In una recente intervista rilasciata all'Indiewire di New York, in occasione della prima del suo ultimo film Qualcuno da amare, il famoso regista iraniano Abbas Kiarostami ha parlato anche del più sfortunato collega Jafar Panahi.
Questi infatti arrestato nel marzo 2010 mentre girava il suo corto The Accordion a Theran, viene nuovamente incarcerato dal regime di Ahmadinejad poco prima di partecipare al festival di Berlino come giurato e condannato a 6 anni di prigione con il divieto per 20 anni di scrivere sceneggiature e girare film oltre che per lo stesso tempo di lasciare il paese ma ciò nonostante riesce a presentare a sorpresa a Cannes il suo This not a film con un semplice Ipad raccontando la sua prigionia.
Secondo però Kiarostami, nonostante il pericolo della censura, Panahi avrebbe realizzato un nuovo film. “ Dopo la sua sentenza lui girò un film che fu presentato a Cannes” spiega Kiarostami “Poi ha girato un altro film. Spero che sia presentato in un altro festival. Lui fa un film in Iran ma non so perché”.
E riguardo alla condizione di girare film in Iran dichiara:”Qualcuno resta in Iran e subisce la censura, lavorando come meglio può. Altri, come me, decidono di lavorare da un’altra parte. Qualcuno da amare è stato girato in Giappone. Ognuno fa quel che può. Ovviamente, la situazione è difficile per chiunque”.
Basti pensare che all'ultima mostra del cinema di Venezia la conferenza stampa di The Paternal House, ultimo lavoro del regista Kianoosh Ayyari, duro atto d'accusa verso la condizione femminile in Iran, fu annullata per cause sconosciute ma molto probabilmente perché ad Ayyari fu impedito di lasciare il suo paese.
Nonostante la repressione del regime, il nuovo film di Panahai non sarà altro che una nuova offensiva alla censura proprio con quello strumento, l'arte, che la dittatura iraniana vuole reprimere.
Stefano Delle Cave