Il video con il quale Silvio Berlusconi ha reagito alla condanna può lasciare perplessi, nel senso forte del termine. Per lui le maggioranze di governo della cosiddetta prima Repubblica – in particolare il “pentapartito” – avrebbero garantito sicurezza e prosperità, pur “con qualche ombra”. Ed egli non avrebbe potuto portare a compimento la “rivoluzione liberale” promessa e iniziata.
Il Cavaliere, insomma, ha riproposto la consueta visione di una destra demagogica, conservatrice e in senso lato bigotta pronta a giustificare ogni accadimento in nome del “pericolo comunista” e a giocare con le parole, le frasi e gli slogan (non a caso viene confermata l’intenzione di un ritorno a Forza Italia).
Ed è tale “gioco” linguistico, a parer mio, a mostrarsi inquietante. Siamo certo nell’epoca dei “gusci vuoti”: ormai pochi vocaboli riescono davvero a esprimere contenuti autentici e altri sono tutt’al più vagamente allusivi o evocativi. Si pensi ad esempio alla “narrazione” di Nichi Vendola, nutrita da qualche suggestione e da tanti bla bla bla.
Ma la retorica berlusconiana va oltre, fino a piegare e capovolgere i fatti, in modo analogo alla “neolingua” indicata da Orwell in 1984. Così anni di illegalità e di soprusi diventano “qualche ombra” e l’inerzia dei governi di centrodestra viene fatta corrispondere a una rivoluzione liberale incompleta.
Un formidabile contributo allo iato fra parole e cose.