Il film 3 Generations - Una famiglia quasi perfetta (titolo in inglese (“About Ray”), diretto da Gaby Dellal, presentato in anteprima al Toronto International Film 2015, racconta la storia di un’adolescente alla ricerca della propria identità.
Ramona si sente maschio e si fa chiamare Ray, indossa abiti maschili e gira in skateboard per le vie di New York: decide pertanto di intraprendere le necessarie cure mediche per cambiare sesso, ma per farlo serve il consenso di entrambi i genitori, per cui sua madre è costretta a ricontattare il padre Craig, suo ex compagno.
Craig (Tate Donovan) che ha abbandonato Ramona da piccola, pur avendo ormai un’altra famiglia, si sente scosso per ricomparsa della figlia nella sua vita e turbato dalla sua decisione, così in un primo momento rifiuta di dare il consenso al processo di mutamento di sesso.
É importante rilevare che Ramona/Ray (Elle Fanning) vive in una famiglia tutta “al femminile”, composta da sua madre Maggie (Naomi Watts) e da due lesbische, nonna Dolly (Susan Sarandon) e la sua compagna Frances (Linda Edmond).
A questo punto scattano interessanti colpi di scena, in stile comico-drammatico, che comunque porteranno ad una felice conclusione della vicenda con ripresa di positivi contatti umani e recupero di sentimenti in questa particolare “famiglia allargata”.
È evidente che nelle intenzioni della regista i tre personaggi principali della storia rappresentano tre epoche e tre generazioni diverse: Dolly, nonna lesbica e femminista degli anni ’70 che non vede la necessità di affrontare pericolose cure mediche poiché “si è come ci si sente dentro”, Maggie madre “confusa” con vari amanti a cui è mancata una figura paterna, e Ramona/Ray che vivendo in una famiglia tutta al femminile, decide di diventare maschio in un’epoca in cui, grazie ai progressi scientifici, si cerca anche una reale trasformazione a livello fisico.
Il film si avvale di tre brave interpreti (E. Fanning, N. Watts, S. Sarandon) e di una buona sceneggiatura (Nikote Beckwith). Belle le immagini di New York (fotografia: David Johnson), coinvolgente la colonna sonora (Michael Brook).
Ecco un’intervista alla regista.
Giovanna D’Arbitrio