È stato anche Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Napoli.
È stato eletto alla Camera dei Deputati nella XII, XIII e XIV legislatura.
È stato Presidente della Giunta per le Autorizzazioni della Camera dei Deputati.
È stato Componente del Consiglio Superiore della Magistratura.
L’avvocato Siniscalchi è stato il mio maestro. È stato “l’Avvocato”. Se amo la professione lo devo a lui, ai suoi insegnamenti alla fortuna che ho avuto di potergli stare accanto per tanti anni, fin dal periodo della formazione. Tutto ciò che ho appreso lo devo a lui, alla sua straordinaria capacità di trasmettere valori senza mai salire in cattedra.
Nonostante fosse un assoluto fuoriclasse, dotato di capacità oratorie straordinarie, inimitabili e di raffinatissima sensibilità giuridica, faceva dell’umiltà il suo tratto distintivo. Era l’umiltà dei grandi, quella di chi non ha necessità di vivere un’aristocrazia intellettuale escludente, di chi arricchisce le esperienze professionali di quella umanità che conferisce ancora più empatia all’incontro, senza perdere mai in autorevolezza.
Il rapporto con gli assistiti, con i colleghi, con i magistrati, veri e propri “trattati di deontologia”. Il suo equilibrio, poi, era proverbiale anche nelle situazioni più turbolente e difficoltose. Un assoluto privilegio ascoltare le sue arringhe, vere e proprie opere di artigianato eccelso, moderne e appassionate.
Figlie di una cultura enciclopedica dalla quale attingeva con naturalezza nell’incedere elegante del suo ragionamento e della sua capacità di trovare chiavi di lettura originali, sempre in grado di cogliere i punti decisivi e determinanti.
E’ stato una guida per intere generazioni di avvocati e credo che chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo sia in grado di raccontare almeno un episodio sintomatico della straordinarietà del suo talento e della inconfondibile raffinatezza del suo stile. E lo stesso credo possano fare i numerosi magistrati con i quali ha condiviso tante giornate in ogni parte d’Italia.
Ora, mentre sto scrivendo queste poche righe, di getto e con un profondo senso di vuoto, penso a cosa avrebbe potuto dirmi se gli avessi sottoposto lo scritto; è stato sempre indulgente e credo che oggi, scrutando nel mio animo come solo Lui sapeva fare, lo sarebbe stato ancora di più.
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