Gerardo Mazziotti
(premio internazionale di giornalismo civile 2008)
La confusa e preoccupante situazione politica creata in un paese democratico dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento indusse un ristretto gruppo di ammiragli e di generali a impossessarsi del potere con un golpe militare incruento. Salutato con favore dalla maggioranza dei cittadini, esasperati dalle polemiche dei partiti su chi dovesse formare il governo…
I militari sciolsero le Camere e formarono un governo di salute pubblica nel quale chiamarono i più eminenti economisti, giuristi, intellettuali e amministratori del paese.
In un discorso a reti unificate il premier, un ammiraglio tra i più stimati in patria e all’estero per la dirittura morale, l’onestà intellettuale e la preparazione culturale, assicurò i cittadini che la dittatura sarebbe durata cinque anni, il tempo necessario per risolvere i più gravi e pressanti problemi del paese e per emendare le parti della Costituzione che, a giudizio largamente condiviso, necessitano di modifiche e integrazioni.
Disse che non ci sarebbe stata alcuna limitazione al diritto dei cittadini di manifestare liberamente il proprio pensiero e di criticare, se necessario, le decisioni del governo, avendo deciso di ispirarsi a Pericle, lo “ strategos autokrator” della democrazia ateniese, che garantì la circolazione delle idee e la intensa partecipazione di tutti i cittadini alla vita pubblica.
Disse che il paese ha bisogno di rifondare su nuove basi il sistema politico, di rinnovare completamente la classe politica, di ritrovare la strada dello sviluppo economico, di riscoprire lo spirito fondativo della Repubblica. Perciò la necessità di cambiare l’attuale sistema-paese farraginoso, inefficiente, dispendioso, corrotto, socialmente ingiusto, in uno nuovo, snello, efficiente, normale (basato, cioè, sulle norme di onestà, moralità, competenza, giustizia sociale e giudiziaria, tolleranza, parsimonia ).
Disse che sarebbe stato affidato a un ristretto gruppo di saggi il compito di definire un nuovo sistema-paese senza il Senato e con una sola Camera di 200 deputati (eletti in collegi uninominali, per due mandati di quattro anni al massimo, compensati con gettoni di presenza e con una liquidazione di fine mandato e senza vitalizi; obbligati a fare solo i parlamentari e nessun altra attività e con il vincolo di mandato ), con un Governo di 16 ministri e altrettanti sottosegretari e con un presidente della Repubblica e del consiglio dei Ministri eletto dal popolo…
Un nuovo sistema paese nel quale precisare che i magistrati non sono un “potere” che si contrappone al Parlamento e al Governo ma sono un “ordine” tenuto a rispettare e a fare rispettare le leggi dello Stato. E che non possono organizzarsi in associazioni e in correnti ideologiche.
Un nuovo sistema paese in grado di ridurre drasticamente il peso dello Stato, della burocrazia, delle tasse e del debito pubblico. E in grado di ridurre drasticamente la spesa pubblica improduttiva con l’abolizione delle Regioni, delle Province e delle Città metropolitane da sostituire con le Città Regione in ogni capoluogo di regione con il compito principale di nominare i city managers negli ottomila comuni al posto dei sindaci.
In cinque anni la cosiddetta dittatura illuminata riuscì ad attuare l’ambizioso programma. E il paese tornò alla democrazia.
È il caso di ricordare che la presidenza di F. D. Roosvelt fu, in sostanza, una dittatura illuminata visto che fu definito “Il Duce d’America”, e riuscì col New Deal a trarre fuori dalla drammatica crisi economica del ‘29 il grande paese americano.
Me ne sono ricordato in questi giorni di roventi polemiche tra il M5S il Centrodestra (Forza Italia, la Lega, Fratelli d’Italia e alcuni cespugli ) su chi ha il diritto di formare il nuovo governo.
E mi sono rammaricato che questo disgraziato paese non ha ammiragli e generali in grado di esercitare una dittatura illuminata.
E che ci tocca sperare nella Provvidenza divina.
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