Nel convegno All digital, organizzato presso lo spazio Lazio Film Fund all’interno del VII Festival Internazionale del Film di Roma, conclusosi in questi giorni, è stato evidenziato come le strutture che hanno già adottato la nuova tecnologia della digitalizzazione contano per “circa 1.950 schermi, su un totale di 3.800 schermi industriali pari al 51,4%”. Rimane perciò una buona metà di sale che si avvicinano ancora impreparate alla fine dell’era della pellicola.
“Tutte le sale dei grandi circuiti si sono accordate con intermediari terzi e con i distributori per il vpf (il virtual print fee), vale a dire il contributo che i distributori trasferiscono agli esercenti quando viene proiettata una copia digitale dei loro film, o in alternativa alle società terze che sostengono l’acquisto della tecnologia e la concedono in prestito agli esercenti. …Per le sale indipendenti questo è avvenuto poco o per niente, rendendo necessario un impegno diretto per l’acquisto degli impianti“ - ha detto il presidente dell’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), Lionello Cerri all' indomani dello switch off della pellicola previsto per gennaio 2014”.
“… Il tax credit, da parte sua, è un aiuto che vale per il 30% dell’investimento, ma abbiamo dovuto lavorare per far introdurre la cedibilità del credito, perché molte delle nostre aziende sono piccole e non riescono a generare il recupero rispetto al credito di imposta”.
Tuttavia la fine della pellicola potrebbe arrivare anche prima cogliendoci impreparati visto che tra le grandi aziende produttrici della medesima, Kodak ha depositato i bilanci, Fuji ha cambiato la destinazione commerciale in “profumi e cosmetici” e Agfa sta chiudendo.
Ma l’impreparazione italiana e anche europea non è la sola. Ecco il caso dell' America, dove il processo digitalizzazione è iniziato nel 1999 con la prima proiezione digitale di Star Wars 1- la minaccia fantasma.
Il paradosso comunque è che nonostante gli Usa abbiano spinto opportunamente per la digitalizzazione, risultano anch’essi in ritardo nella costruzione della rete per la proiezione con queste apparecchiature.
Così, insieme al problema della copertura delle spese, resta il fatto che anche in America c’è ancora bisogno della pellicola. Ecco allora che la crisi di produzione delle stesse si ripercuote anche al di là dell’Atlantico.
La crisi della Kodak è nelle mani di un giudice fallimentare e dalle sue dirette concorrenti come Fuji che come già detto non versano in condizioni migliori. Di conseguenza la pellicola potrebbe finire prima mandando allo sbraglio studios , distributori ed esercenti italiani, europei e americani ancora impreparati.