"Sono un’'impresentabile' vera - ha dichiarato Rita Bernardini, segretaria di Radicali italiani -. Infatti, per le condanne ricevute per le disobbedienze civili che da vent’anni porto avanti con il movimento radicale per la legalizzazione della cannabis, non posso candidarmi alle elezioni amministrative, regionali comprese (*).
Alle politiche nazionali ed europee, invece, sono 'presentabile'. È la legge, bellezza. E, quando non c’è la legge, c’è Bindi.
Comunque, da impresentabile doc, oltre ad autodenunciarmi chiedendo di essere arrestata come accade a tutti gli altri cittadini, vorrei dire la mia sull’operazione messa in piedi dalla presidente della Commissione antimafia, la quale a poche ore dal voto per le regionali ha rese note le liste dei reprobi da castigare.
Ci sono voluti molti giorni di duro lavoro per prepararle, questo le va riconosciuto. Sarà forse per questo motivo che non ha avuto il tempo di audire i massimi magistrati della Direzione Nazionale Antimafia che, manco fossero Pannella o Bernardini, nella loro relazione al parlamento di quest’anno, si sono chiarissimamente espressi per la depenalizzazione dei derivati della cannabis.
Per discutere di questo "problemino" che, secondo la DNA, arricchisce le mafie di ogni tipo, non c’è tempo; per stilare le liste degli impresentabili non secondo la legge, ma secondo i teoremi bindiani, il tempo si trova, eccome. A quando le "liste buone" preparate direttamente dall’ANM con la consulenza di Rosy Bindi?".
(*) La vecchia normativa risalente al 1990 è stata confermata dal decreto legislativo n. 235 del 2012: non si possono candidare non solo coloro che hanno avuto una condanna definitiva per "associazione mafiosa" (art. 416-bis c.p.) o per "traffico internazionale" di sostanze stupefacenti (art. 74 dpr 309/90), ma anche chi ha ricevuto condanne definitive, come nel mio caso, per violazione dell’art. 73 "Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope".
Non fa una piega, io ho due condanne definitive: una a 4 mesi di reclusione per la disobbedienza civile fatta a Porta Portese nel 1995 e un’altra a 2 mesi e 25 giorni per le tre disobbedienze civili effettuate tra ottobre e novembre 1997 in Largo San Carlo e in Largo Goldoni.
C’è da dire che la normativa è più blanda per i reati legati alle armi: nei casi in cui sia inflitta la pena della reclusione inferiore ad un anno per i reati riguardanti il porto, il trasporto e la detenzione di armi, munizioni o materie esplodente, allora è possibile candidarsi. Se c’è di mezzo la "droga", anche se è 114 volte meno pericolosa dell’alcool come la cannabis, allora no, anche la condanna a un mese è sufficiente per proclamare l’incandidabilità.
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