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16/11/24 ore

Radicali Italiani: tanto rumore, ma poi nulla


  • Antonio Marulo

Il lungo ponte di Ognissanti era iniziato col botto. Ma dopo l'ampia partecipazione alla Convention su Stati Uniti d'Europa sono emerse – come ha sottolineato Gianfranco Spadaccia nel suo intervento – le “contraddizioni tra la sala affollata e unita di Sabato e Domenica e le divisioni del Congresso di Radicali Italiani”.

 

La questione non è nuova e si trascina da anni, costituendo anche uno dei motivi fondamentali che hanno portato alla rottura con i cosiddetti ortodossi del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito. Riguarda la natura di  “soggetto politico” che scalpita per essere finalmente a tutto tondo un movimento che si presenta alle elezioni “in quanto tale”, con tanto di nome e cognome.

 

Il tema – forse un po' astruso per chi non vive dall'interno il casino del post-Pannella - è stato messo subito sul tappeto dal segretario uscente, Riccardo Magi, con le proposte di modifiche statutarie a proposito del divieto espresso all'articolo 1 di presentarsi alle elezioni e della scelta o meno di eliminare la parola “Italiani” dal nome.

 

Sul punto, in occasione delle passate elezioni comunali a Roma e a Milano, Magi e l'altro “big” Marco Cappato mostrarono una certa sintonia; tant'è che allora decisero di correre alle elezioni, per giunta col simbolo “Radicali”. Questa volta si è invece andati allo scontro aperto, dopo un anno di sostanziale guerra fredda, degenerata in quella che sempre Spadaccia ha definito “gruppettismo”.

 

Alla fine tra i due litiganti si è messa Emma Bonino, ponendo un provvidenziale freno alla smania di cambiare in fretta le cose, quando sarebbe saggio, piuttosto, “darsi del tempo di ripensare all'organizzazione politica, di cui c'è necessità ma non l'urgenza”. Su questa mozione d'ordine si sono, dopo due giorni di liti, riallineati e coperti tutti i congressisti. Non ultimo il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, il quale ha deposto intanto le armi, dopo aver registrato lo scetticismo diffuso sulla sua proposta doppione pan-europea e transnazionale, nel solco incompiuto del compianto Leader carismatico.

 

Bonino ha definito quella di Cappato “un'ipotesi velleitaria”, sulla quale il partito non può essere vincolato “da domani”. Anche perché – aggiungiamo - ci sono le elezioni a cui si guarda con interesse, scandagliando le possibili alleanze, magari sotto la bandiera di Forza Europa tanto agitata da Benedetto Della Vedova.

 

Quest'ultimo non si era tanto speso in un congresso nemmeno quando sfidò Daniele Capezzone alla segreteria, nella stagione in cui era presente in pianta stabile ed esclusiva tra i radicali della galassia e prima di iniziare a saltare qui e lì per tutto “l'arco costituzionale”. Il suo attivismo è stato premiato con una espressa citazione nella Mozione generale, nella parte in cui ci si “impegna...a lavorare, insieme ai promotori di 'Forza Europa', alla presentazione di una lista connotata dall’obiettivo prioritario del federalismo europeo e aperta a tutte le forze politiche che vorranno condividerne gli obiettivi...”.

 

Su queste basi, nell'apparente chiusura a tarallucci e vino, che mal cela la tregua armata, c'è stata la conferma bulgara di Riccardo Magi alla Segreteria, la riconferma della Presidente Antonello Soldo e la new entry in tesoreria di Silvia Manzi.

 

Manzi prende il posto di Michele Capano che, dopo un anno di contrasti con il Segretario, ha tolto tutti dall'impiccio e dall'ulteriore scontro nello scontro rinunciando alla ricandidatura. Il suo commiato ci consente una nota a margine, giusto per la precisione come diceva quel tale.

 

Nel comunicare la sua decisione, l'ormai ex tesoriere ha citato un testo di Angiolo Bandinelli, tratto da “questo libretto”.... Ebbene, il sedicente “libretto” che aveva in mano Capano (vedi copertina qui sotto) è Quaderni Radicali, Supplemento/Speciale dal titolo "Come Nasce un partito", Marco Pannella – Lettere da Parigi (1960-1962), pubblicato nel 1997 (...rivista, come anche questa Agenzia, ignorate anche da Radio Radicale, ormai allineata alla dis-informazione di RaiMediasetSkyLasette...).

 

Ci fa piacere constatare come – nel suo 40esimo anno di vita – il lavoro della storica rivista di area e cultura radicale consenta a certuni di elevare la qualità delle proprie argomentazioni. Dispiace tuttavia prendere atto del persistente e sgradevole modus operandi, che negli anni ha contraddistinto l'ottusa deriva settaria del movimento pannelliano.

 

Ancora una volta ci vengono in soccorso alcuni passaggi del discorso congressuale di Gianfranco Spadaccia. In particolare nel punto in cui ammonisce su “stupidità e imbecillità, che ci assediano e ci insidiano ogni giorno...”. Non si può che sottoscrivere. A maggior ragione dopo questo episodio, che a qualcuno potrà apparire marginale e autoreferenziale, ma che - visto in filigrana - spiega invece molto delle cose radicali.

 

 

 


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