di Francesco Sisci
(da Settimana News)
Con vergogna, inginocchiandomi, vorrei offrire un’altra prospettiva al Santo Padre sulla delicatissima questione della guerra in Ucraina e di una trattativa, financo una resa dell’Ucraina alla Russia del presidente Vladimir Putin.
Putin è in un vicolo cieco. A fine febbraio del 2022 cominciava una guerra promettendo che sarebbe finita in due settimane e invece dopo due anni si è allargata a mezzo mondo coinvolgendo indirettamente anche Iran e Nord Corea. Non solo non ha piegato l’Ucraina e spezzato la NATO, ma oggi l’Ucraina ha un esercito e una coscienza di sé molto più forte che nel 2022 e la NATO ha acquisito due nuovi membri. In più ha perso circa 400mila vite (425mila ndr) e ha distrutto la società e economia russa nel frattempo.
Putin ha politicamente perso in questo momento. Qualunque trattativa che congelasse la situazione fotograferebbe per i posteri questa sua sconfitta politica importantissima. Lui e la sua famiglia sarebbero finiti.
Quindi l’impressione è che Putin non ha interesse vero a negoziare, almeno fino alla fine delle presidenziali in America, quando c’è la possibilità che Donald Trump venga eletto. Non può vincere la “guerra tradizionale”, quindi sembra stia cercando di perseguire una guerra ibrida.
Putin finora ha mostrato di agire in base a un calcolo politico di opportunità e vantaggio, non mi sembra che abbia mai cambiato la logica in cui opera. Con Trump presidente USA, Putin potrebbe stringere un patto o potrebbe approfittare della confusione iniziale della nuova presidenza.
Putin ha interesse a spingere la confusione fino all’estremo fino alla fine delle elezioni. Quindi anche se Ucraina si arrendesse a quel punto lui spingerebbe tensione su Transnistria, in Moldavia, sul corridoio di Kaliningrad, con la Polonia, sui tre paesi baltici.
***
Ciò perché ha interesse a tenere alta la tensione che si riflette sulle elezioni americane, le innervosisce, avvelena l’atmosfera e potrebbe aiutare ad eleggere Trump. Comunque alzerebbe la soglia da cui potrebbe trattare se Joseph Biden fosse rieletto.
Inoltre Putin ha interesse a tenere la Cina sulla corda, per impedire o rendere difficile una trattativa separata della Cina con gli Usa. In realtà Putin nell’ultimo anno forse ha usato la trattativa semi segreta in corso con la Russia per estrarre concessioni e vantaggi dalla Cina dicendo in sostanza a Pechino: vedi cosa mi offre l’America per schierarmi con lei contro di te? Tu devi darmi di più perché non cambi posizione.
Di nuovo poi la Russia probabilmente ha usato le concessioni cinesi, presentandole come “gratuite”, frutto della volontà di Pechino di usare Mosca come uno strumento ottuso contro la Nato, per cercare spazi di negoziato. Non c’è nulla di nuovo. È una classica politica dei due forni che se non smascherata non porta alla fine della guerra ma a un suo allargamento.
Si veda poi l’appoggio russo diretto all’Iran che a sua volta appoggia Hamas e gli Houthi. Inoltre Putin nell’ultimo anno sta reindustrializzando il paese riattivando tutta l’industria militare.
Cioè Mosca si prepara a un lungo periodo di guerra. Con fabbriche di armamenti in piena produzione fra poco poi c’è interesse oggettivo a usare o vendere questa produzione, altrimenti lo sforzo di reindustrializzazione è stato per niente, per una scelta politica sbagliata.
***
In questo gioco la Cina è parte importante, anche se recentemente ci sono alcuni minimi segnali di tentativi di presa di distanza. Anche lì tutto è molto prudente in attesa delle elezioni americane.
L’idea americana a un certo punto forse poteva davvero essere usare la Russia contro la Cina, ma il prezzo chiesto dalla Russia di certo è diventato giorno per giorno più alto e chiaramente non porta a una soluzione, ma a un aumento di confusione complessiva.
Inoltre fin tanto che la questione cinese resta aperta c’è la possibilità della Russia di giocare costantemente di sponda e ricatto fra i due, aizzando l’uno contro l’altro. Se viceversa una soluzione con la Cina venisse trovata, gli spazi di manovra della Russia si chiuderebbero.
In questa situazione, la Russia ha interesse a tenere aperta la politica dei due forni il più a lungo possibile ed estrarre vantaggi all’uno o all’altro il più possibile.
Perciò Putin ha interesse a tenere aperta una trattativa, anche per creare fratture nell’opinione pubblica occidentale, seminare zizzania e alimentare la confusione. Ma il suo interesse è solo alimentare il polverone in qualunque modo possibile.
Allora il Papa e la Santa Sede non possono certo smettere di lavorare per la pace, ma possono farlo solo nella coscienza piena della circostanza, cercando di essere attori positivi coscienti tentando di non trasformarsi in strumenti inconsci di questo o quell’attore.
La realtà quindi è: che l’Ucraina si arrenda o meno non ci sarà pace almeno fino alla fine dell’anno. Quindi l’obiettivo dei contendenti è di ottenere il massimo possibile entro quella data. Se l’Ucraina cede oggi, Putin andrà verso richieste sempre maggiori.
Così per una trattativa vera ci vorrebbe un miracolo di immaginazione oppure l’orribile attesa fino alla fine di novembre. A mio parere bisogna tentare di salvare Putin, salvare la Russia, certo, ma non a costo di incendiare il mondo.
***
Infine l’appello alla resa è giusto e va rivolto a Hamas. Che i suoi dirigenti alzino le mani e si arrendano alla forza, giusta o sbagliata di Israele, perché certamente gli uomini di Hamas non possono vincere la guerra con Israele. Ma anche lì c’è un calcolo diverso dalla semplice “guerra tradizionale”. Hamas ha in mano due cerchi di ostaggi.
Il primo cerchio sono gli israeliani rapiti il 7 ottobre, il secondo cerchio sono gli stessi palestinesi fatti uccidere, usati come scudi umani per aizzare l’odio antisemita nel mondo. Il calcolo anche per Hamas, non è tradizionale ma di una guerra ibrida, combattuta su più fronti, in cui il più importante non è quello militare ma quello della informazione politica.
Il messaggio che si vuole diffondere nel mondo è che Israele sta compiendo un genocidio dei palestinesi a Gaza. Quindi lo scopo per Hamas non è di proteggere i propri familiari ma anzi di ucciderne il più possibile per avvalorare questa tesi.
Se si arrendessero Israele smetterebbe di sparare e si proverebbe che non c’è alcuna intenzione di genocidio dei palestinesi.
Perciò non hanno interesse ad arrendersi per proteggere la propria gente. Anzi, l’interesse è il contrario.
Si può discutere se la strategia usata da Israele contro Hamas sia la più opportuna, visto che finisce per alimentare il gioco di Hamas, e cosa dovrebbe invece fare Israele per non cadere nella trappola di propaganda di Hamas, ma questo in concreto è un altro discorso.
In ciò lo spazio della Chiesa è enorme perché bisogna cercare la pace ad ogni costo. Per questo vale il vecchio consiglio della Chiesa per cui l’astuzia del serpente è strumento necessario all’innocenza della colomba.
(da Settimana News)
(foto Reuters)