di Pierluigi Battista
(da HuffPost Italia)
La libertà d’espressione incondizionata (e sottolineo: incondizionata. Per noi quattro gatti liberali dovrebbe essere un dogma) vale per tutti, ma non per i vertici dell’esercito e per i magistrati. Cioè per chi, a differenza di tutti gli altri, ha un potere sulla vita, sulla morte e sulla libertà dei cittadini. E questo per la semplice ragione che sia l’esercito che la magistratura svolgono un ruolo delicatissimo, talmente delicato da non poter reggere i contraccolpi di una fiducia spezzata.
Il generale Vannacci può scrivere e dire di tutto e tutte le cose che ha captato in caserma o nel bar sotto casa, ma se scrive che la nostra pallavolista Paola Egonu non ha i tratti somatici italiani, oltre a scrivere una solenne sciocchezza, frantuma in tutti i soldati che hanno le stesse fattezze di Paola Egonu il senso di appartenere a una comunità di liberi e di eguali. E mina il loro rapporto di fiducia con il nostro esercito.
Se il generale Vannacci mostra una spiccata simpatia per la Russia di Putin, incrina la compattezza militare di un Paese che si è impegnato a sostenere, non solo moralmente, la resistenza ucraina contro l’invasore.
Ma anche per i magistrati osannati dallo schieramento politico opposto a quello di Vannacci. Il magistrato Gratteri può pensare e scrivere quello che crede, ma se passa il tempo a rilasciare interviste contro il ministro della Giustizia cancella ogni traccia di imparzialità e di equanimità che sono il fondamento della fiducia che i cittadini, compresi quelli che sostengono la maggioranza di cui il ministro della Giustizia, dovrebbe coltivare nei confronti del sistema giudiziario.
E se passa il tempo a contestare vivacemente le leggi che poi dovrà applicare senza pregiudizi, non può non immaginare che i cittadini nutrano dubbi sulla serenità di chi potrebbe anche sollecitare provvedimenti restrittivi della loro libertà. E’ così semplice. Dovrebbe essere così semplice. In questi due casi Voltaire e la libertà d’espressione non c’entrano.
C’entra il ruolo che i militari e i magistrati hanno liberamente scelto di esercitare e che presuppone un comportamento diverso dal resto della cittadinanza. Possono sempre cambiare mestiere e dire e scrivere tutto ciò che vogliono.
(da HuffPost Italia)