di Vincenzo Basile
A vederlo, nei giorni scorsi, la stampa specializzata si era chiesta in coro come mai Desde Allà fosse stato ammesso in concorso dai selezionatori. Eppure il suo regista Lorenzo Vigas, ha vinto il Leone D'Oro. Sull'eccellente prestazione di Catherine Frot in Marguerite nessuno aveva posto la minima riserva. Eppure, la Coppa Volpi per la Miglior Attrice è andata a una Valeria Golino all'altezza ma… non certo di quel Premio.
I film che a vario titolo e livello erano (circostanza più unica che rara) unanimemente ritenuti meritevoli erano quelli di Atom Egoyan (Remember), Amos Gitai (Rabin the last day), 11 MINUT (Jerzi Skolimowski), Behemoth (Zhao Liang), Aleksandr Sokurov (Francofonia), Xavier Gannoli (Marguerite) e Le Clan di Pablo Trapero.
Solo l’ultimo della lista ha ricevuto il legittimo riconoscimento.
Ignoti rimangono le ragioni della scelta, nonostante la motivazione ufficiale della giuria, a beneficio dell'esordiente venezuelano Desde Allà.Che abbiano i giurati voluto commemorare l'exploit del Leone d'Oro 2005 andato a Brokeback Mountain? Le tematiche (Queer) giustificherebbero l’opzione, la qualità però è e rimane assolutamente incomparabile.
Inattesi anche i due riconoscimenti andati al francese L'Hermine di Christian Vincent (nonostante l’appropriato Fabrice Lucchini e una sceneggiatura rimarchevole). Per quanto concernegli altri italiani in concorso, a parte la suddetta terza Coppa Volpi consecutiva al femminile (seconda in carriera per la Golino, dopo quella dell’86), il quartetto Guadagnino, Bellocchio, Messina e Gaudino, torna sano e salvo a casa dopo il naufragio lagunare, emulando così l'impresa di Cannes degli esimi colleghi Garrone, Moretti e Sorrentino.
All'argentino El Clan la 'medaglia (Leone) d'argento' alla miglior regia, questa si meritatissima, davanti al discreto Anomalisa di Kaufman.
Uno solo il capolavoro visto nelle sale, il fuori concorso HUMAN di Yann Arthus Bertrand, autore degli indimenticabili, meravigliosi panorami, forse i più incantevoli della storia della fotografia, di cui sono ricchi i suoi illustratissimi libri. "Sono un uomo fra sette miliardi di altri uomini. Negli ultimi 40 anni ho fotografato il nostro pianeta e la diversità umana, e ho l'impressione che l'umanità non stia facendo alcun progresso. Non sempre riusciamo a vivere insieme... Perché?"
Così si presenta il fotografo e regista aereo Yann Arthus-Bertrand parlando del suo ultimo film, immensamente bello e straziante. Una collezione di paradisi naturali che l’artista, mediante magistrali inquadrature, estetizza fino a renderli degni di omaggio all’interno di un ideale museo planetario. A quelle si alternano i video-ritratti di uomini, donne e bambini, trasformati in micro interviste di qualche decina di secondi ciascuno; resoconti e storie di vita della gente più disparata. Un quindicenne afro-americano che ha scoperto l'amore solo quando è finito in prigione, a vita; una donna ebrea che è stata salvata, e poi cresciuta, dalla famiglia di un soldato tedesco durante la Shoah; una donna mussulmana sopravvissuta, chissà come, alle coltellate del marito; un padre palestinese che ha visto la figlia uccisa da un soldato israeliano; un papà israeliano che ha perso la figlia in un attacco suicida perpetrato da un palestinese. Un ragazzino brasiliano che, abbandonato per strada all’età di 7 anni dai genitori afferma, in tutta serenità di non aver paura neanche della morte e, in chiusura, un indigeno del Mali in tenuta da combattimento che invita tutti a venirlo a trovare nella sua poverissima capanna ai margini della giungla.
Principalmente un film sull’insensatezza della guerra e sull’interrogativo più imbarazzante che oggi dobbiamo porre alla nostra coscienza: ” Come sia possibile che in paesi civilizzati come i nostri si uccidano ancora dei bambini...”.
Grazie anche al sostegno della Bettencourt Schueller Foundation, è stato dichiarato il giorno di Human. Simultaneamente il film sarà programmato in contemporanea al festival di Venezia, come alle Nazioni Unite a New York, in presenza del Segretario Generale Ban Ki-moon e poi diffuso su YouTube, tradotto in sei lingue. Tutto ciò “per creare un dialogo mondiale sulla nostra umanità. Che forse riuscirà ancora a salvarsi”.
Sia il Caso o l'anniversario poco importa: a quarant'anni dalla sua uscita nelle sale e dalla scomparsa del vituperato regista, Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, liberamente ispirato all'omonimo romanzo di De Sade, è il vincitore nella sezione "Film Classici Restaurati". Per diventare “Classico” c’è poco da fare o polemizzare: un film deve avere l’allure del Capolavoro. In effetti da alcuni anni P.P.P. è destinatario di una negligente, quantomeno tardiva santificazione. Ciò nonostante sia stato forse l'unico regista italiano ad esser riuscito a coniugare autorialità e riscontro commerciale. Di questi tempi indubbiamente la qualità più desiderabile, apprezzabile ed encomiabile che a un regista possa essere riconosciuta. Come testimoniato dal documentario Alfredo Bini L'ospite inatteso, il produttore che credette nel suo esordio (Accattone, 1961), nonostante il parere tenacemente contrario di Fellini.
Il PALMARES 2015:
Leone d'oro: Desde allá di Lorenzo Vigas
Leone d'argento per la miglior regia: Pablo Trapero per El Clan
Gran Premio Speciale della Giuria: Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson
Premio Speciale della Giuria: Abluka di Emin Alper
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Valeria Golino per Per amor vostro
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Fabrice Luchini per L'hermine
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Abraham Attah per Beasts of No Nation
Premio per la migliore sceneggiatura: Christian Vincent per L'hermine
Orizzonti, miglior film: Free in Deed di Jake Mahaffy
Orizzonti, migliore regia: Brady Corbet per The Childhood of a Leader
Orizzonti, premio speciale della giuria: Boi Neon di Gabriel Mascaro
Orizzonti, migliore interpretazione maschile o femminile: Dominique Leborne in Tempête
Orizzonti, miglior corto: Belladonna di Dubravka Turic
Leone del Futuro - Venezia opera prima Luigi De Laurentiis: The Childhood of a Leader di Brady Corbet
Venezia Classici - Miglior documentario sul cinema: The 1000 Eyes of Dr Maddin di Yves Montmayeur
Venezia Classici - Miglior classico restaurato: Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini
Leone d'oro alla carriera: Bertrand Tavernier.
“Arrivederci al 31 agosto 2016 per Venezia 73”, parola del Presidente Baratta che insieme al Direttore della Mostra, Albero Barbera è stato riconfermato, per il prossimo triennio.