo film del regista Maurizio Sciarra, Everlasting Moments, che verrà scritto a quattro mani con Ni Zhen, lo sceneggiatore di Lanterne Rosse e sarà prodotto per l’Italia dalla Urania Pictures e per la Cina dal canale televisivo CCTV6.
E ancora il progetto “Hibiscus” di Paolo Logli e Alessandro Pondi che vedrà, insieme all’italiana EMME, il colosso televisivo Tianjin TV. Le lezioni sui meccanismi di produzione italiani ed europei saranno tenute dal regista e produttore Cristiano Bortone presso la Beijing Film. Un intesa importante anche per la Cina che vede il suo prodotto nazionale in difficoltà per lo strapotere della distribuzione americana.