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22/12/24 ore

Ecco come in Germania si sta frantumando il muro anti eurobond



di Pierluigi Mennitti *

(da Start Magazine)

 

Il dibattito sugli strumenti più appropriati per combattere la crisi economica europea procurata dalla pandemia si intensifica anche in Germania, il paese capofila del fronte rigorista composto sommariamente dagli Stati del nord (ma da questo schieramento si sarebbero sfilate già le piccole repubbliche baltiche). Rispetto alla precedente crisi dell’euro, il panorama delle posizioni tedesche appare più frastagliato e non mancano le critiche alla linea del governo.

 

Insomma, il confronto è aperto ed è un buon segno, perché sul fronte di chi chiede un’inversione di rotta ad Angela Merkel vi sono anche economisti e politici di peso e organi di stampa che fanno opinione.

 

Dallo Spiegel alla Süddeutsche Zeitung, dai verdi a economisti di centri importanti come l’Iw di Colonia o ascoltati come i rappresentanti del consiglio dei saggi, ecco il ventaglio di chi spinge ad adottare strumenti straordinari per contrastare una crisi straordinaria. Fino alla rottura del tabù degli eurobond.

 

Il “whatewer it takes” dello Spiegel

 

“La crisi dopo la crisi già si delinea”, scrive lo Spiegel, “gli stati europei rischiano la bancarotta a causa dell’epidemia di coronavirus. Se Italia, Spagna e forse anche Francia non saranno più in grado di accedere al credito a condizioni accettabili, il nostro ordine economico collasserà. Nulla sarebbe più come prima: il mercato interno, la moneta, il nostro benessere. Le conseguenze sociali e politiche sarebbero incalcolabili”.

 

Uno scenario per nulla infondato, prosegue il settimanale progressista, che descrive la catena innescata dagli shotdown necessari a contrastare i contagi in tutti i paesi: blocco delle attività produttive, crollo dei Pil e delle entrate fiscali, esplosione delle spese statali, disoccupazione diffusa. Le cose non sono precipitate con questa rapidità neppure durante la Grande Depressione degli anni Trenta del Novecento, una tale costellazione di eventi negativi non si era ancora mai manifestata in tempi di pace. Lo Spiegel ripercorre la nervosità dei mercati finanziari nelle ultime settimane, i tassi in crescita per i debiti statali di Italia, Spagna e Francia, l’intervento calmierante della Banca centrale europea: “Per ora è tornata la calma, ma date le tristi previsioni non durerà a lungo”.

 

Torna la crisi dell’euro, riprende il settimanale di Amburgo, e sebbene alcune cose siano cambiate rispetto alla precedente crisi tra il 2010 e il 2015, una cosa è rimasta uguale: “In caso di forti scossoni l’eurozona non può reagire come altre aree monetarie perché non prevede una gestione comune dei debiti, e questo è un problema sostanziale”, un “errore di costruzione”. Nel vertice Ue della scorsa settimana si sono confrontate le posizioni di chi, come gli stati del sud, chiede attraverso gli eurobond (o coronabond, per l’occasione) una comunitarizzazione dei debiti, e chi, come gli stati del nord, non ne vuol sentire parlare. Ne è derivato uno stallo, ma la situazione richiede urgenza.

 

Lo Spiegel non ha dimenticato il mantra tedesco della solidità dei conti pubblici, ma non lo ritiene adeguato alla gravità del momento. Nella crisi precedente l’atteggiamento rigido della Germania e degli altri stati del nord poteva essere giustificato, scrive, un cinismo nel quale era rintracciabile una certa logica, imparare la disciplina dei conti pubblici attraversando le durezze di una crisi. “Ma questa volta è diverso, perché abbiamo a che fare con una catastrofe che sfugge al controllo degli stati “, come ha ammesso lo stesso Bundestag quando ha abolito il vincolo del pareggio di bilancio. “È pertanto errato ritardare l’uso degli strumenti o escluderli del tutto”, conclude il settimanale, “il compito ora deve essere quello di aiutare i paesi che sono stati particolarmente colpiti dalla pandemia. Whatever it takes”.

 

Süddeutsche Zeitung: servono strumenti straordinari, anche gli eurobond possono servire

 

Anche la Süddeutsche Zeitung si allinea, con diversi articoli, su una posizione aperturista nei confronti di strumenti straordinari. In un editoriale apparso sull’edizione del fine settimana, il quotidiano di Monaco osserva come l’Ue si sia ritrovata sprovvista di un meccanismo di aiuti di emergenza in grado di contrastare una crisi di tale portata, ma ora si tratta di saper affrontare il dopo, il tempo della ricostruzione. L’atteggiamento prudente è anche comprensibile, giacché non è ancora chiara la misura della crisi, né quali paesi incontreranno davvero maggiore difficoltà nella ripresa. “Il fondo salva-stati Mes può servire a superare il periodo difficile. Anche gli eurobond, cioè la condivisione dei debiti, possono essere d’aiuto. Ma il loro utilizzo deve essere considerato con attenzione. L’Europa ha sviluppato la leva più forte quando ha elaborato un programma di ricostruzione comune

 

Questo programma deve essere collegato al bilancio dell’Unione europea, che deve essere sempre rinegoziato e soprattutto riadattato. E deve essere collegato a un rigoroso insieme di regole. Questo nuovo Piano Marshall per l’Europa promuoverà la forza economica e un valore aggiunto, ridurrà la disoccupazione e aiuterà la produttività”. Oggi il quotidiano di Monaco annuncia che Ursula von der Layen lancerà una nuova proposta per il bilancio 2021-2027 dell’Ue, che includerebbe un pacchetto di incentivi economici progettato per “garantire la coesione nell’Unione attraverso la solidarietà e la responsabilità”. In tal modo, la presidente “aumenta la pressione sugli Stati membri finanziariamente solidi affinché forniscano un sostegno più forte ai paesi più deboli come l’Italia, che sono particolarmente colpiti dalla pandemia”.

