Antonio Ingroia avrebbe “vilipeso la Corte costituzionale e leso il prestigio e la reputazione dei suoi componenti”. Per questo motivo la Corte di Cassazione ha aperto un provvedimento per illecito disciplinare nei confronti del candidato premier (non eletto) di Rivoluzione civile.
L'ex procuratore aggiunto di Palermo, secondo l'atto di incolpazione firmato dal pg Gianfranco Ciani, avrebbe “gravemente mancato ai propri doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio” nel commentare la decisione della Consulta di distruggere i nastri delle intercettazioni telefoniche tra il presidente napolitano e l'ex ministro dell'interno, Nicola Mancino.
Quelle dichiarazioni, rilasciate da Ingroia quando si trovava in Guatemala in attesa di aspettativa dal Csm per motivi elettorali, secondo il procuratore generale Ciani, avrebbero “platealmente esorbitato dai limiti del diritto di critica e di espressione del proprio pensiero”.