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05/12/25 ore

L'Isola dei morti di Böcklin a piazza Augusto Imperatore


  • Giovanni Lauricella

Quel quadro che tanto amava Adolf Hitler era la veduta filosofica della sua esistenza che troverà triste riscontro nel suo fine vita, nella catastrofe della Germania e   di quasi tutto il mondo della prima metà del ‘900.

 

L'Isola dei morti di Böcklin, appesa al muro nello studio privato di Hitler, compare in una fotografia del'39 che ritrae i ministri degli Esteri Joachim von Ribbentrop e Vjaceslav Molotov per la firma di quel Patto di non aggressione che porta il loro nome e che darà l'inizio alla più sanguinosa e distruttiva guerra mai conosciuta dall’uomo.

 

Era la terza versione de L’isola dei morti, dipinta da Arnold Bocklin nel 1883, olio su tavola, che Hitler se la volle tenere fino al suicidio nel bunker berlinese, trovata dai russi, oggi conservata alla Alte Nationalgalerie di Berlino. 

 

Quadro dipinto simbolista fatto evidentemente per conforto spirituale da chi aveva avuto sei figli morti ed era molto malato e che a breve morirà;  Arnold Bocklin spirerà il 16 gennaio 1901 a Fiesole.

 

Immagine di morte che si rifaceva al cimitero di Firenze, come sostiene l'artista, ma anche al mausoleo romano che gli imperatori erigevano, da  Böcklin dipinto tra le acque attraversate da una barca con una bara come forse nella Divina Commedia Caron dimonio traghettava i morti nel Canto III e anche agli antichi riti del nord Europa…

 


 

Nel 1934 iniziarono le demolizioni intorno al Mausoleo di Augusto, dando seguito a  Piano Regolatore di Roma approvato nel 1931, per attuare l' intervento urbanistico monumentale guidato da Vittorio Ballio Morpurgo, completato nel '37, con l'obiettivo di creare una piazza imponente e razionalista tipico del regime fascista. 

 

Come tutti sanno il razionalismo ha nella pittura un forte legame, in particolare con la metafisica, in questo caso va indietro nel tempo ma sempre rispettando i dettami di De Chirico, l'inventore, in un certo senso, di tante vedute architettoniche degli anni ’30.

 

La piazza fascista ha quel “vuoto” tipico e quella tristezza dei cipressi che esprimono al meglio il senso funebre del mausoleo così come lo volevano gli antichi romani …

 

La visione tragica di fine '800 del pessimismo cosmico di Arthur Schopenhauer e quella apocalittica espressa da Friedrich Nietzsche, fa il paio con la visione sentimentale onirica intorno agli anni '30 che va da Lenin, August Strindberg, Sigmund Freud, Georges Clemenceau, Sergej Vasil'evič Rachmaninov (autore nel 1909 del poema sinfonico L'isola dei morti) e Gabriele D'Annunzio, ad artisti come Giorgio De Chirico, Fabrizio Clerici, Karl Wilhelm Diefenbach, Salvador Dalí e tantissimi altri.

 

Mausoleo d'Augusto che fu concepito per essere eterno modello d'architettura ma che eterno non è  come rappresentazione, specie al giorno d'oggi che le vedute filosofiche sono così ristrette se non inesistenti e che degli alberi, come è successo, non possono essere presi a simbolo.

 

Cipressi che a corona adornavano la sommità del monumento che adesso, per la mentalità corrente, non esprimono nulla se non un conflitto con le tendenze culturali che emergono in quelle provenienti dal terzo mondo che formano l'odierna popolazione.

 

Dal tempo della demolizione della teca del Morpurgo ci si trova a fare i conti con nostalgici del fascismo in un dibattito sterile e puerile che non evidenzia l'importanza di pensiero che l'arte e l'architettura ha nella storia.

 

Banalmente si discute sulla salute dei cipressi e della CO2, del sindaco o di chi ha avuto l'incarico dei lavori, come pure per la Torre dei Cenci ...

 

Peccato che non si consideri il peso reale delle cose.

 

 


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