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24/11/24 ore

È LOOP di Isti Madarasz il film d’apertura del SCI+FI Festival di Trieste. Intervista al regista



di Vincenzo Basile

 

LOOP di Isti Madarasz ha inaugurato il Trieste Science+Fiction Festival che si tiene tra 31 ottobre al 5 novembre 2017. Agenzia Radicale ha incontrato il regista subito dopo la proiezione.

 

Questo è il tuo primo lungometraggio dopo una serie di corti (molti dei quali premiati) presentati in Europa durante gli ultimi 10 anni. Come è maturata in te la decisine di passare al lungometraggio?.

 

In effetti all’inizio avevo pensato a un cortometraggio ma dato che in Ungheria non c’era nessun interesse produttivo per i film di genere e in particolare per quelli di Fantascienza, aspettando di ottenere i finanziamenti, ho continuato a scrivere con nell’intento di renderlo un lungometraggio da sfruttare diversamente. Questo processo è durato 10 anni, fin quando  è arrivata la riforma che reso accessibili i fondi di finanziamento.

 

Quali film precedenti al tuo ti hanno influenzato riguardo le tematiche tematiche legate ai viaggi nel tempo?

 

Credo di aver visto tutti i film sui salti temporali realizzati in precedenza. Quello che mi ha di più soddisfatto è stato senzaltro Prime di Shane Carruth. Perché è il più bello, complesso e anche perché non regala facili risposte. Non aveva e non ha necessità di dare spiegazioni specifiche. Potevi sentire, anche se poi non capivi perfettamente le logiche del racconto e le relative cronologie.

 

Anche il tuo film, a causa degli incessanti salti temporali, non è sempre agevole da seguire.

 

Pur se non molto comprensibile la storia ha funzionato proprio perché mi premeva di più offrire la sensorialità delle situazioni temporali e dei paradossi che comporta, al di là della loro verosomiglianza.

 

Per me era importante mostrare i diversi Sè del protagonista, colui che ama e quello che invece odia la donna; farli incontrare durante l’evolversi della storia, addirittura fino a a toccarsi e in varie occasioni lottare tra loro per  affermare la supremazia dell’ uno sull’altro. Per farlo ho completamente ignorato la convenzione cinematografica  corrente, secondo la quale il personaggio non può interagire con il suo doppio temporale. Questa e’ una scelta che non è  quasi mai stata fatta prima.

 

Utilizzando ogni anello temporale per approfondire la psicologia del protagonista, il film può sempre andare avanti e i flash back riprendono sempre dal presente in cui si trovava la scena precedente.

 


 

Data l’estrema complessità narrativa del film come hai risolto il problema della direzione degli attori?

 

Avendo solo 21 giorni per  effettuare le riprese non ho potuto provare le scene con i tre attori principali. Loro arrivavano sul Set avendo solo letto la sceneggiatura, l’unico che aveva un’idea chiara di come dovessero essere interpretate le situazioni ero io e quindi venivo tempestato di domande di ogni tipo prima di girare.

 

Tutti volevano sapere in quale parte della narrazione si trovava il rispettivo personaggio e come doveva reagire al partner e io dovevo ovviamente rispondere in maniera coerente spiegando quale esatto frammento della storia stavamo girando. Se qualcuno era già morto,  se appariva la prima volta ecc. Credo di essere riuscito a gestire bene la cosa come si può vedere dal film ma devo dire che anche  gli attori sono stati straordinari a offrire sempre la giusta razione, come da copione, a quello che accadeva in scena.

 

Qual è o quali sono i tuoi registi preferiti come punti di riferimento.

 

Io sono cresciuto in una paesino ungherese e quindi non avevamo neache la TV, per cui ho imparato a fare cinema non seguendo la formazione accademica ma semplicemente vedendo i film al cinema e soprattutto i making of delle opere di Spielberg e Ron Howard che sono i miei preferiti anche se amo anche Tarantino, Davind Linch, e altri.

 


 

E tra gli Ungheresi chi consideri un modello?

 

Ovviamente conosco e rispetto i registi ungheresi ma tra di loro sono considerato il meno ungherese di tutti proprio perché non credo di avere niente in comune con le loro poetiche. Mi sento molto diverso da loro per un mio diverso back ground e perché sono orientato più su quello che succede fuori dall’Ungheria.

 

Che percorso distributivo sta avendo questo film, quando potremo vederlo in Italia o altrove nelle sale Europee?

 

Il film è uscito in Ungheria l’anno scorso ma appunto essendo né particolarmente Hollywoodiano nè tipicamente Ungherese non è stato molto visto e quindi ha avuto un successo limitato in patria. Per quanto riguarda l’Italia e l’’Europa sono speranzoso e comunque devo dire che abbiamo già venduto parecchio in Asia. Essendo stato recentemente trasmesso dalla TV nazionale HBO, il film sta però crescendo di audience anche nel mio paese e quindi mi aspetto continui a farlo anche fuori.

 

Un aneddoto riguardante le riprese che vuoi aggiungere?

 

Nel film c’è uno scontro molto spettacolare tra due auto ma una di esse non si era sufficientemente danneggiata rispetto all’effetto che volevo dare e così i ragazzi della troupe hanno provveduto loro con delle mazze a finire il lavoro proprio come andava fatto.

 


 

Progetti futuri?

 

La mia sfida è di misurarmi con ognuno dei generi cinematografici anche se non credo molto alla suddivisione del Cinema in generi: tutto è Genere e niente lo è. Ad ogni modo ho già in lavorazione tre sceneggiature: Un Musical, una Commedia e un altro Film di Fantascienza molto serio, tutti per il cinema.

 

Mi piacerebbe tanto avere una carriera simile a quella di Sodeberg, sempre indaffarato a sfornare un film all’anno di contenuto sempre diverso.

 

Questa sera al Teatro Miela, la consegna del Premio Urania D’Argento a Sergio Martino, anche lui come Sodeberg- e in futuro auguriamo anche a Madarasz- , protagonista di una carriera che esplorato tutti i generi.

 

Al Trieste Science+Fiction Festival l’Oscar della fantascienza europea di V.B. 

 

 


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