Questa è la storia dei mitologici Reality, mostri pluricefali in grado di ingurgitare la realtà per poi...no, no, non è Garrone, né Weir. Ok, allora: questa è la storia della moglie di un chirurgo, sfigurata dopo un incidente d'auto che...no, non è neanche Almodovar, no.
Bene, questa storia ha inizio in una grande clinica dagli innumerevoli corridoi affollati di gente elegante che va in giro bendata muovendosi come in un sogno delirante per...No! Non è Fellini, non è Kubrick, non è Bunuel: è 'Il volto di un'altra' e a mostrarcelo è Pappi Corsicato.
Eccolo, dunque, il secondo titolo italiano in concorso al Festival del cinema di Roma: un film sul maledetto botulino, anima scoppiettante (una tantum) dello show immaginocentrico degli ultimi...sì, degli ultimi 20 anni.
Il regista napoletano, scheggia 'impazzita' nel panorama cinematografico nostrano contemporaneo, ha così deciso di consacrare la sua ultima fatica alla dea 'Denuncia', sobbarcandosi il peso (e la noia) di una inutile critica a un sistema di spettacolarizzazione del dolore e della pseudo-perfezione estetica.
Ma la riflessione feroce e tagliente non va più di moda, così Corsicato sceglie di perseguire il suo intento demistificatore affidandosi a un citazionismo grottesco, kitsch, totalmente inefficace: in un'atmosfera sospesa a metà tra il Bagaglino e il ricordo sfocato di Carosello, le maschere costruite dal regista (la bella conduttrice, l'aitante marito chirurgo plastico, il pubblico stupido e manipolato, l'operaio/cantante arrivista e imbecille) si muovono in un ambiente falsamente retrò(grado) attraverso una nebulosa di generi che cozza inevitabilmente con una sceneggiatura rosicchiata e fragile.
Un plauso invece, va sicuramente ai protagonisti della pellicola, Laura Chiatti e Alessandro Preziosi, perfettamente immersi in una recitazione antinaturalistica e svuotata da qualsiasi ombra di caratterizzazione. Il loro, di volto, in fin dei conti sarebbe bastato.
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