L’ultima è quella emessa dal Tribunale di Reggio Emilia, che autorizza l'amministratore di sostegno a rinunciare, al posto del malato, a cure invasive prevedendo solo cure palliative, riconosce al paziente il rifiuto delle cure, e dunque il diritto all'autodeterminazione.
Come spiega l’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, il Giudice di Reggio Emilia argomenta che il potere di esprimere il consenso alle cure mediche, nell’interesse del beneficiario, può essere deferito all’amministratore soltanto a seguito della ricostruzione della presumibile volontà, nonché degli intendimenti del beneficiario in relazione all’intervento proposto.
È un principio cardine questo, espresso dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 21748 del 2007), in cui si chiarisce che il “consenso informato” rappresenta la base del rapporto intercorrente tra il medico ed il paziente, e rappresenta “norma di legittimazione del trattamento sanitario” che, altrimenti, sarebbe illecito.
Queste quindi le premesse, in base alle quali il giudice di Reggio Emilia si è pronunciato su un caso specifico, ricostruendo la volontà espressa da una donna quando era ancora nella pienezza delle proprie capacità e raccolta attraverso la testimonianza delle persone a lei vicine, in occasione della malattia del padre. Da siffatte dichiarazioni è emerso che la donna si era dichiarata contraria a qualsiasi forma di accanimento terapeutico. Pertanto, in accoglimento dell’istanza formulata, il Giudice Tutelare di Reggio Emilia ha autorizzato l’amministratore di sostegno, per l’ipotesi di peggioramento ulteriore delle condizioni respiratorie della beneficiaria, con arresto respiratorio, ad esprimere, in nome e per conto della medesima, il consenso informato alle cure con sole terapie palliative, escludendo quindi altre cure invasive.
A fronte quindi del diritto riconosciuto costituzionalmente di poter scegliere ciascuno le proprie cure, anche nelle decisioni di fine vita, così come ripetutamente affermato da Dottrina e giurisprudenza, resta l’inerzia del legislatore, incapace di esprimere norme che regolino questi casi.
Uno stato democratico – sottolinea sempre Filomena Gallo - deve prevedere ampi spazi di esercizio dei propri diritti, non legiferare restringendo tali spazi come si è cercato di fare con il testo di legge fermo al senato sul testamento biologico.
Le decisioni in materia di concepimento o rifiuto delle cure non sono temi eticamente sensibili ma sono diritti che devono restare in capo ai soggetti titolari del diritto di esercizio, per questo motivo l’ Associazione Luca Coscioni sta preparando una proposta di legge di iniziativa popolare su eutanasia e testamento biologico per regolare in una chiara normativa diritti costituzionalmente riconosciuti.
(da una dichiarazione dell’avv. Filomena Gallo)
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