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23/11/24 ore

Silence, di Martin Scorsese. Il silenzio di Dio, tra persecuzioni e atroci torture



Martin Scorsese ancora una volta dimostra di essere un grande maestro del cinema con il suo nuovo film, Silence tratto dall’omonimo romanzo storico di Shüsaku Endö che racconta le crudeli persecuzioni subite dai cristiani nel periodo Tokugawa, nella prima metà del secolo XVII in Giappone.

 

L’azione inizia nel 1633, quando due giovani gesuiti portoghesi, Padre Rodrigues (Andrew Garfield) e Padre Garupe (Adam Driver), decidono di recarsi in Giappone per cercare Padre Ferreira (Liam Neeson) e indurlo a difendersi dall’accusa di apostasia, cioè di aver rinunciato alla sua fede per sfuggire alle persecuzioni.

 

Una volta arrivati sul posto, Kichijiro (Y. Kubozuka), contadino cristiano ubriacone, vigliacco e traditore, li guida alla ricerca di Ferreira attraverso un percorso irto di pericoli in cui assisteranno ad atroci torture inferte a umili contadini cristiani, fermamente decisi a non abiurare: oppressi e trattati come bestie da un regime totalitario, essi trovano nel messaggio cristiano un’opportunità di riscatto nella promessa di una vita eterna.

 

Alla fine anche i due giovani preti verranno catturati, ma la loro sorte sarà ancora più crudele: ricattati dall’inquisitore, avranno sulle loro spalle il peso di una grave responsabilità, poiché dal loro consenso o rifiuto all’abiura dipenderà la vita o la morte di centinaia di cristiani. In effetti l’inquisitore considera il cristianesimo una religione pericolosa da estirpare e pertanto pensa che se i sacerdoti, costretti all’apostasia e all’integrazione, non moriranno da martiri, finalmente la nuova religione potrà essere  completamente sradicata dal paese. Dal punto di vista giapponese, l’attività missionaria è considerata inglobata in un sistema colonialistico, poco rispettoso della cultura locale

 

Sarà Padre Rodrigues che dovrà sopportare maggiormente le sofferenze, i dubbi e la solitudine più lancinante in cui gli apparirà insopportabile il “silenzio di Dio” di fronte a tante atrocità: benché invocato nella disperazione, Dio non gli indica una via, nemmeno quando sarà messo di fronte al ritrovato Padre Ferreira, divenuto apostata per salvare i suoi seguaci da torture e morte: sarà del tutto solo nel dover decidere e alla fine in quei tragici momenti capirà che non sempre è così netta la separazione tra bene e male.

 

Un film possente e intenso che scava profondamente nell’animo dello spettatore, soprattutto se cristiano, un film in cui i parallelismi tra passato e presente sono rintracciabili, dal momento che tutta la storia dell’Umanità è attraversata da divisioni e intolleranze culturali e religiose, sulle quali da secoli soffia violento il vento del Potere politico e religioso che tutto strumentalizza, fomentando violenti fondamentalismi, feroci persecuzioni, chiusure ideologiche, costruzione di barriere, muri, incomunicabilità e quant’altro.

 

Bravi gli interpreti (in particolare A. Garfield), magnifiche le scenografie di Dante Ferretti (con la ricostruzione di villaggi settecenteschi in spettacolari paesaggi naturali di incomparabile bellezza), la sceneggiatura di Scorsese e Jay Cocks, la fotofrafia di Rodrigo Prieto, la colonna sonora di K. A. Kluge e Kathryn Kluge.

 

Così in un’intervista il regista.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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