Tre anni fa Stefano Cucchi moriva nel reparto per detenuti dell'ospedale Sandro Pertini. Sul suo corpo ematomi, ecchimosi, fratture. Dei tanti, troppi, segni di violenza, su uno in particolare, sulla colonna vertebrale, si è concentrato in questi tre anni il lavoro dei periti di parte civile e di quelli del Pubblico ministero.
Secondo questi ultimi, infatti, la lesione riscontrata (alla vertebra L3) risaliva al 2003, mentre la famiglia del geometra romano ha sempre sostenuto che fosse stata provocata dalle botte ricevute da Cucchi i giorni dopo il suo arresto. Oggi le novità: le fratture sono due, entrambe alla stessa altezza, sui lati opposti della colonna vertebrale.
E la palla passa ai periti nominati dalla Corte di Assise che, oltre a rilevare una nuova lesione sulla vertebra L4, precisano come il prelievo dei tessuti da sottoporre all'esame istologico effettuato dai consulenti della procura sarebbe stato effettuato nella parte sbagliata dell'osso, sede di un vecchio trauma.
Verranno dunque effettuati nuovi controlli, hanno concordato gli esperti, sulla vertebra L3, in particolare “sulla rimanente porzione decalcificata, non precedentemente sottoposta a sezione e ad indagini istologiche, previa asportazione dei rimanenti tessuti molli endocanalari e perivertebrali esterni”.
Su quella martoriata, piccola, trascurata parte di osso, insomma, testimonianza, secondo Ilaria Cucchi, “di quanto Stefano abbia sofferto”: “I pubblici ministeri riflettano – ha commentato la sorella della vittima – o forse diranno anche questa volta che mio fratello se le è procurate dopo, quelle lesioni”. (F.U.)
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