La storia: l'ex brigatista Giovanni Senzani e Pippo Del Bono percorrono insieme ma ognuno col suo passo, il cammino di dolore e perdita che inizia dalla morte delle persone a loro più care. Per il primo la compagna, per l'uomo di teatro, la madre.
S'inizia da una fine, il funerale a Bologna di Prospero Gallinari. In quella occasione i sopravvisuti ai cosiddetti "anni di piombo" si reincontrano dopo una lontananza che data dalla fine della militanza. "Non ci vedevamo dai tempi della clandestinità e lì abbiamo tutti preso atto della fine di quella storia e che quel funerale era anche quello di Moro, di quell'ideologia e di un'epoca".
"Rimpiango solo di non aver indicato ai militanti, in 48 ore, il tempo massimo di resistenza alle sevizie cui sarebbero potuti andare incontro durante gli interrogatori, perché i corpi e le anime reagiscono in maniera diversa a quel tipo di scontro". Per completezza storica viene raccontata l'esperienza delle torture, subite durante i cinque giorni seguiti alla sua cattura, come espressione della "degenerazione dello Stato che rispecchia quella del Movimento" di cui era ai vertici.
"E comunque nonostante i quindici anni fuori dal carcere siamo ancora smarriti riguardo quel passato di cui non c'è proprio nulla di cui avere nostalgia" ammette Senzani.
Il suo giudizio su quei fatti è rivolto a una giovane donna, tra il pubblico della conferenza stampa, che mostrava di conoscere e dar rilievo a quel periodo storico, seppur venuta al mondo svariati anni dopo quegli episodi.
Nel film oltreché di terrorismo e di buddismo si parla di, e si vedono anche, L'Aquila e le promesse fatte dalla politica e fino a oggi tradite.
E dell'agonia della madre di Del Bono, fervente devota della Madonna di Medjugorie e dei fenomeni ad essa collegati. La si vede gradualmente deperire confortata dall'affetto del figlio che le tiene le mani, l'accarezza, le parla fino all'estremo momento in cui, dopo una struggente chiacchierata telefonica con il nipotino, chiude per sempre gli occhi. Per sette lunghissimi minuti l'obiettivo ne inquadra la salma composta nella camera ardente. Un cadavere, semplicemente.
E poi la sistemazione nel sarcofago che verrà meticolosamente sigillato a norma con lo stagno e trasferito all'estrema destinazione.
La provocazione, che in quanto tale è discutibile, ha funzionato, ed è proprio da questa scena che partono gli attacchi polemici contro il film, il suo autore e il comprimario, l'ex guerrigliero.
Sulla mancanza di pudore per le riprese "pornografiche" della morte della madre osserva qualcuno, sulla mancanza di pietà verso Roberto Peci (ucciso per rappresaglia contro il fratello Patrizio, primo pentito BR e delatore nelle indagini del Generale Della Chiesa) di cui Senzani confessa l'esecuzione.
A tutti e per tutti risponde Pippo del Bono: "Come si può ancora scandalizzarsi per Senzani e allo stesso tempo rimanere indifferenti all'atteggiamento dello Stato riguardo lo stragismo di Bologna, Milano, Ustica, alle migliaia di morti delle migrazioni forzate imposte dalla disperazione o dalle guerre, dall'emergenza AIDS per cui continuano a morire migliaia di persone che non hanno i mezzi per comprarsi,come me, dei farmaci che costano 1500 euro a scatola per sopravvivere mentre c'è un vaccino anti AIDS che non si riesce a commercializzare per i veti delle majors farmaceutiche che ne bloccano produzione e distribuzione.
Come può la morte di una madre che proprio in quanto defunta smette di essere mia madre diventando La Madre di tutti essere considerata pornografica? Pornografica è la falsità imperante, la televisione delle soubrettes e del grande fratello, sono le menzogne della grande disinformazione...
