di Giorgio Prinzi
Alcuni aspetti delle tragedie delle guerre vengono rimossi e cadono nell’oblio, forse perché rappresentano sofferenze e dolori non epici, dimenticati perché non nobilitati dal crepitare della fucileria e della mitraglia, dal rombo del cannone, dall’odore delle polveri e della retorica dell’eroismo, ma solo luogo di segregazione, spesso anche di sofferenza e di dolore profondi, quali i campi di prigionia, di internamento, di accoglienza per i profughi.
Uno di questi luoghi in condizione di degrado per il lungo abbandono si trova ad Alatri in provincia di Frosinone in località Fraschette. Si tratta di un campo iniziato a costruire nel 1941, che avrebbe dovuto ospitare prigionieri di guerra, di quella avventura in cui l’Italia si era superficialmente gettata nella convinzione che bisognava solo fare presto senza pensare o soffermarsi in valutazioni di varia natura, in primo luogo militari, per la “fregola” di non perdere l’occasione di trarre profitto nel miraggio di un imminente tavolo della pace che avrebbe fatto seguito alle conquiste lampo del potente alleato tedesco, vittorioso a prescindere, al “modico”, per il regime di allora, prezzo di poche migliaia di caduti italiani.
Quando il campo fu in grado di funzionare, l’1 ottobre 1942, i gloriosi miraggi si erano da tempo dissolti, quindi la struttura venne utilizzata come campo di internamento per civili delle comunità con cui l’Italia del tempo era in guerra, inizialmente “ospitando” 780 internati anglo maltesi, ai quali si aggiunsero prima della fine dell’anno 2300 internati provenienti dall’Isola di Meleda in Dalmazia. Nel corso del 1943 le 170 baracche giunsero ad ospitare, in condizioni precarie, fino 5500 internati.
Le condizioni erano precarie sia per l’inadeguatezza della struttura, sia per le non certo rosee condizioni dell’Italia del tempo, in cui versava anche la popolazione civile che subiva le tragiche conseguenze della guerra, al quale, secondo le testimonianze del tempo, si aggiunse un contrastante comportamento del personale di detenzione, tra i quali taluni si macchiarono di approccio da aguzzini, persino depredando i prigionieri delle loro povere cose, mentre per fortuna altri al contrario, diedero esempio di “pietas” con gesti di abnegazione di profonda umanità.
I sentimenti della popolazione di Alatri, insofferente alle vessazioni naziste dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, trovarono un autorevole testimone nel Vescovo della Cittadina Edoardo Facchini, che si prodigò nell’assistenza spirituale e materiale, oltre che della popolazione locale, degli internati nel campo, tra cui donne e bambini. A fine guerra il Vescovo Facchini venne, per il suo coraggioso opporsi ai soprusi dei nazisti, decorato di Medaglia di Bronzo al Valore Militare, che non però andò a ritirare in Prefettura.
Le vicissitudini di sofferenza e di dolore del campo ebbero un prosieguo nel dopoguerra, quando, mutato il contesto internazionale e politico culturale interno, venne adibito ad ospitare profughi italiani provenienti dall’Istria, dalla Dalmazia e dall’Africa.
La riscoperta della memoria storica da parte della cittadinanza di Alatri, che si è concretizzata con la realizzazione di un Monumento alla Memoria che verrà inaugurato sabato 2 aprile alle ore 10,30 in via Campo “Le Fraschette” ad Alatri, progetto realizzato grazie all’iniziativa ed al personale impegno di Carlo Costantini, Presidente Provinciale della Sezione di Frosinone Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, spesso, se non quasi sempre, “partigiani” senza fucile, armati solo da spirito di fratellanza e di carità; l’opera come ci informa il Presidente Costantini, «è il frutto dell'ingegno dell'architetto Nicolò Troianiello, che ha vinto un concorso di idee bandito nel 2010 dalla sezione di Frosinone dell'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani con la partecipazione attiva della Regione Lazio; il monumento è stata realizzato dal giovane artigiano di Alatri Stefano Frusone».
Il Presidente Anpc di Frosinone tiene a sottolineare che il progetto, è stato interamente finanziato, a seguito di un convegno svoltosi su iniziativa della locale Sezione dei Partigiani Cristiani, dalla Banca Popolare del Frusinate che ha reso possibile la realizzazione di «un monumento che vuole ricordare le vicende di coloro che sono transitati in questo campo d'internamento che, seppure segnato dal degrado e piegato dall'incuria, rappresenta ancora oggi un momento della Storia del nostro Paese e che racconta di episodi e di avvenimenti ritornati alla luce dopo lunghi periodi di oblio».
Dal canto suo, l’Amministrazione comunale di Alatri ha richiesto al Demanio la concessione a titolo gratuito dell’intera area dell’ex Campo e, nel contempo, il finanziamento da parte del Ministero dei Beni Culturali per la ristrutturazione di un edificio dell’ex Campo da adibire a “Museo della Memoria”.
Nell’invitare ad una ampia partecipazione alla cerimonia, è sempre il Presidente Carlo Costantini che ricorda come essa sia “aperta a tutti coloro che hanno nel cuore i sentimenti della libertà e che vogliono, allo stesso tempo, ricordare senza retorica la memoria del campo delle Fraschette e impedire il ripetersi di altri, simili accadimenti”.
In questo convergono lo spirito evangelico cristiano e la cultura laica della nonviolenza che da sempre ha caratterizzato l’azione politica dei radicali, di Quaderni Radicali e di Agenzia Radicale.