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16/11/24 ore

Roma, la "questione Rom" e il ritorno degli uomini soli al comando



Il tentativo del presidente dell'Associazione 21 Luglio Carlo Stasolla e del consigliere radicale Riccardo Magi di ripresentare il progetto dello scorso novembre (consistente in un non meglio identificato "ufficio di scopo" nelle sole mani del sindaco e di un suo delegato – chi sarà? - per gestire meglio la "cosa Rom" a Roma, azzerando assessorato, tavoli istituzionali e rappresentanza Rom regolarmente accreditata e prevista dalla "Strategia Nazionale d'Inclusione per Rom, Sinti e Caminanti", la quale si appresta, per via della sua straordinaria bellezza, a fare la stessa polverosa fine della nostra amata Costituzione) è talmente rocambolesco da meritare un approfondimento.

 

Tanto per cominciare, un buon seguito non può funzionare senza l'ingresso in scena di un nuovo protagonista: Alessandro Capriccioli, segretario dei "Radicali Roma".

 

Il gruppo così composto (Magi, Capriccioli e Stasolla) decide dunque di ripresentare il progetto dello scorso novembre. I problemi che si pongono non sono affatto pochi: innanzitutto, l'assessorato non ha nessuna intenzione di cedere la competenza della "questione Rom", cancellando con un colpo di mano l'ufficio Rom, Sinti e Caminanti, per appaltare di fatto tutto a un misterioso delegato del sindaco, nel grande stile dei commissariamenti; le associazioni non ci stanno ad essere smarcate: e la rappresentanza Rom, come componente istituzionale, è prevista dal documento ratificato dall'Unione Europea, per cui la presentazione di un progetto per superare i campi Rom senza i Rom appare difficile da attuare. Soprattutto dopo le polemiche dell'inverno scorso.

 

Che fare, dunque? Innanzitutto, riorganizzarsi. I tre coinvolgono alcune delle più note associazioni del settore, ripetendo il mantra della "Strategia nazionale d'inclusione" e della necessità di superare i campi nomadi; dopodiché, il colpo di genio: ripresentarlo, sì, ma sotto forma di delibera popolare. Questo consentirebbe di mettere in difficoltà gli altri soggetti, che nel caso si scagliassero contro la delibera sarebbero immediatamente tacciati di non voler superare i campi.

 

Il testo prende forma. Al 14 maggio, abbiamo una delibera di legge popolare che prevede, per l'appunto, la costituzione di un ufficio di scopo ad hoc per il superamento dei campi dipendente unicamente dal sindaco, che sostituisce l'attuale ufficio Rom, Sinti e Caminanti parte oggi dell'assessorato, e che attingerà alle casse comunali anziché ai fondi europei. Sebbene la "Strategia" preveda la partecipazione di tutti gli attori istituzionali (assessorato, associazioni, rappresentanti delle comunità Rom, prefettura etc.) e non preveda la riconversione dei fondi (l'ampia mole dei fondi strutturali europei è a disposizione, qualora i progetti presentati dal Comune di Roma rispondessero ai criteri di trasparenza e collegialità indicati dalla "Strategia" stessa, oltre che dalle normative nazionali e internazionali), il file pdf disponibile su Internet contenente la proposta di Magi, Capriccioli e Stasolla sembra non curarsene, e si limita a precisare che, "laddove possibile", si potrebbe anche attingere ai fondi europei; e si proclama in apertura un documento "in attuazione della 'Strategia'".

 

I media danno ampio risalto alla presentazione dell'iniziativa, poi si distraggono, come d'abitudine. Non si distraggono, però, alcuni rappresentanti della comunità Rom: la prima è Saska Fetahi. Per proseguire, è necessaria una presentazione di questo secondo nuovo personaggio. Presidente dell'associazione "Romni ONLUS", accreditata per l'implementazione della "Strategia"; attivista riconosciuta, che ha partecipato ai più autorevoli summit europei; laureata, Rom che fa battaglie per i diritti delle donne Rom da anni, scontrandosi con i pregiudizi interni ed esterni alla comunità: insomma, una delle più autorevoli voci della rappresentanza Rom su scala nazionale.

