Il sistema carcerario ha fallito nella sua missione. Da strumento di riabilitazione e reinserimento è diventato luogo di specializzazione per croimini e di reclutamento per la mala vita. Insomma, è fallita l’idea dell’utilizzo del carcere, come luogo ideale e irrinunciabile dell’esecuzione della pena.
Occorre ripensare complessivamente il modello di reinserimento del detenuto nella società. Di qui l’esigenza di chiudere questa struttura penitenziaria e di mettere a punto un nuovo modello di sanzione penale, capace di responsabilizzare l’autore di un reato orientando le sue scelte future verso condotte più consapevoli e positive.
Un modello fondato sulla visibilità, ossia la possibilità, da parte della società e della vittima del reato, di partecipare e rendere visibile, quindi, il percorso sanzionatorio inflitto al reo.Questi, in sintesi gli elementi emersi dal convegno “I nuovi scenari esecutivi della pena-Dialogo sul sistema carcerario”, tenutosi a Potenza nella Sala Inguscio della Regione Basilicata.
A fornire l’occasione per accendere i riflettori sulla realtà, sconosciuta e ignorata dai mass media, che vive da recluso il condannato, la presentazione del libro di Salvatore Ferraro “La pena visibile - (o della fine del carcere) Rubbettino editore. “E’ un saggio originale, completo, positivo, che fa un bilancio ragionato della realtà del carcere e guarda al percorso del sanzionamento della pena in ottica costituzionale - ha sottolineato Fabio Viglione, avvocato penalista, nell’introdurre i lavori - Il libro mi ha emozionato per il modo con cui affronta le varie tematiche!”
E per rendere visibili le condizioni di un carcere “invisibile”, Viglione ha svolto alcune riflessioni ad alta voce: il carcere non garantisce la sicurezza per la società, anzi favorisce la recidiva per chi esce dal carcere; le condizioni di vita del detenuto sono disumane, per l’inerzia, la limitazione degli affetti, il distacco dal contesto lavorativo, la soppressione o la limitazione della libertà: “ A fronte di tutte queste anomalie – ha aggiunto ancora Fabio Viglione - si registrano costi elevatissimi. Un detenuto costa 180€ al giorno!”.
Ad illustrare i nuovi orizzonti che apre la proposta di una “Pena visibile”, l’autore del volume, Salvatore Ferraro. “Oltre ad essere disumano, il carcere è poco utile. Il detenuto è condizionato dalle gerarchie interne fondate sulla gravità del reato e della pena - ha sottolineato Ferraro -. La forza del carcere non è il suo funzionamento, ma la sua opacità. La società deve cominciare a ragionare della possibilità di altri scenari esecutivi della pena, pensando a percorsi diversi per persone pericolose (il 7%) e persone non pericolose”.
La pena visibile, appunto, mira a soddisfare l’interesse «reale» della vittima del reato e quello della società, assicurando il risarcimento del danno da parte del reo, la responsabilizzazione di chi ha commesso il reato e la possibilità concreta di reinserimento a chi ha violato le regole.
“Non è un libro dei sogni- ha evidenziato Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali e di Agenzia Radicale -. Delinea un percorso graduale riformatore per l’eliminazione del carcere”.
“I relatori si inseriscono con elementi dirompenti in un dibattito impantanato, come quello sulla giustizia, che non produce effetti. - ha commentato Vito De Filippo, Presidente della Giunta Regionale -. In Basilicata i Presidi Giudiziari si realizzano con molti disagi e qualche incertezza”. E, poi, un annuncio: “Questa mattina - ha concluso De Filippo - ho firmato tutti i referendum sulla giustizia presentati dal Partito Radicale, al quale sono iscritto da 10 anni”.
Giuseppe Orlando (Il Quotidiano della Basilicata)
"La pena visibile" servizio Rai Tg Regione Basilicata (Agenzia Radicale Video)