15 detenuti morti, 3 poliziotti penitenziari suicidi. Un luglio da record, quello delle carceri italiane. Gas, lenzuola, elastici, pistole, digiuni: sono svariati i modi con cui gli 'ospiti' degli istititui di pena nostrani decidono di togliersi la vita, vittime del sistema di InGiustizia del Belpaese.
Nella lista nera degli 'omicidi di stato' l'ultimo caso è quello di un detenuto tunisino di 25 anni, impiccatosi il 29 luglio nel bagno del carcere romano di Regina Coeli, il laccio delle mutande a stringere la gola. Il ragazzo era stato arrestato nella capitale lo scorso maggio per rapina, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Affetto da Hiv, da qualche giorno era in regime di isolamento nel Centro clinico del carcere.
24 ore prima, nel carcere di Lecce, un altro detenuto, un 52enne napoletano, si era strangolato utilizzando le lenzuola, approfittando dell'ora d'aria degli altri reclusi. Un funereo elenco che, denuncia senza sosta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), “si allunga purtroppo di giorno in giorno” a riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, “del grave sovraffollamento penitenziario, dell'illegittimità delle condizioni detentive e delle difficoltà operative dei poliziotti”.
“Il governo – spiega Capece – deve mettere mano a una riforma radicale del pianeta carcere, affrontando soprattutto le gravi difficoltà dovute alla carenza organica di personale”. dai dati recenti sulle presenze dietro le sbarre è emerso infatti che l'80% dei circa 67 mila detenuti oggi in carcere ha problemi di salute, piu' o meno gravi: il 38% versa in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti, il 4% ha problemi di salute gravi e solo il 20% e' sano mentre un detenuto su tre è tossicodipendente.
“Tutto questo – sottolinea quindi il segretario del Sappe - va ad aggravare le già pesanti condizioni lavorative delle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, oggi sotto organico di ben 7mila unità”. “Forse è il caso – conclude Capece – di ripensare il carcere prevedendo un circuito penitenziario differenziato per queste tipologie di detenuti e l'espulsione dei detenuti stranieri''. (F.U.)
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