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18/11/24 ore

La Ragazza con il Braccialetto, di Stéphane Demoustier. Un courtroom drama che sollecita riflessioni


  • Giovanna D'Arbitrio

La Ragazza con il Braccialetto(La fille au bracelet),di  Stéphan Demoustier, ha ottenuto 2 candidature e vinto 1 premio ai Cesar, 2 candidature e vinto 1 premio ai Lumiere Awards.

 

Il film narra la storia Lisa (Melissa Guers) che ha 18 anni e un braccialetto elettronico alla caviglia, dispositivo che gli imputati agli arresti domiciliari devono indossare. Accusata di aver ucciso la sua migliore amica, attende il processo a casa dei genitori, Bruno (Roschdy Zem) e Céline (Chiara Mastroianni), che cercano di aiutarla, tra accuse e difese, confessioni e testimonianze in tribunale che rivelano la sua vita intima e rendono difficile la ricerca della verità.

 

Lisa si proclama innocente e sembra aspettare impassibile il giudizio della corte. La fille au bracelet è il ritratto di un'enigmatica adolescente di cui non sapremo mai niente fino in fondo. Senza dubbio un courtroom drama in cui un padre e una madre scoprono che nella vita della figlia ci sono zone d’ombra e segreti a loro ignoti. Ci si chiede chi veramente sia Lisa e se tanti genitori oggi conoscano davvero i figli.

 

Come nel suo film precedente, Terre battue, Stéphane Demoustier intreccia vita intima e sociale in modo realistico ed efficace, con il supporto di attori, scenografia, fotografia che si fondono e collaborano in modo armonioso. Notevole il duello tra  P.M. e avvocato di Lise, ben delineati i personaggi, apparentemente liberi e non condizionati, anche se non indossano un braccialetto elettronico come Lise . 

 

Un film che sollecita domande e fa riflettere in un periodo in cui i crimini reali, sfruttati dallo show business televisivo, sono diventati simili a puntate di un serial, generando confusione tra mondo reale e virtuale. Ci vengono in mente i versi di Jalbert I Ragazzi dello scantinato, citati da Galimberti nel suo libro Vizi Capitali e Nuovi Vizi in cui l’ultimo capitolo, Il Vuoto, è dedicato ai giovani :“Giù in cantina c’è un ragazzo che tenta di vivere la sua vita in pace. Ma un giorno dovrà unirsi al mondo di sopra e non ce la farà a sopravvivere: occhi incollati alla TV, orecchie sigillate dalle cuffie, lasciato a se stesso, un estraneo in casa sua” (R. Jalbert). 

 

Costretti a vivere in un mondo poco vivibile, non creato da loro ma da adulti, i giovani di oggi sono spesso protagonisti di efferati delitti che suscitano orrore, ma poche riflessioni sulle cause. Senza dubbio la società consumistica e tecnologica, con la ripetizione meccanica dei fenomeni, spegne fantasia e originalità, generando omologazione e una mentalità nichilista basata sul maniacale possesso di danaro, benessere materiale e immagine sociale.

 

La molteplicità di false opportunità rendono sempre più difficili le vere libere scelte derivanti da precise identità. Insomma si verifica il processo inverso a quello socratico sintetizzato nella domanda “Conosci te stesso”? E così la perdita di identità favorisce in loro tendenze collettive a cui è difficile opporsi, perché già omologati fin dall’infanzia.

 

Si incoraggia il conformismo, in modo da adeguare le individuali dissonanze comportamentali all’ordinamento attuale. Freud nel Disagio della Civiltà e F. Festinger in A Theory of Cognitive Dissonance avevano già intuito tale tendenza.

 

Ecco il trailer ufficiale del film (da Spettacolo EU)

 

 


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