di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
Senz'acqua dal 26 giugno, con orripilanti blatte grosse come nel finale di Creepshow, il cult di George Romero e Stephen King, che sgusciano fuori dai rubinetti dei lavandini asciutti nel caldo implacabile, e centinaia di bambini che non possono lavarsi dall'inizio dell'estate. A figurarsi le sagome in controluce dei bimbi senz'acqua nel caldo letale fra topi, rifiuti tossici e scarafaggi giganti si pensa subito alla trama di un horror firmato Wes Craven o a un'agghiacciante distopia frutto della fervida immaginazione di John Carpenter, ma purtroppo non è così.
È la gestione dei campi nomadi a Roma firmata Movimento 5 Stelle, quella che si cela dietro la finta solidarietà di proclami e racconti improbabili, ormai degni del Barone di Münchhausen.
Sì, perché al di là delle sparate sul “superamento dei campi”, gli improbabili contributi all'affitto, i giochi delle tre carte sui fondi europei per l'inclusione dei rom e perfino la recente proposta di assumere, a spese dei contribuenti, un mental coach per spronare i rom a lavorare; al di là di tutto questo, i campi nomadi sono amministrati dalla giunta esattamente come il resto della città: tra un tweet e un selfie, un post e un hashtag, “er popolo de la rete” semplicemente non amministra affatto.
Una prova di governo, quella del partito di Beppe Grillo nella Capitale, che ben si può riassumere proprio con il modo in cui si rapporta alle emergenze sociali di una città che ne è piagata: gli esiti sono inequivocabilmente tragici. (Ma del resto non c'è bisogno di essere dei geni dell'estetica per capire che il Movimento stesso si colloca nella sfera del tragico, visto che esemplifica ciò che accade quando un comico perde il senso del ridicolo).
Succede a Castel Romano, il famigerato campo nomadi sulla Pontina diventato noto in seguito alla operazione “Mondo di mezzo”, travolto dalla corruzione prima e dall'abbandono poi; un villaggio attrezzato la cui sola idea era criminale, isolato da tutto e da tutti a chilometri e chilometri dal centro abitato, soprannominato da molti rom “Pontina killer” dopo l'improvviso e violento decesso di una donna incinta che tentava di andare a fare la spesa, colpita da una delle automobili sfreccianti sulla strada senza marciapiedi che si stende a perdita d'occhio.
Un carcere a cielo aperto, che ricordò a chi scrive, in seguito al primo impatto con questo sconcertante emblema dell'inclusione sociale capitolina, il campo di concentramento di Terezìn: forse per i cancelli, forse per l'ampio piazzale, forse per la sofferenza o per le guardie in divisa.
Ma oggi neppure i guardiani ci sono più. Gradualmente, dopo i noti scandali, è venuto tutto meno: la gestione, la manutenzione e ora perfino l'acqua, nonostante mesi di segnalazioni disperate da parte dei rom. L'Associazione Nazione Rom ha interessato la prefettura della situazione; la prefettura, com'è logico, ha chiesto chiarimenti al Comune il quale, secondo quanto diffuso da Nazione Rom, ha risposto che “i residenti riferiscono di rifornirsi a tutt'oggi con cisterne, e che non sono state rilevate richieste dirette di assistenza”.
Quasi come a dire: “… l'acqua ce l'hanno e stanno bene come stanno”. Inutile replicare a quest'affermazione: può farlo il video in calce, che mostra chiaramente la disperazione dei residenti il cui grido d'aiuto squarcia perfino l'eloquenza stessa delle immagini.
Chi ancora oggi difende la gestione a Cinque Stelle con i consueti proclami di onestà, forse dovrebbe rivedere il suo concetto di onestà. Il campo nomadi di Castel Romano era già in condizioni d'emergenza sanitaria prima dell'arrivo dell'estate, caratterizzato dall'elevato numero di rifiuti tossici, le discariche abusive, l'inspiegabile aumento dei tumori, i misteriosi carotaggi del terreno, i parassiti; ma in seguito alla interruzione della rete idrica si sono moltiplicati anche i casi di scabbia.
I bambini hanno le piaghe e da qualche tempo dei camion aspirano dal terreno qualcosa, liquami di cui nessuno è in grado di determinare l'essenza, ma che è difficile non mettere in connessione con i carotaggi e con le voci sulla tossicità del suolo, su cui si riversa l'acqua putrida delle fognature che traboccano.
E sì, sappiamo che potrebbe essere la trama di un racconto di H.P. Lovecraft o della nuova stagione di American Horror Story, ma non lo è, ci sono delle persone vere lì dentro, per l'esattezza 1076 persone con un alto numero di minori, di cui otto ricoverati per via del caldo nel pieno di un'estate torrida i cui picchi di temperature hanno provocato lo stato d'allerta. Lasciarle prive del più primario dei beni primari, l'acqua, è un'azione disonesta, ed è disonesto chi la compie.