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24/11/24 ore

Favolacce, di Damiano e Fabio D’Innocenzo. Una triste favola nera


  • Giovanna D'Arbitrio

Favolacce, scritto e diretto da Damiano e Fabio D'Innocenzo, premiato al Festival di Berlino 2020 perla miglior sceneggiatura, è disponibile per ora solo su Sky Premiere e in streaming, per il lockdown dei cinema dovuto al Coronavirus.

 

Si tratta in verità di un film insolito, introdotto dalla voce di un narratore sconosciuto (Max Tortora) che racconta di aver trovato nella spazzatura un diario incompleto di una bambina, diario che lui ha deciso di continuare, anche se ciò che scriverà “è ispirato a una storia vera, la storia vera è ispirata a una storia falsa, la storia falsa non è molto ispirata”. Senz’altro una strana premessa che evidenzia un mix di vero e falso.

 

Il film è ambientato a Spinaceto in periferia di Roma dove alcuni strani personaggi e tre famiglie conducono in apparenza vite normali che nascondono invece un profondo disagio psichico: Bruno Placido (Elio Germano) e sua moglie Dalila (Barbara Chichiarelli), rabbiosi e insoddisfatti, hanno due figli adolescenti, Alessia (Giulietta Rebeggiani) e Dennis (Tommaso Di Cola), molto bravi a scuola, ma in realtà infelici vittime della violenza familiare; Amelio (Gasbriel Montesi), invasivo padre single vive in un camper con suo figlio, il timido Geremia (Justin Korovkin); la piccola Viola (Giulia Melilio) figlia dei vicini; l’aggressiva Vilma (Ileana D'Ambra) aspetta un figlio dal suo fidanzato; il professore Bernardini (Lino Musella) insegna ai suoi alunni a costruire bombe e altri strani aggeggi, scatenando in loro drammatiche reazioni. 

 

I suddetti personaggi vivono in villette a schiera e s’incontrano in giardino per qualche grigliata o un tuffo in una piscina gonfiabile, ma in realtà sono i rappresentanti di un’umanità insoddisfatta, becera e incolta, un mondo senza speranza deprivato di vera cultura e sensibilità. E gli sguardi tristi dei ragazzini svelano lo sgomento di fronte allo squallore dei loro genitore e insegnanti, incapaci di educare. Il film è un crescendo di negatività fino al tragico, inaspettato epilogo in cui il desiderio di distruttività parte proprio dai ragazzi.

 

Favolacce si avvale dell’ottima sceneggiatura dei registi Damiano e Fabio D'Innocenzo, nonché di un buon cast in cui si distinguono i giovanissimi attori. Notevoli fotografia di P. Carnera e scenografia di P. Peraro, E. Frigato, P. Bonfini

Senz’altro un film che ci sconvolge, anche se la cronaca nera ha generato in noi una sorta di rassegnata assuefazione alle quotidiane efferate stragi in famiglie normali in apparenza, dove le vittime sono soprattutto bambini e donne. 

 

Poco si parla di cause nel film, solo di effetti, comuni a tutte le zone suburbane del mondo, come affermano gli stessi registi in un’intervista. E in fondo di cosa ci meravigliamo? Colpisce oggi l’omologazione di comportamenti, generata da una società globalizzata in cui Politica, Cultura e Rapporti Umani sono stati sempre più condizionati e oscurati da interessi economici: squallidi slogan al posto di seri programmi politici, martellanti messaggi televisivi, bla bla bla di talk show, quiz e reality show, falsi miti, modelli superficiali e volgari, oppure violenti e distruttivi, hanno causato ottundimento di menti e squallida deriva etica in vari campi.

 

Secondo il prof. spagnolo A. G. Correa, autore del libro Una classe pacificata siamo di fronte a una sorta di “analfabetismo emozionale”, una mancanza di educazione a sentimenti sinceri e comportamenti civili. E ci chiediamo allora con preoccupazione se saremo ancora capaci di educare le nuove generazioni nella speranza di una rinascita futura, mentre strati sempre più ampi dell’attuale società si degradano per carenza di cultura, istruzione e lavoro dignitoso, carenza resa più grave ora dalla pandemia.

 

Ecco un’intervista ai registi. (da Simone Zizzari)

 

 


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