 

Nel leggere il testo della delibera e scoprire che il lavoro di anni per essere ricevuta dal Comune a rappresentanza delle donne Rom (cui la "Strategia" pone particolare attenzione) sta per andare in fumo grazie a una delibera che di fatto azzera la rappresentanza, Saska Fetahi fa un salto sulla sedia: ma, come le è proprio, anziché attaccare il testo, scrive la seguente lettera dai toni dialoganti:

 

Gentile comitato promotore dell’iniziativa “Accogliamoci”,

Come rappresentanti e portavoce della comunità Rom, Sinti e Caminanti non possiamo non essere lieti della volontà, da parte di componenti dell’associazionismo e delle istituzioni italiane, di superare i campi nomadi, luoghi che non ci appartengono e che abbiamo sempre descritto come ghetti in cui la nostra etnia è stata segregata per decenni.

Accogliamo quindi con entusiasmo la vostra idea di raccogliere firme per una delibera di legge popolare: coinvolgere i cittadini, così spesso vittime della disinformazione e della propaganda xenofoba, per far comprendere loro che è volontà comune di tutti gli italiani, Rom inclusi, eliminare quegli spazi di marginalizzazione, è certamente una proposta utile, che ci piacerebbe poter sostenere.

Purtroppo la delibera in oggetto, fermo restando la fiducia totale nella buona volontà dei promotori, a cominciare da personalità come Luigi Manconi ed Emma Bonino, da sempre al fianco dei diritti umani delle comunità Rom contro il razzismo, riecheggia un progetto, a nostro avviso pericoloso, che aveva già sollevato polemiche nel dicembre scorso.

Si propone infatti d’istituire presso Roma Capitale un “ufficio di scopo” (Art. 3), che ci riporta alla mente i pericoli delle false tutele quanto quelli della stagione emergenziale, dipendente unicamente e direttamente dal sindaco, che andrebbe a sostituire l’ufficio Rom, Sinti e Caminanti, oggi facente parte dell’assessorato.

Ancora più preoccupante ci appare la proposta di “riconversione” delle risorse (Art. 4), in base alla quale il Comune manterrebbe pressoché inalterata l’attuale scandalosa mole di spesa pubblica, aggiungendovi “laddove possibile” i fondi europei, mentre la “Strategia nazionale d’inclusione” non prevede alcuna riconversione della spesa per il mantenimento dei campi.

Il documento, infatti, varato nel 2012 in attuazione della comunicazione della commissione europea n. 173/2011, fa riferimento ad un apposito, ampio quadro di finanziamento che attinge direttamente ai fondi strutturali messi a disposizione dall’Unione Europea.

Perché, anziché rispettare l’iter previsto dalla Strategia e avere accesso ai soldi dell’Europa, i cittadini dovrebbero continuare a sborsare denaro pubblico in nostro nome, quando noi non vogliamo e non siamo neppure stati consultati?

L'unico punto in cui la Strategia fa riferimento alla riconversione è in merito ai fondi emergenziali, che a Roma Capitale sono già stati spesi dalla precedente giunta. Se il progetto passasse e le casse comunali ricominciassero un ingiustificato esborso, pur mutandolo di destinazione dai campi nomadi a un non meglio identificato “superamento”, non sarebbe inevitabile allora la rabbia dei romani?

La Strategia prevede infatti l'istituzione di Tavoli amministrativi, a tutt’oggi fermi, con la presenza istituzionale della rappresentanza Rom, come sede di confronto per l'elaborazione di progetti compatibili con le linee-guida, da sottoporre all'UNAR in qualità di punto di contatto nazionale affinché questo possa sbloccare gli ingenti fondi strutturali dell'UE.

Non prevede nessun "ufficio di scopo" dipendente direttamente dal sindaco: e dopo lo scandalo di “Mafia Capitale”, non riusciamo a comprendere a vantaggio di chi andrebbe una trasparenza ancora minore di quella attuale, con un ampio flusso di denaro pubblico dipendente solo dal primo cittadino e da un suo delegato.

Riteniamo infine che la delibera sia viziata da un approccio poco riguardoso nei nostri confronti: eliminata la rappresentanza Rom, alcune associazioni (fra le quali, non a caso, non c'è neppure un'associazione Rom) presentano un progetto che parla di interventi di "responsabilizzazione" e "acquisizione dell'autonomia" per le comunità Rom (Art. 4.2); quella stessa autonomia che ci viene negata dalla delibera stessa.

Insomma: un testo che va ai danni dei romani, i quali manterrebbero inalterata una spesa inaccettabile affinché questa sia gestita da un misterioso ufficio dipendente unicamente dal sindaco anziché azzerarla e attingere ai fondi europei tramite percorsi virtuosi; e ai danni dei Rom, che perderanno così la loro ultima occasione di rappresentarsi ed essere rappresentati.

