Un po’ di numeri aiutano a comprendere meglio i termini della questione più volte denunciata. A Teramo “i detenuti presenti sono 418 (376 uomini e 42 donne), a fronte di una capienza regolamentare di 231 posti; con riferimento alla posizione giuridica, 236 detenuti scontano una condanna definitiva, 62 sono in attesa di primo giudizio, 37 appellanti, 30 ricorrenti, 34 con posizione giuridica mista con definitivo, 18 con posizione giuridica mista senza definitivo”.
A l’inequivocabile sovraffollamento si affianca marcato deficit di organico di polizia penitenziaria che incide negativamente sulla vita dei detenuti e sulla vita degli stessi agenti, costretti a operare in condizioni di stress per fare fronte a un notevole carico di lavoro. Secondo i dati forniti, gli agenti assegnati all’istituto sono 180 ma le unità effettivamente in servizio sono soltanto 160 (a causa di distacchi e malattie di lungo corso), mentre è di 203 agenti la dotazione organica dell’istituto prevista dal Decreto Ministeriale del 2001 (previsione effettuata in relazione ad una popolazione detenuta di gran lunga inferiore a quella attuale).
Inoltre, l’elevato numero di detenuto affetti da tossicodipendenza (90), patologie psichiatriche (80), disturbi della personalità e forme di disagio psicologico (250), all’interno dell’istituto operano 6 medici (che assicurano una copertura h24), 1 psichiatra per 18 ore settimanali, 9 infermieri più 1 caposala (ciascuno impegnato per 36 ore settimanali, assicurano una copertura dalle 7.00 alle 22.00); l’area sanitaria, secondo quanto riferito, ha effettuato all’interno 6044 visite dall’inizio dell’anno; Gli educatori effettivi sono 4, atteso che 2 dei 6 educatori assegnati al carcere di Castrogno sono distaccati in un altro istituto; l’assistenza psicologica, assicurata soltanto da 2 psicologi volontari, risulta del tutto inadeguata a fare fronte alle esigenze della popolazione detenuta.
Quanto al lavoro in carcere a Castrogno lavora solo il 10 per cento dei detenuti, a rotazione: si tratta esclusivamente di lavori domestici alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, mentre non sono presenti lavorazioni interne o collaborazioni con cooperative o imprese esterne; negli ultimi anni, secondo quanto riferito, le ore lavorative complessive si sono progressivamente ridotte, a causa dei consistenti tagli alle mercedi; molti detenuti, inoltre, sottolineano l’esiguità dei compensi.
Una delle maggiori criticità è connessa poi al ruolo e alle funzioni del magistrato di sorveglianza, che – come segnalato da moltissimi detenuti e come si appalesa dalle condizioni di detenzione, per molti aspetti non conformi alla normativa vigente – non riesce a espletare in modo pieno e puntuale i compiti che la legge gli affida; fino a non molto tempo fa era competente sul penitenziario teramano il magistrato di sorveglianza di Pescara Alfonso Grimaldi; da circa un mese è subentrato un nuovo magistrato di sorveglianza.
Di tutto questo, ma anche di molto altro relativo a situazioni e casi specifici, i radicali hanno dato conto con dovizia di particolari attraverso un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministri di Giustizia e Salute, nella quale si chiedono al Governo quali intenzioni abbia in proposito e cosa voglia fare per il risolvere la situazione sempre più critica del carcere abruzzese.
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