di Vincenzo Basile
La giornata più ricca di “Primo Piano sull’autore”, la rassegna cinematografica promossa e condotta da Franco Mariotti che si è svolta dal 23 al 28 novembre , è stata caratterizzata in mattinata dal convegno "Il cinema nel web e nei social network fino alla rivoluzione di Netflix". Oltre che dell’ inarrestabile espansione del web come veicolo di promozione, distribuzione e più in generale di mercato, si è discusso dell’avvento di Netflix, la nuova piattaforma on line appena affacciatasi in Italia per sondarne la ricettività commerciale e valutarne i futuri, eventuali sviluppi.
“Netflix, e più in generale i social – ha sintetizzato Alberto Farina responsabile del palinsesto di Rai Movie - esprimono il desiderio di poter vedere ciò che vuoi, quando vuoi. Cercare di impedire tutto questo è come tentare di svuotare il mare con una forchetta”. Altri, meno convinti della new entry, hanno sottolineato come il pubblico dei social network sia avvezzo soprattutto a una fruizione usa e getta che,lontano dal potersi definire veicolo di cultura, allarga a dismisura la platea condensando al ribasso gli umori del momento.
Federico Pontiggia ha ridimensionato sia l’entità dell’impatto economico di Netflix Italia che l’interesse contenutistico del suo apporto. Il confronto, già dall’inizio animato, ha cominciato poi a surriscaldarsi quando il critico del fatto Quotidiano ha denunciato come gran parte della stampa specializzata si sia prestata a mostrare al pubblico una rivoluzione mediatica e una democratizzazione della fruizione che è solo percepita e della quale Netflix rappresenta solo l’ennesimo malinteso.
Il giornalista ha poi paventato il rischio di una drammatica svalutazione del ruolo e della funzione della critica cinematografica a causa di un massiccio accesso a internet (attraverso Facebook ma anche alla stampa scritta), di una quantità di critici improvvisati, sprovvisti degli strumenti necessari a un’attività che esercitano quasi sempre gratuitamente e che li porta a raggiungere e disinformare, sempre grazie al web, un pubblico sempre più vasto.
Su quella scia, l’intervento di Laura Delli Colli ha efficacemente focalizzato l’attenzione sull’altra grande piaga dell’informazione di settore: quella costituita dall’ingannevole quanto opportunistica commistione tra critica cinematografica e promozione commerciale. La strategia di marketing messa in atto, in Italia e all’estero, dagli uffici Stampa delle grandi Compagnie televisive e cinematografiche con la complicità di professionisti di consolidata notorietà ma di discutibile deontologia professionale.
Che anche riguardo al Cinema sia dunque ormai ineluttabile non solo sollevare ma soprattutto affrontare la cosiddetta questione morale lo ha confermato non solo alla stessa Cavani, nel frattempo arrivata in sala insieme a Italo Moscati, ma anche Renzo Rossellini. Il quale ha rilevato come suo padre considerasse molto positivamente il capillare incremento della fruizione televisiva, per il contributo che poteva dare alla diffusione della cultura, non solo nel cinema, ma in tutto il panorama artistico.
Aggiungendo, per rimanere in tema di contiguità tra le arti, che quando Roberto Rossellini vide ‘La strage degli innocenti” nella cappella degli Scrovegni a Padova, osservando la prima lacrima umana dipinta su un volto, qualificò Giotto come il precursore del Neorealismo. Oggi il sogno di Renzo è quello di diffondere via internet e gratuitamente, l’opera omnia del padre, meglio se doppiata nelle principali lingue europee. Sollevando immediatamente la protesta di chi, tra i presenti, vive di quell’indotto che dovrebbe farsi carico dell’operazione.
Dopo il convegno, nel pomeriggio, la conferenza stampa dell’ospite ufficiale, Liliana Cavani.
La regista e il suo cinema, veri protagonisti della rassegna che, attraverso l’intervento delle maestranze presenti, l’ha insignita della cittadinanza onoraria di Assisi. Giornalisti, studiosi, critici, attori, registi, scrittori e sceneggiatori, si sono confrontati sul valore e la portata della produzione della regista emiliana.
Laura Delli Colli, l’ha definita “un’autrice spesso discussa ma capace di anticipare i tempi”. Come hanno sottolineato Orio Caldiron e Masolino D’Amico, con il film “La Pelle”, la Cavani è riuscita ad “precorrere quell’opera di riscoperta e di valorizzazione di cui sta attualmente beneficiando l’omonimo romanzo di Curzio Malaparte, fiore all’occhiello di casa Adelphi”.
“Se all’epoca di Omero fosse esistito il Cinema sarebbe stato lui il più grande cineasta del tempo”, ha esordito la regista . “Studentessa a Bologna, per tradurre l’Iliade mi ero impadronita del greco antico al punto di leggerlo come il giornale. Posso dire che il mio cinema deriva dal piacere di vedere ciò che Omero faceva vedere con la sua capacità di descrivere gli odori, i rumori, persino la polvere dei luoghi di cui scriveva”.