Ci rivolgiamo dunque a voi, membri del comitato promotore, per chiedervi di valutare seriamente la possibilità di modificare gli art. 3 e 4 della delibera; in tal caso, saremo lieti di fare del nostro meglio per diffondere l’iniziativa, sulla base del lodevole intento di includere la nostra minoranza in una società che attualmente la tiene ai margini anche e soprattutto impedendole di rappresentarsi democraticamente.

Ringraziandovi in anticipo per la solidarietà e il rispetto con cui vorrete tener conto di queste nostre osservazioni,

Vi salutiamo con stima e fiducia.

 

Dopodiché, estende la lettera aperta a tutti gli altri rappresentanti Rom, affinché possano firmarla e chiedere al comitato, sostanzialmente, di non lavorare per escluderli. Rapidamente, la lettera riscuote ampia adesione da parte di associazioni Rom storiche: Federazione Rom e Sinti Insieme, Them Romanò, Nazione Rom, etc.

 

Non tarda la risposta di Magi, Stasolla e Capriccioli: “Gentili mittenti della comunicazione,  facciamo presente che, contrariamente a quanto affermate, nella proposta di deliberazione ufficiale (quella depositata presso il segretariato del Comune in data 12 giugno 2015 e scaricabile sul sito della campagna www.accogliamoci.it) non si parla mai né di 'ufficio di scopo' né di 'riconversione delle risorse': probabilmente le informazioni in Vostro possesso non sono corrette, oppure state erroneamente parlando di una delibera diversa da quella da noi promossa. Ciò premesso, ci preme sottolineare che la disponibilità a qualsiasi dialogo è subordinata se non altro alla conoscenza delle persone che lo sollecitano, a maggior ragione se quelle persone si definiscono, come Voi fate fin dall'incipit della Vostra lettera, 'rappresentanti e portavoce della comunità Rom, Sinti e Caminanti'. Ci fareste cosa gradita, pertanto, se voleste metterci a conoscenza dei vostri nomi e cognomi e delle comunità rom, sinti e caminanti di Roma che affermate di rappresentare e dalle quali siete stati designati portavoce”.

 

Intimandole di qualificarsi e negando l'esistenza di un ufficio di scopo, senza aspettare le reazioni del comitato e delle associazioni che hanno coinvolto nella delibera, i tre rispondono con i toni di cui sopra. Saska Fetahi, sorpresa, va a controllare il testo della delibera sul sito web dell'iniziativa; sebbene in merito alla riconversione delle risorse si legga: "L’Assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale - d'intesa con il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del ministero per lo sviluppo economico – al fine di dare attuazione al 'Piano per il superamento degli insediamenti formali', attinge, senza ricorrere a risorse aggiuntive, dagli stanziamenti già previsti per gli interventi rivolti alle comunità Rom e Sinti dal Bilancio di previsione annuale 2015 e da quello programmatico 2015-2017 di Roma Capitale", non c'è più traccia dell'ufficio di scopo. E' scomparso. Sorpresa e basita, cerca ancora su Internet il testo del 14 maggio: lì, l'ufficio di scopo c'è.

 

 Recita infatti:

 

Art. 3 (Ufficio di scopo)

1. Al fine di dare piena attuazione al “Piano per il superamento degli insediamenti formali”, viene istituito un “ufficio di scopo” facente capo al Sindaco di Roma Capitale, in stretta collaborazione con l'Assessorato alle politiche sociali. L'ufficio di scopo svolge inoltre il ruolo di organismo istituzionale di riferimento per i nuclei familiari Rom e Sinti presenti negli insediamenti della città di Roma per consentire l'attivazione dei servizi dell'amministrazione comunale e il coordinamento delle azioni previste dal suddetto Piano.

2. L'ufficio di scopo, di cui al comma 1, sostituisce l'Ufficio Rom Sinti e Caminanti del Dipartimento politiche sociali di Roma Capitale, cui attualmente compete la gestione delle attività inerenti gli insediamenti formali.

 

Saska Fetahi è comprensibilmente confusa. Nel testo del 14 maggio, l'ufficio di scopo c'è: in quello del 12 giugno, sembra essersi smaterializzato. Leggendo bene questo secondo testo, ecco svelato l'arcano: la dicitura "ufficio di scopo" è stata sostituita con "ufficio nell'ambito delle strutture e delle responsabilità facenti capo al Sindaco di Roma Capitale" – precisamente la stessa cosa, chiamata in modo diverso. La risposta dei tre si potrebbe quindi riassumere come segue: "Accà sta l'ufficio di scopo, accà nun ce sta: carta vince, carta perde; addò sta l'ufficio di scopo?". Se non fosse che hanno dimenticato la regola fondamentale del gioco delle tre carte – ossia, le carte devono esser tre. Altrimenti è logico che l'ufficio di scopo, se non sta in una versione della delibera, è certamente nell'altra.

