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24/11/24 ore

Vittoria e Abdul, di Stephen Frears. Un’amicizia vincente su scontro di civiltà e classe



Vittoria e Abdul,il nuovo film di StephenFrears, tratto dall’omonimo libro della scrittrice Sharabani Basu, porta sugli schermi la storia dell’affettuoso legame tra la regina Vittoria e l’indiano Abdul Karim, narrata dallo stesso Abdul nei suoi diari scoperti solo nel 2010. di Giovanna D’Arbitrio

 

Nel 1887 il giovane Abdul (Ali Fazal), impiegato nella prigione di Agra in India, viene scelto insieme ad un compatriota per consegnare alla regina Vittoria (Judi Dench) un omaggio da parte delle colonie indiane, in occasione del suo Giubileo d’Oro.

 

La missione che dovrebbe essere veloce e sbrigativa, inaspettatamente si prolunga per l’interesse che la regina mostra verso Abdul, bello e sinceramente a lei devoto. Vittoria lo nomina prima suo servitore, poi segretario e infine “Munshi”, maestro spirituale, e Abdul le insegnerà la sua lingua e il Corano, nonché usi e costumi del suo paese, convincendola perfino ad  allestire una Durbar Room, cioè una camera in stile indiano nella sua residenza a Osborne House.

 

Ormai ottantenne e stanca di servili e ipocriti cortigiani, la regina prova un sincero affetto per Abdul e lo ricopre di doni e attenzioni che infastidiscono tutti, politici e familiari, in particolare il figlio Bertie, (futuro Edoardo VII) che cerca di screditarlo agli occhi di sua madre.

 

Ricordando la relazione di Vittoria per un precedente segretario, John Brown, essi si preoccupano del crescente potere di Abdul e cercano di intimidire Vittoria, minacciandola di interdizione per pazzia e conseguenziale abdicazione al trono in favore del figlio Edoardo.

 

Malgrado i rischi che corre a corte, Abdul comunque rifiuta di ritornare in patria e resta  fedele alla regina fino alla sua morte (1901), quando sarà cacciato dall’Inghilterra insieme alla famiglia per ordine di Bertie (Eddie Izzard) che farà bruciare lettere, doni e testimonianze di quell’amicizia.

 

Poliedrico e anticonformista, Stephen Frears, ancora una volta usa la sua ironia contro ottusità e razzismo della corte britannica dell’epoca. Nelle sue opere, in effetti, il regista britannico ha costantemente denunciato ipocrisie e pregiudizi, trattando temi come amori interrazziali, omofobia, nonché pregi e difetti della monarchia britannica, sempre in modo originale e con grande riguardo per la sceneggiatura, come in quest’ultimo film in cui Lee Hall riesce ad evidenziare scontro di civiltà e di classe con dialoghi brillanti e divertenti.

 

Tra i numerosi e significativi film di S. Frears ricordiamo My beautiful Laundrette, Le relazioni pericolose, Rischiose abitudini, Eroe per caso, The Snapper, Alta Fedeltà, Piccoli affari sporchi, Lady Anderson presenta, The Queen, Cherie, Philomena, Florence.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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