203.395 persone che vivono nella Capitale da un mese vivono il dramma della raccolta differenziata. Sembrerebbe un paradosso, eppure è proprio così: a Roma la raccolta differenziata, se guardiamo alla vivibilità del quartiere, è veramente impossibile farla. O almeno questo è quanto si vorrebbe far passare.
Poco meno di un mese fa il Municipio IV di Roma Montesacro ha avviato il piano di raccolta differenziata: il 19 novembre Ama ha installato i nuovi cassonetti stradali (cinque invece che i classici tre: organico, carta, plastica/metallo, vetro e indifferenziato) nella municipalità di Roma nord; da quel giorno gli abitanti vivono un incubo di inciviltà tutto istituzionale.
"Non sono abituati con la differenziata", sentenziano alcuni addetti e gli amministratori Ama: "per questo motivo nei cassonetti continua ad essere gettato di tutto indiscriminatamente o, alternativamente, i sacchetti vengono lasciati fuori dai cassonetti o peggio nelle aiuole: evidentemente ai residenti pesa aprire il cassonetto". Può essere. Ma forse non è proprio così.
La verità staa 579km più a nord, a Milano, dove il 26 novembre scorso è partita la raccolta differenziata dell'umido (rifiuti organici, si preventiva di raccoglierne 41kg pro-capite l'anno) per 168.000 famiglie meneghine da Brera (centro) a Lorenteggio (periferia sud-est). Un numero verde, una guida con le indicazioni per il corretto smaltimento di 100 materiali diversi, il kit con un cestello areato da 10 litri e una prima fornitura di sacchetti compostabili forniti a tutti i cittadini coinvolti, in modo che possano da subito avviare la raccolta differenziata domestica.
Un iter che si conclude, per il cittadino, all'interno del proprio condominio, in cui Amsa (la municipalizzata milanese dei rifiuti) avrà accesso per la raccolta puntuale porta a porta.
La differenza è tutta qui, nell'atteggiamento: "Siamo consapevoli che Milano è una realtà complessa da gestire", ha detto il presidente di Amsa Sonia Cantoni, parafrasando la classica scusante istituzionale in terre capitoline "Roma è complicata" ma per difficoltà create, non congenite.
Una città supponente, che non segue il virtuosismo ma prosegue nel suo percorso di autoglorificazione inutile, stucchevole, banalmente popolare: la raccolta differenziata nel Municipio IV è l'evidenza del degrado istituzionale romano, l'emblema di come le cose non vanno fatte (è ormai una certezza in tutto il resto del Paese che la differenziata con i cassonetti stradali o con i punti mobili di raccolta non funziona, anzi crea degrado (nemmeno nei piccoli comuni, figurarsi nel caos romano).
Farsi 800 metri per buttare l'immondizia non è da città civile, mescolare il contenuto dei cassonetti tutto insieme e trasportarlo via tantomeno, così come da incivili è la modalità del cassonetto stradale (vere discariche a cielo aperto sparpagliate disordinatamente in giro per la città). C'è addirittura chi, visto l'andazzo del degrado nel Municipio IV, preferisce caricarsi in auto i propri rifiuti per buttarli nei cassonetti stradali in un'altro Municipio.
A fine anno Milano raggiungerà il 38% di differenziata, Roma (forse) arriverà al 26%: basta questo per rendersi conto che non è un problema di possibilità ma di volontà. A Roma quest'ultima non c'è o, in alternativa, viene fatta passare.
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