“Ubbidisco a Emma e sono qui”, ha detto Roberto Saviano. Ma non è stato il solo. In tanti infatti sono accorsi lo scorso fine settimana all'Hotel Ergife a Roma, rispondendo alla chiamata. Il bel colpo d'occhio, tra ospiti invitati a parlare, pubblico ascoltatore interessato e addetti di stampa e telegiornali, ha ricordato per certi aspetti altri tempi, altri contesti, altre storie radicali. Questa volta si è trattato di un convegno, che ha preceduto il consueto appuntamento del ponte del Primo novembre con il Congresso di Radicali Italiani.
Viste le premesse e i rumors della vigilia, l'evento ha assunto inevitabilmente una valenza elettorale, con l'ipotesi circolante da un po' di una lista europeista alle prossime elezioni. Ma questo non ditelo alla Padrona di casa, che in apertura ha voluto sgomberare il campo dai retroscena, rinviando ad altra data e altri luoghi certi discorsi. Tanto meno vale la pena dirlo a chi è salito sul pulpito. Perché, tra chi dice di fare “un altro mestiere” (Enrico Letta) e chi fa il ministro tecnico e magari conta nella riconferma in caso di larghe intese (Carlo Calenda), tra chi mostra di avere le idee un po' confuse (Giuliano Pisapia) e chi prende le distanze con un video (Romano Prodi), l'idea resta in effetti vaga e per ora non decolla.
La convention è scivolata così senza colpi di scena. Ciascuno ha svolto il proprio compitino di relatore sullo storico cavallo di battaglia degli Stati Uniti d'Europa confermando una linea comune di fondo, non senza distinguo di merito, di metodo e qualche differente opinione sull'eroe del momento Manuel Macron.
Emma Bonino è parsa alla fine soddisfatta. Il dibattito l'ha stimolata, seppur nel caso di Sandro Gozi - per l'occasione plenipotenziario di Renzi - non entusiasmato. E chiudendo i lavori, ha sottolineato alcuni aspetti senza dubbio condivisibili, che a loro volta solleticano riflessioni di altro tipo...
“L'Europa – ha detto - è così non per caso, ma perché l'abbiamo voluta così”. O meglio, “l'hanno voluta così gli stati membri, che da sempre hanno posto resistenza". In questo modo, "come ripeteva spesso Pannella, invece di costruire la patria europea, abbiamo costruito l'Europa delle patrie”.
Bonino ha poi usato per l'Europa la metafora della barca, che non si abbandona mai, ma nemmeno si piccona ogni giorno; che non bisogna lasciare affondare, bensì riparare, per ricominciare a veleggiare.
Queste parole, chissà perché..., per un attimo ci hanno riportato con la mente a un'altra barca - quella radicale - che versa pure in cattive acque.
Dopo la morte del leader carismatico, sono esplose tutte le contraddizioni fino ad allora soffocate. Ma a ben riflettere, il partito radicale, così come si è venuto configurando soprattutto negli ultimi lustri, non è frutto del caso. E' stato voluto sostanzialmente così... Ma invece di costruire la cosiddetta galassia radicale, hanno preso forma i radicali della galassia, che marciano divisi e colpiscono pure divisi, anche l'un contro l'altro.
La barca così sta affondando. Poteva forse essere riparata. Invece, c'è chi da opposti lati la piccona ogni giorno. Bonino, inclusa.
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