Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

26/12/24 ore

Crespi, l'ennesimo caso esemplare d'abuso della carcerazione preventiva


  • Ermes Antonucci

Dopo 200 lunghi giorni di carcerazione preventiva, Ambrogio Crespi, fratello dell’ex sondaggista Luigi Crespi, ha lasciato il carcere di Opera, dove era detenuto dal 10 ottobre scorso con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio.

 

Crespi era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere l’ex assessore regionale lombardo Domenico Zambetti, accusato di aver comprato 4mila voti dalla ‘ndrangheta per le elezioni regionali del 2010.

 

Secondo i pm che conducono l’inchiesta, è stato Crespi a raccogliere i voti per Zambetti nei quartieri periferici di Milano, grazie ai suoi numerosi contatti con la malavita organizzata. Un’ipotesi, tuttavia, non supportata dagli esiti elettorali, che mostrano una distribuzione uniforme dei voti per Zambetti nel territorio milanese, senza picchi di preferenze nei quartieri dove Crespi – secondo i pm – avrebbe “agito”.

 

Ad accusare Crespi, per di più, erano le intercettazioni del presunto boss Eugenio Costantino, che dopo l’arresto ha però smentito tutto: “La storia dei voti procurati da Crespi Ambrogio a Zambetti me la sono inventata di sana pianta”.

Perfino Zambetti, che Crespi dichiara di non conoscere neanche, intercettato in carcere mentre parla con sua moglie, ha rivelato: “Crespi non mi ha portato neanche un voto”.

 

L’intera vicenda, insomma, fa acqua da tutte le parti. Eppure Crespi, difeso nel processo dall’avvocato Giuseppe Rossodivita – ex consigliere radicale nel Lazio –, per quasi sette mesi è stato rinchiuso nel carcere di Milano, attraverso il ricorso ad un’abusata carcerazione preventiva che ad oggi riguarda il 40% dei detenuti, ancora in attesa di giudizio. I radicali hanno parlato da subito di un nuovo caso-Tortora, per la debolezza degli indizi e per “l’autentica persecuzione giudiziaria che può colpire chiunque in qualunque momento”.

 

Mentre Ambrogio Crespi oggi, nella prima intervista da uomo libero, si dichiara vittima di una vera e propria “tortura”, ed invita la politica ad intervenire su un’ingiustizia che troppo spesso riguarda persone innocenti.


Aggiungi commento