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16/11/24 ore

Se le parole sono perturbanti


  • Danilo Di Matteo

 

Il video con il quale Silvio Berlusconi ha reagito alla condanna può lasciare perplessi, nel senso forte del termine. Per lui le maggioranze di governo della cosiddetta prima Repubblica – in particolare il “pentapartito” – avrebbero garantito sicurezza e prosperità, pur “con qualche ombra”. Ed egli non avrebbe potuto portare a compimento la “rivoluzione liberale” promessa e iniziata.

 

Il Cavaliere, insomma, ha riproposto la consueta visione di una destra demagogica, conservatrice e in senso lato bigotta pronta a giustificare ogni accadimento in nome del “pericolo comunista” e a giocare con le parole, le frasi e gli slogan (non a caso viene confermata l’intenzione di un ritorno a Forza Italia).

 

Ed è tale “gioco” linguistico, a parer mio, a mostrarsi inquietante. Siamo certo nell’epoca dei “gusci vuoti”: ormai pochi vocaboli riescono davvero a esprimere contenuti autentici e altri sono tutt’al più vagamente allusivi o evocativi. Si pensi ad esempio alla “narrazione” di Nichi Vendola, nutrita da qualche suggestione e da tanti bla bla bla.

 

Ma la retorica berlusconiana va oltre, fino a piegare e capovolgere i fatti, in modo analogo alla “neolingua” indicata da Orwell in 1984. Così anni di illegalità e di soprusi diventano “qualche ombra” e l’inerzia dei governi di centrodestra viene fatta corrispondere a una rivoluzione liberale incompleta.

 

Un formidabile contributo allo iato fra parole e cose.

 

 


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