Marco Tullio Giordana nel suo film “La Meglio Gioventù” definì così i giovani degli anni ’60, pieni di ideali e voglia di cambiare il mondo, quei giovani che durante l’alluvione di Firenze nel ‘66 accorsero numerosi per salvare tanti capolavori di arte e cultura: gli “angeli del fango” li chiamarono.
Mia sorella, Nicoletta D’Arbitrio, aveva 20 a quel tempo, una ragazza mite e di idee moderate, affascinata dagli ideali positivi del ’68. Cantava spesso “Imagine”, la famosa canzone di John Lennon, emblema del sogno di una generazione che sperò in un mondo migliore pieno di bellezza, pace, libertà, fratellanza.
Purtroppo il 25 maggio 2017, Nicoletta ha lasciato questo mondo dopo una coraggiosa lotta contro un male incurabile. Proprio come quei lontani “angeli del fango”, aveva dedicato tutta la sua vita a salvare con il restauro preziosi tessuti, capolavori dell’antichità. Personaggio noto a Napoli in campo culturale per tutte le sue attività e iniziative, a lei da tempo veniva dedicato ampio spazio su giornali cartacei e siti on line.
Nicoletta era nata a Napoli nel 1948, a Capodimonte, nell’antica casa dei nostri nonni materni, dal prof. Salvatore D’Arbitrio e da Ada Mastropaolo, in una bella famiglia, ricca di cultura, valori e ideali. Dotata di senso artistico e grande manualità, volle iscriversi all’Istituto d’Arte e poi all’Accademia di Belle Arti.
Terzogenita di quattro figlie, questa volitiva sorella, un tempo bambina tranquilla e riservata, pian piano nella vita ha trovato una sua strada che ha percorso con ferrea volontà e sacrificio: divenuta restauratrice di tessuti antichi, docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, autrice di diversi libri, nonché organizzatrice di mostre ed eventi culturali, Nicoletta si è sempre trovata a suo agio tra le antiche vestigia del passato che ha riportato allo splendore, combattendo la disinformazione sui tessuti con paziente ricerca ed approfonditi studi di archivio per far comprendere quanto sia importante inquadrare i tessuti da restaurare nell’epoca in cui furono realizzati.
Pur lavorando in magnifici edifici storici, ha sopportato in essi freddo, umidità e assenza di ogni confort per lunghe ore in assoluta solitudine, concedendosi solo qualche panino, per anni il suo pranzo abituale. Essendo soggetto allergico, inoltre, ha rischiato anche attacchi di asma, mettendo in pericolo perfino la sua vita. Quando subiva qualche ingiustizia ed era molto nervosa, fin da bambina concludeva il discorso dicendo: “Eccetera, eccetera, eccetera…”.
Desiderosa poi di far conoscere l’arte e la cultura napoletana anche al di fuori della Campania, da qualche anno si era attivamente impegnata in mostre organizzate all’estero, a Parigi, Londra, New York, Tokio, Strasburgo e così via.
Ha scritto anche numerosi libri e mi sembra giusto ricordarne qui alcuni, come La Tavola del Re, L’Età dell’oro, I Borghi e le Strade dell’Arte di Napoli, Carolina Murat,, Il Palazzo Reale di Napoli negli anni di Ferdinando II, Villa Maria, Ischia- Architettura Rupestre , Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli etanti altri testi (reperibili on line), elaborati in collaborazione con l’architetto Luigi Ziviello, suo marito.
L’infaticabile Nicoletta ha avuto un costante, disinteressato obiettivo: valorizzare il patrimonio storico ed artistico di Napoli e della Campania, patrimonio al quale ella stessa, come restauratrice di tessuti antichi, nonché storica dell’arte, ha dedicato tutta la sua vita con amore e professionalità.
E infine, cara Nico (come ti chiamavo sempre), non avendo più parole, sopraffatta dalla commozione, come te concludo dicendo: “Eccetera, eccetera, eccetera…”.
Giovanna D’Arbitrio