E partono i ricordi della cineasta, a volte aneddotici, altre sconcertanti, sempre emblematici del rapporto tra Poteri e Cultura, in Italia e altrove.
“Finito di girare e montare, l’uscita ufficiale del film I Cannibali per volere del produttore Bob Edwards (“Gli italiani sono bigotti, la butteranno subito in politica, proviamo con la Francia”, disse), fu dirottata da Venezia, dove era naturalmente destinato ma dove sicuramente lo avrebbero demolito, a Cannes dove invece trionfò. Pensavamo di aver fatto un film d’essai ma sorprendentemente oltre che in Francia ebbe un successo immediato anche nel resto d’Europa.
Durante il festival andavo tutti i giorni presso la sede di Le Monde per rispondere alle domande dei critici internazionali. Tanto che la Gaumont americana, sorella maggiore (in quanto finanziata dai petrolieri americani) di quella francese che l’aveva prodotto, lo volle immediatamente distribuire in USA.
Ma ad un condizione: che cambiassi il finale drammatico risparmiando la vita alla protagonista. Antigone, titolo originale del film, non doveva morire. Volevano assolutamente il lieto fine tipicamente Hollywoodiano.
Al mio netto rifiuto alzarono la posta fino a offrire una cifra superiore al costo complessivo dell’opera. Io, nonostante cercassi di convincerli dell’evidenza che, trattandosi di un’antica tragedia greca, era un’operazione assolutamente impraticabile, oltre che a vari livelli, aberrante, non riuscii a farli desistere e non se ne fece più niente.
Quando Bob Edwards lo seppe ne fu naturalmente contrariato ma ormai era andata.
Qualcosa di simile accadde, sempre con gli americani, a proposito di La Pelle. A loro non era piaciuto che i militari americani apparissero come semplici occupanti. Volevano vedersi liberatori ma nella realtà storica non era andata affatto così. Essi facevano parte di una compagine molto eterogenea di vari eserciti. Che tutti insieme, nella Napoli occupata, componevano un’arena di culture.
La “vergine di Napoli” (come confermato dal musicista napoletano De Simone, coautore della colonna sonora) non fu una mia invenzione o di Malaparte; esisteva davvero, così come il fenomeno delle madri che affittavano le bambine ai soldati. Che poi fosse giusto raccontarlo è un altro discorso ma era tutto vero e documentato. Così come l’esercito Greco che conquistò Troia proveniva in realtà da tutte le isole dell’arcipelago, da Rodi alla Macedonia.
Il Portiere di Notte, apprezzatissimo in Francia e altrove, appena uscito in Italia venne immediatamente bloccato dalla Censura. All’epoca venni infatti convocata dalla commissione apposita, formata da un magistrato, da un prete, uno psicologo e un insegnante. “Abbiamo deciso di vietare il film ai minori”. Io ero incredula; chiesi il perché di tale decisione. “C’è una scena di sesso inaccettabile”. Faccio io, “quale ?” “ e’ quella in cui Charlotte Rampling fa l’amore stando sopra Dirk Bogarde”. Io rispondo “ma… capita!”.
Niente da fare: vietato ai minori di 18 anni. Passarono pochissimi anni e il cinema porno trionfò ai botteghini.
“Progetti futuri?” Chiede qualcuno tra il pubblico; “Tanti ma fumosi” - risponde la regista- “non merita parlarne. Ci sono varie cose a cui ho lavorato e che poi non ho fatto. Ma non ho rimpianti.
Direi proprio di no. Come mi diceva Alberto Moravia-se delle cose non vanno in porto è perché
non si devono fare- …L’impegno profuso sarà comunque sicuramente servito ad educarmi”.
Vi è stata poi la consegna dei Premi intitolati a Domenico Meccoli, cofondatore insieme all’attuale patron Mariotti, della rassegna assisana.
Premio alla Carriera: Alessandra Levantesi;
Critico cinematografico: Federico Pontiggia;
Giornalista o critico televisivo: Stefano Masi (Rai);
Giornalista Cinematografico: Stefania Ulivi;
Giornalista o critico radiofonico: Luca Pellegrini (Radio Vaticana);
Quotidiano o Periodico specializzato: Bianco e nero;
Quotidiano o Periodico non specializzato: MicroMega;
Magazine on-line di cinema: Diari di Cineclub;
Libro sul Cinema di Autore Italiano: ex aequo a:
“Antropocinema. La saga dell’uomo attraverso i film di genere”, di Andrea Guglielmino (Golem Libri) e
“Esordi italiani”, a cura di Pedro Armocida (Marsilio);
E-book sul cinema: “Invito al cinema. Le origini del manifesto cinematografico italiano (1895-1930)”, di Roberto Torre ed. EDUCatt Università Cattolica;
Premio speciale della giuria a Laura Delli Colli per il suo costante impegno nella promozione del cinema e per la sua etica professionale.