Domenica mattina i cittadini della Valle Galeria, il quadrante di Roma che comprende anche la grande discarica di Malagrotta, si sono svegliati con una brutta sorpresa: un cartello, che vedete in foto, affisso davanti ai terreni di Monti dell'Ortaccio (dove fino a poco fa si pensava di fare la nuova discarica).
Il cartello recita: "Realizzazione dell’invaso di una discarica provvisoria per i rifiuti speciali non pericolosi e connesse pertinenze operative".
In fase terminale da anni ma sempre prorogata all'ultimo momento utile (attualmente, in base al decreto salva-emergenza firmato a gennaio dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini, chiuderebbe a giugno) Malagrotta è l'incubo quotidiano di circa 25mila cittadini di Roma.
Chiuderla per aprire un secondo invaso a Monti dell'Ortaccio sarebbe davvero troppo, soprattutto per l'incuria con cui è stata gestita negli anni Malagrotta dalla società Co.La.Ri. di Manlio Cerroni (la stessa proprietaria anche dei terreni di Monti dell'Ortaccio, la stessa che ha apposto il cartello), incuria evidente nelle indagini epidemiologiche, nei rapporti dell'Asl, nei rilievi sulle falde acquifere.
Per questo il ministro Corrado Clini aveva assicurato: "la discarica a Monti dell'Ortaccio non si farà", cercando in qualche modo di placare gli animi nel tentativo di gestire l'emergenza fuori dal calore sociale che la possibilità di avere una discarica vicino casa fa ardere negli animi; in gennaio il ministro ha confermato il commissario all'emergenza, Goffredo Sottile, nonostante le ammissioni dello stesso di aver omesso i controlli sulle autorizzazioni e di fidarsi degli studi dei tecnici della Regione Lazio (esclusivamente bibliografici).
La soluzione ministeriale prevede il trattamento di 1200 tonnellate di rifiuti al giorno (le eccedenze che gli impianti di Tmb di Roma non hanno capacità di trattare) negli impianti della Regione Lazio, scatenando un putiferio che ha portato alcuni sindaci a ricorrere al Tar, che ha accolto i ricorsi subito cassati dal Consiglio di Stato.
Carte bollate che hanno come unico scopo quello di rallentare la soluzione del problema. Ieri, commentando il cartello che annuncia la discarica dove una discarica non si dovrebbe fare, a Monti dell'Ortaccio, il ministro Clini ha dichiarato: "Il programma stabilito dal decreto del Ministro dell’Ambiente del 3 gennaio 2013 è finalizzato ad allineare la gestione dei rifiuti di Roma agli standard stabiliti dalle leggi e dalle direttive europee, con il recupero prioritario di materia ed energia. Non prevede la realizzazione di una discarica né a Monti dell’Ortaccio né in altri siti."
Per intenderci, con "recupero di materia ed energia" si intende inceneritori (che l'Ue metterà al bando entro il 2020, alla faccia dell'investimento remunerativo), ma certamente la pezza è certamente migliore del buco (un buco che, va detto, non compete certo al ministro Clini, ma ad una classe politica trentennale che ha gestito comune e provincia di Roma e regione Lazio negli ultimi 25 anni).
Tuttavia, il monopolista Cerroni, che nel tempo ha dimostrato di essere un osso duro, non disposto a cedere nemmeno un centimetro del suo business milionario (Co.La.Ri. fattura circa 250mila euro al giorno dal solo Comune di Roma per lo smaltimento dei rifiuti). La dimostrazione sono i lavori abusivi ai Monti dell'Ortaccio per preparare la nuova discarica ("è già pronta" diceva), scoperti dai vigili urbani e segnalati alla procura di Roma, il fatto che 4 dei 7 siti per discarica proposti dalla Regione siano di proprietà Cerroni, nonchè questo nuovo cartello.
Una provocazione, evidentemente, come si può capire dalle parole del ministro Clini: "L’autorizzazione per Monti dell’Ortaccio prevede il rispetto di prescrizioni la cui attuazione deve essere verificata dalle Autorità competenti (Comune, Provincia, Regione).Infatti il primo gennaio 2013 i poteri affidati precedentemente al Commissario con Opcm sono stati restituiti alle Amministrazioni. Non risulta che le Amministrazioni Competenti abbiano verificato il rispetto delle prescrizioni". Non spetta quindi a Cerroni avviare o bloccare i lavori.
Tuttavia in una nota ufficiale del Co.La.Ri. i toni del re della mondezza sono crudi, tanto da far presagire una dura lotta sulla nuova discarica: "i lavori avviati in esecuzione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dalla presidenza del Consiglio dei ministri per la realizzazione del primo lotto della discarica provvisoria entro 120 giorni, sono stati doverosamente sospesi dalla direzione dei lavori fino al 31 marzo 2013 compreso in attesa della pronuncia degli organi giurisdizionali aditi dal Comune di Roma. […] Il Consorzio Co.La.Ri. ritiene contestualmente essenziale ricordare a tutti che con il 30 giugno prossimo venturo verrà definitivamente chiusa la discarica di Malagrotta. Nonostante tutti gli impianti industriali programmati e operativi, Roma ha assoluta necessità della discarica di servizio dove smaltire sia i rifiuti che per loro natura non possono essere lavorati negli impianti sia i residui di lavorazione degli impianti stessi."
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