 

E in un editoriale a commento, il quotidiano progressista si rivolge ai governi di Germania e Olanda, che hanno sinora evitato un accordo anche sul vecchio progetto del bilancio: “Stati come l’Italia vi accusano di mancanza di solidarietà. Berlino potrebbe facilmente affrontare questa critica: il governo dovrebbe solo aprire la strada a un generoso bilancio dell’Ue con robusti aiuti per l’emergenza coronavirus”.

 

Truger, il “saggio” tedesco che invita il proprio governo a introdurre gli eurobond

 

Ma la Süddeutsche fa di più. Ospita un’intervista ad Achim Truger, uno dei componenti del gruppo di esperti economici che consiglia governo e parlamento tedesco su questioni politico-economiche (il cosiddetto consiglio dei saggi, che in settimana presenterà un rapporto aggiornato sulla crisi ad Angela Merkel), il quale si dichiara apertamente per gli eurobond. “Bisogna evitare che i mercati finanziari speculino contro Italia e Spagna”, dice Truger invitando a non ripetere l’errore compiuto nella precedente crisi dell’euro: “Se esitiamo come nella precedente crisi, l’euro esploderà e con esso probabilmente anche l’Ue”. “L’Italia e la Spagna non vogliono rivolgersi al fondo di salvataggio euro Mes perché potrebbero essere marchiate dai mercati finanziari.

 

Ma se tutti i paesi chiedessero aiuto al Mes, nessuno si ritroverebbe stigmatizzato”, sostiene Truger, che usa parole nette verso le resistenze di Berlino e L’Aja: “Vogliono aprire le porte alla fine dell’euro? Che vantaggio possiamo avere, se la Germania tiene sotto controllo il virus e l’economia mentre altri paesi europei soccombono? La crisi non è il momento della pignoleria”, conclude l’economista, utilizzando l’espressione “Erbsenzählerei”, che tradotta letteralmente sta per “il conteggio dei piselli”.

 

Die Welt: l’Iw sconsiglia il Mes, meglio introdurre i coronabond

 

Anche sulla stampa conservatrice il panorama informativo offre più punti di vista. E Die Welt, l’ammiraglia del gruppo Springer, dopo aver pubblicato nell’edizione domenicale una lunga intervista al leader dei verdi Robert Habeck favorevole agli eurobond (“Stati economicamente forti come la Germania devono aiutare chi non se la passa tanto bene, noi siamo una nazione votata al’export, è nel nostro interesse che l’Italia superi la crisi”), dà oggi spazio a uno studio dell’istituto economico Iw di Colonia che contraddice la linea seguita finora da Berlino. “L’utilizzo del fondo salva stati Mes alle condizioni attuali è pericoloso e può addirittura peggiorare la situazione degli stati colpiti”, sostiene l’Iw, “un giudizio esplosivo” e “un consiglio politico che non farà piacere al governo tedesco”, commenta la Welt. “L’utilizzo delle linee di credito del Mes sotto le attuali condizioni è assai problematico”, scrivono gli esperti dell’istituto di Colonia, “perché hanno un corso di breve periodo e devono essere presto ripagate. Ciò mette a repentaglio la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche dei paesi interessati”.

 

L’analisi, firmata da Jürgen Matthes e Markus Demary, consiglia ad Angela Merkel una vera e propria svolta: “I paesi interessati dovrebbero essere aiutati con prestiti e trasferimenti a lungo termine. Ciò offre ai paesi interessati uno spazio di manovra finanziario maggiore maggiore, anche perché l’inflazione divora negli anni il valore del debito nazionale e lo rende più sostenibile nel lungo termine”. Per i due economisti dell’Iw, i coronabond rappresentano lo strumento più adatto per prevenire una nuova crisi dell’euro. Basterà al governo tedesco per ricalibrare la propria posizione?

 

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Pierluigi Mennitti

Brindisino, classe 1966, Pierluigi Mennitti è giornalista professionista dal 1992. Ha lavorato al Roma di Napoli, all'Opinione e dal 1994 al 2008 al gruppo editoriale di Ideazione (di cui è stato direttore responsabile dal 2001 al 2007).

Dal 2007 Mennitti vive a Berlino, da dove ha scritto per II Foglio, La Stampa, il Riformista, il Giornale, il Secolo d'Italia, Europa, Lettera43 e per il periodico tedesco Kultur Austausch. Dal 2015 al 2017 è stato collaboratore fisso nella capitale tedesca dell'agenzia di stampa, Ansa.

Da settembre 2019 è direttore responsabile della rivista quadrimestrale Start Magazine

 

(da Start Magazine)

 

 


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