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24/11/24 ore

Blade Runner 2049, di Denis Villeneuve. Replicanti o esseri umani?



Blade Runner 2049, di Denis Villeneuve, è un sequel del cult movie del 1982 di Ridley Scott con omonimo titolo (tratto dal romanzo “Do Androids dream of Electric Sheep? ” di P. K. Dick) che ci descrive la Terra nell’anno 2019 resa invivibile da inquinamento e guerre. Un’avanzata tecnologia ha consentito a esseri umani più forti e istruiti di trasferirsi in colonie nell’extramondo spaziale e di creare androidi, i replicanti.

 

Usati come forza lavoro, dotati di capacità intellettuali e grande forza fisica, ma con una longevità limitata a soli 4 anni (per impedirne ulteriori progressi), gli androidi se si ribellano e cercano di sopravvivere con la fuga, vengono eliminati da agenti speciali chiamati blade runner.

 

Sei replicanti del modello più evoluto, guidati da Roy Batty, si rifugiano a Los Angeles, ma vengono scovati dall’agente Rick Deckard (Harrison Ford) che ha l’ordine di ucciderli. Tra loro c’è anche Rachael: Rick si innamora di lei e cerca di salvarla. Del finale del film di R. Scott esistono due versioni: nella prima Deckard riesce a fuggire con Rachael, nella seconda aleggia il dubbio che anche lei sia stata eliminata.

 

In Blade Runner 2049dopo 30 anni la storia continua conl’agente K (Ryan Gosling), replicante di ultima generazione, il quale dà la caccia ai vecchi Nexus imboscati. Dopo aver ucciso l’androide Morton, sotto un albero rinsecchito in una terra arida e desolata, scopre una scritta con la data 6/10/21 e i resti di una donna androide morta dopo aver partorito.

 

I suoi capi gli ordinano di trovare l’essere generato da tale androide e di ucciderlo per non turbare l’ordine basato sulla separazione tra androidi e umani e non consentire un ulteriore livello evolutivo ai replicanti. Si scatena una doppia caccia, poiché anche Neander Wallace (Jared Leto), capo del nuovo laboratorio scientifico che sta creando più perfetti e longevi replicanti, vuole scoprire come gli androidi possano riprodursi.

 

Tra colpi di scena, lotte, uccisioni, appaiono sullo schermo scene contrastanti con luci e colori diversi (eccellente fotografia di Roger Deakins): lande grige e deserte e vecchi edifici del passato si alternano a immagini colorate e vivaci di una moderna e corrotta Los Angeles, oppure a fredde asettiche atmosfere di edifici megagalattici in cui i capi agiscono, imponendo ad umani e androidi il loro potere con l’aiuto di progressi tecnico-scientifici.

 

Ma qualcosa sfugge al loro controllo: l’amore che ha unito Deckard e Rachael, consentendo loro di generare una nuova vita, e i sentimenti umani che nascono nell’agente K, pronto a sacrificare la propria vita per proteggere Deckard e sua figlia, finalmente ritrovata, agevolando così l’evoluzione dei replicanti.

 

Anche nel Blade Runner di R. Scott, il replicante Roy Batty (Rutger Hauer) preferisce morire salvando la vita del suo persecutore Dekard e ci stupisce con un sentito discorso: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire”.

 

I due film fanno riflettere sul significato stesso della vita e su cosa sia reale progresso, sollecitando interessanti domande: “Il progresso scientifico è ‘vero’ progresso? Chi può essere considerato un ‘vero’ essere umano? È dunque possibile un’evoluzione generata da amore e sentimenti?”.  Gli interrogativi dei due film sono gli stessi, anche se riflettono tempi diversi: più breve ed essenziale l’operadi R. Scott, troppo lungo e ridondante di effetti speciali il film attuale, notevole comunque per il cast di attori in cui ritroviamo H. Ford e tra i produttori  Ridley Scott.

 

Letteratura e cinema confermano i loro stretti legami anche nell’interesse verso la fantascienza che spesso anticipa eventi futuri e progressi reali della scienza, basti pensare alle opere di G. Verne, G. Orwell, H.G. Wells. Non dimentichiamo, infine, che anni fa fece scalpore il caso della pecora Dolly e si parlò allora di possibile clonazione estesa agli esseri umani.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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