Una volta gli articoli di Giuliano Ferrara si apprezzavano, al di là del loro contenuto, per la lucidità e il rigore delle argomentazioni. Da quando Ferrara vanta i suoi “nuovissimi alleati strategici” dei 5Stelle, anche la costruzione dei suoi pezzi sembra risentire della loro abitudine ai solecismi e al vizio del rovesciamento mistificatorio.
Succede nel recente articolo uscito sul «Foglio», dove Ferrara promuove il voto favorevole al referendum costituzionale sulla riduzione dei parlamentari e se la prende con gli eredi di Pannella, accusandoli di essere fra gli iniziatori di quell’anti-politica che oggi – a parole secondo lui – dicono di contrastare chiedendo di votare No.
Se proviamo a seguirlo – scansando qualche funambolismo di troppo – riscopriamo la consueta baldanza provocatoria, ma stavolta al servizio di quella mistificazione che ricorre alla lieve forzatura per realizzare il massimo processo di falsificazione. Basta, ad esempio, ritrarre Marco Pannella come “fustigatore della politica”, anziché – qual era effettivamente – come “fustigatore della partitocrazia consociativa” per farne l’antesignano dell’anti-politica.
Eppure, il leader radicale era all’opposto – al limite peccava di eccesso politicista – il difensore strenuo della politica. È Pannella, che nella tempesta dell’assalto dei pm milanesi, organizza l’auto-convocazione del Parlamento degli inquisiti.
Se vogliamo, anche il richiamo al Guicciardini del “particolare” serve soltanto per instaurare un arbitrario accostamento fra il distacco snob dalla politica e la diversità del radicale, evitando di coglierne l’alterità che esprimeva invece partecipazione e impegno civile, scommettendo sui referendum come strumento per dar voce alle potenzialità pur presenti nella società italiana.
Ma è considerando la più stretta attualità politica che Ferrara compie un vero e proprio gioco da illusionisti. Interpretare governo Conte-bis come qualcosa che ridà spazio alla politica rispetto ai tecnocrati è quanto mai distante dalla realtà. La vera ragione della durata di Conte risiede infatti nell’essersi posto quale interlocutore accondiscendente dei progetti riservati all’Italia dai poteri finanziari. Altrettanto lontano dal vero è spacciare poi la mutualizzazione del debito come una inversione di rotta, quando è piuttosto concepita come il modo per ridurre a un ruolo ancor più gregario uno dei Paesi fondatori dell’UE.
Ferrara accredita il governo Conte di una linea di tenuta anti-populista che non esiste, dal momento che ogni suo atto non è altro che un cedimento all’assistenzialismo di Stato, perdurando in un illimitato aumento della spesa pubblica senza mai preoccuparsi di come produrre reddito e incrementare il pil.
Per screditare i fautori del NO al prossimo referendum, Ferrara evoca i girotondi e il “partito irresponsabile” delle testate come «Repubblica», ma lascia il tempo che trova poiché trascura la trave del suo affiancarsi al giustizialismo di Davigo e Bonafede con il quale si sta affossando ogni parvenza di Stato di diritto in Italia.
Fatto sta che la vittoria del NO rappresenterebbe una formidabile battuta di arresto del disegno restaurativo che ci vuole riconsegnare alle manipolazioni dei sistemi di voto, che puntano alla ingovernabilità permanente così da far finta di cambiare per lasciare tutto come più aggrada a quanti hanno interessi contrastanti con quelli dei cittadini.
È sui termini di questa posta in gioco che si sofferma nella rubrica Maledetta Politica il direttore Giuseppe Rippa nella conversazione con Antonio Marulo, che qui proponiamo. (L.O.R.)
- Maledetta Politica. L’antipolitica di Pannella nel falso storico di Giuliano Ferrara
(Agenzia Radicale Video)