Dopo aver riletto le pagine della sua biografia, pubblicata nel 2009 da Sellerio, Arnoldo Foà si chiedeva, a proposito della memoria, come fosse possibile dimenticare e sentire con il tempo il passato sempre più lontano e vago e trovava la risposta: " Forse la paura di non ricordare, o di rievocare quello che ci ha fatto soffrire ci confonde fino a non farci ricordare più nulla".
L’impresa di raccontare se stessi consiste nel dolore di rivivere ciò che si racconta e nella stesura di questa raccolta di fatti e pensieri Foà è stato costretto ad un esercizio di memoria ancora più impegnativo di quello richiesto all’attore: il ricordare per non dimenticare.
Ad un mese dalla sua scomparsa è difficile congedare con poche righe una personalità complessa di "artista burbero" e una lunga vita segnata dalla "tragedia di un secolo". Testimone e vittima della discriminazione razziale, il giovane Foà saliva sul palcoscenico celato sotto altri nomi: Galli, Fiorentini, Puccio Gamma, quasi si trattasse di metateatro, di recitare una parte nella parte in attesa del "ritorno alla civiltà".
Questi sono gli anni del soffocamento dell’identità di uomo e di artista, una costrizione non abbastanza potente, però, da impedirne la riaffermazione. "Ero giovane" ha raccontato "e non potevo lavorare, non potevo usare il mio nome, ma dentro avevo tanta forza e tanta rabbia .. e amore".
Poi la fuga a Napoli nel 1943, la liberazione dai "fetienti" e la collaborazione con la radio alleata, a cui Foà presta la sua voce di attore, fino al ritorno sul palcoscenico e alla rinascita artistica. Gli anni ’60 sono segnati dalla prima esperienza radicale, di cui ricorderà con nostalgia le personalità straordinarie di Carandini e Pannunzio.
Nel 1962 viene eletto consigliere comunale per la città di Roma, ma presto "la speranza di poter fare qualcosa per Roma, magari per l’Italia" si riduce ad ingenua utopia: "Non ho fatto in tempo a fare neanche un intervento, perché il consiglio si è sciolto prima che fossimo in grado di emettere un’ordinanza, di eleggere un sindaco".
Il suo impegno intellettuale e civile non è mancato però in seguito, come testimonia l'intervento a Porta Pia nella manisfestazione radicale per il XX settembre del 2000, dove tra l'altro lesse anche brani di Ernesto Rossi.
E' stato scrittore, scultore, pittore, commediografo, regista, doppiatore, ma prima di tutto attore e teorico di una recitazione che lui stesso ha definito "a favore del personaggio", un artista che non rinnegava un inevitabile egocentrismo, polemico nei confronti della degenerazione elitaria di un teatro un tempo sintesi di cultura e intrattenimento, esule per scelta. Arnoldo Foà lascia ai posteri un esempio potente di umanità e onestà intellettuale.
Ludovica Passeri
Arnoldo Foà: audio manifestazione Radicale a Porta Pia del 2000 (Agenzia Radicale Video)
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