Non se ne può più di un certo tipo di ipocrisia tipicamente italiana che è quella che si fonda sulla menzogna come patto accettato, sia dalla politica che da parte di una chiesa sempre più compromessa con il malaffare economico, con la politica e con le sue perversioni sessuali".
"Io da bimbo non giocavo nemmeno con le pistole ad acqua perché mi facevano impressione, piuttosto giocavo con le bambole e il mio percorso personale, la mia formazione è lontanissima da quella di Senzani ma davvero non è mai venuto in mente a nessuno di voi,per un momento, di prendere in mano le armi per cambiare le cose, davanti a quello che di ingiusto accade al mondo? Che bravi questi buoni moralisti! Insegnatemi, vi prego. Possibile che nessuno abbia mai, anche solo per un attimo pensato a una reazione estrema al male? Male che non è in un'ideologia o in qualsiasi altro fattore in sé ma è proprio insito nell'Uomo! Persino in Shakespeare... non è Enrico IV a uccidere è l'Uomo che uccide!"
A chi gli contesta un difetto di coerenza dovuto alla sovrabbondanza dei temi posti "Io rivendico la mia assoluta indifferenza, anzi l'ostilità verso il politicamente correttose questo è basato sulla rappresentazione politica, sociale, mediatica che è sotto gli occhi di tutti. A me interessa la poesia in quanto squarcio di verità. E non è importante per me il Capire perché ciò comporta quasi sempre l'uccidere i contenuti".
"Le riprese con il telefonino e la piccola Canon vogliono essere un modo per me e mia madre di toglierci le maschere e svelare il dolore. Incontenibile, quello del figlio per la madre che, come diceva Pasolini, ti fa nascere ma ti uccide allo stesso tempo,dandoti e riprendendosi la tua libertà. Ma anche per mostrare come si possa fare un film con un budget minimo e ottenere un potente effetto drammaturgico. Se dovessi fare un film per raccontare l'Italia di oggi certo userei delle cineprese pazzesche, dei filtri luce pazzeschi, il massimo in termini di tecnologia ma trattando di cose come queste era necessario fare tutto così com'è stato".
Chiede a Bobo, uno dei suoi attori storici, diversamente normali, di intervenire e lui comunica attraverso i suoi disarticolati vocalizzi il prodotto di quarantacinque anni di segregazione manicomiale o, in altre parole, di Psichiatria Clinica.
"La sacralità della vita la trovi guardando nella profondità degli occhi dell'interlocutore, atto che è molto più profondo del giudizio o della morale". "Nessuno può fuggire dalla vita neanche attraverso la morte, l'ho imparato dal buddismo.Il bene è radicale nella vita e il male che è storico".
La riflessione è aperta. Non è (anche) a questo che servono i Festival?
Altro candidato al Pardo Internazionale (o a quello per l'Opera Prima) il francese Tonnerre.
Lui è un cantante-chitarrista rock non ancora famoso in ritiro per esigenze di bilancio a Tonnerre, pittoresco paesino natale dalla grande tradizione vinicola, dove lo accoglie un padre piuttosto "alternativo". Lei un'apprendista giornalista che lo incontra per intervistarlo.
Ed è subito passione nonostante lei abbia un'altra storia ...in pendenza. Fatti e misfatti si concatenano a pieno ritmo ma è il cuore il motore dell'azione.
Per il suo esordio nel lungometraggio, Guillaume Brac si affida al volto pulito di Solène Rigot e, soprattutto, all’aria stranita di Vincent Macaigne, un attore con dei precedenti nei cortometraggi che lo hanno rivelato.
È lui il cantante di mezz’età che si ritrova coinvolto nella storia che sta attraversando ma che è deciso però a prendere in mano.
Costi quel che costi. Una storia d’amore assoluta come quella dei film americani ma ambientata in Borgogna e innaffiata non dal solito Whisky ma dall'inimitabile Chablis.
Prosit!
Vincenzo Basile
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