Giornata di cordoglio nella sala della Protomoteca capitolina per onorare la salma di Renato Nicolini, morto due giorni fa dopo una lunga malattia. Erano intervenuti, oltre alle numerose autorità, i parenti e i cinque figli, Ottavia, Claudia, Cecilia , Giovanni e Simone, il maggiore, che ha ricordato il padre. Erano presenti anche alcuni professori e studenti della facoltà di Reggio Calabria, dove Renato Nicolini aveva recentemente insegnato.
Paradossalmente questo triste evento lo ha fatto risorgere, perché, dopo lo splendore dell'estate romana e le vicende di un assessorato meno felice a Napoli con la giunta Bassolino, era stato un po' messo da parte.
Non parlo di tutti quelli che lo hanno sempre seguito ma di parte di una sinistra che non gli ha offerto più quell'appoggio che dall'inizio aveva avuto e che gli aveva consentito di mettere Roma al passo con le grandi metropoli della cultura mondiale.
Un cambiamento che ha penalizzato non soltanto la figura di Renato Nicolini ma anche il risultato da lui raggiunto. Parlo della cultura naturalmente, vista in quella dimensione di cui è stato sempre un grande protagonista, proprio perché lanciava ed appoggiava sempre nuove idee, nell'intento di sprovincializzare le attività culturali cittadine, in modo creativo e veramente democratico, ma soprattutto libero e scevro dalle dinamiche clientelari.
Giovanni Lauricella
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