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17/11/24 ore

Borghezio torna alle ingiurie, ma è segno di impotenza


  • Alessandro Frezzato

Qualche giorno fa l’europarlamentare della Lega Nord-Padania, Mario Borghezio, già noto per le sue sparate pesantemente xenofobe, durante il programma “La Zanzara” di Radio24, ha pronunciato le seguenti dichiarazioni: “Ha vinto Obama perché ormai l’America è meticcia e quindi ha vinto quest’America multirazziale che mi sta un po’ su ca…”.

 

Obama ha avuto l’appoggio delle società segrete – continua - l’hanno votato i neri, gli ispanici, gli asiatici e i 35 milioni di morti di fame a cui Obama ha dato l’assistenza sanitaria, una specie di voto di scambio”.

 

E ancora: “Siamo nella stessa situazione in cui vinse Clinton, un emerito coglione, un avvocaticchio che si occupava dei diritti dei neri. Non lo cagava nessuno e improvvisamente diventò un grande personaggio importante per fare il burattino delle lobby”.

 

Ma i toni si fanno ancor più pesanti quando Borghezio dice: “Obama non ha mica solo dei torti, ma anche un merito: la crescita del Ku Klux Klan.

 

Al di là delle affermazioni demenziali, che lasciano il tempo che trovano, la cosa che provoca veramente sconcerto è il vero e proprio odio che l’esponente leghista nutre nei confronti delle persone che lui chiama con tono di disprezzo meticcie, che lascia ben trapelare l’esistenza di una certa deriva autenticamente razzista (probabilmente non prevalente) all’interno della Lega-Nord, che nulla ha a che vedere, forse,  con il contrasto all’immigrazione irregolare, cavallo di battaglia del Carroccio.

 

Che le volgarità di Borghezio siano una sorta di attestato della crisi sempre più irreversibile della Lega è un fatto indubbio. In fondo si usano espressioni inqualificabili per cercare di darsi un profilo “duro” quando il tutto è decisamente decomposto. Ma resta comunque un fatto,  in termini di opportunità il segretario della Lega Nord-Padania, Roberto Maroni (che ama presentarsi come un “leghista equilibrato”), prenda le distanze queste miserabili dichiarazioni.

 


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