 

Risolto presto il mistero, i firmatari della lettera aperta s'indignano e girano la domanda agli estensori della delibera: chi siete voi per rappresentare i Rom? Chi vi ha eletto portavoce? Perché volete azzerare una rappresentanza che non avete neppure consultato? Paolo Cagna Ninchi, presidente dell'associazione UPRE ROMA, cita il Mahatma Gandhi: "Chi fa qualcosa per me senza di me è contro di me".

 

Nel frattempo, è Luigi Manconi a sciogliere le tensioni, organizzando un convegno dall'appropriato titolo "Si può fare", in cui oltre a essere ricevuta la rappresentanza Rom, che in gruppi nutriti affolla la Sala Zuccari del Senato della Repubblica, felice del rispetto dimostrato ancora una volta dal senatore, presidente di "A buon diritto", sono ospiti relatori che illustrano la possibilità di superare l'attuale stato delle cose con la partecipazione diretta della comunità.

 

Innanzitutto, il sindaco di Alghero, il quale dà una lezione esemplare di come sia semplice superare i campi nomadi rispettando i parametri della "Strategia d'inclusione", senza commissariamenti o azzeramenti della rappresentanza Rom, né tantomeno ruspe salviniane, azzerate (loro sì) da un intervento di Gad Lerner, che illustra la distanza tra lo stereotipo mediatico e la realtà dell'inclusione, ribadendo ancora una volta il suo "no" a ogni forma di razzismo e di esproprio.

 

Non ultima, proprio l'assessore alle politiche sociali di Roma Capitale, Francesca Danese che, al di là dello scivolone sui corsi d’educazione stradale per soli Rom in seguito al tristemente noto incidente di via Battistini (scivolone ripreso dai suoi detrattori con una certa ferocia, visto che è stato rappresentato come fosse l’unica affermazione fatta dalla Danese nel corso di quel convegno), lancia la proposta di una Consulta per l’applicazione della “Strategia”, coinvolgendo la rappresentanza Rom, puntando all’accesso dei fondi europei (dipingendo un quadro del bilancio capitolino assimilabile solo alle più cupe incisioni di Goya) e rivolgendo particolare attenzione alle donne Rom, seguendo precisamente i binari tracciati dall'UE.

 

I Rom sono contenti, gli italiani pure, la stampa se ne frega ed è buon segno, perché vuol dire che l'iniziativa ha messo in luce dei nodi sostanziali, mettendo in fuga la maggior parte dei giornalisti; ma la più contenta è Saska Fetahi, che insieme a Dijana Pavlovic accoglie con entusiasmo le parole della Danese.

 

Sì, perché in questo momento tra le associazioni Rom più credibili e riconosciute a livello nazionale e internazionale figura una notevole presenza rosa (ci vorrebbe una nuova Simone De Beauvoir per scrivere una degna analisi della condizione delle donne Rom) – un dato estremamente importante, se si considera la preoccupazione europea per la componente femminile della minoranza, che non è sfuggito all'assessore Danese – la quale, sia detto chiaramente, non sembra avere la minima intenzione di lasciarsi mettere in un cassetto tramite una delibera comunale per far spazio agli uomini soli al comando, soprattutto in una situazione che vede la giunta Marino sempre più appesa a un filo a causa di uno scandalo senza precedenti incentrato appunto su campi nomadi e centri d'accoglienza, in cui il suo profilo di assessore "nuovo", per forza di cose privo d'implicazioni nella vicenda "Mafia Capitale" perché subentrata da pochi mesi, è cruciale anche per la sinistra romana che sta cercando disperatamente di tenersi avvinghiata ai seggi capitolini nonostante il maremoto che ha spinto alle dimissioni perfino il vicesindaco Luigi Nieri.

 

Stasolla mostra infine il suo lato più democratico, e afferma senza mezzi termini sul suo profilo Facebook che "occorre a Roma azzerare ogni 'rappresentanza Rom'"; è la doverosa risposta a chi accusava lui, Magi e Capriccioli di voler essere, appunto, “uomini soli al comando”.

 

Camillo Maffia e Gianni Carbotti

 

 


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